Post Expo

Tra i meriti della proposta del Governo di aprire un Centro internazionale di ricerca nell’area ex Expo occorre mettere senza dubbio quello di consentire di aprire un dibattito sul tema, appunto, della ricerca scientifica nel nostro Paese. Un dibattito che sembrava impossibile visto che l’attenzione del Governo, ma anche delle forze politiche, per questo tema era – e potrebbe ancora essere – del tutto distratto e improvvisato.

Poiché i tempi per una qualche decisione impegnativa sulle sorti dell’area ex Expo sembrano consentirlo, sarà opportuno incominciare questo dibattito dagli aspetti più generali.

Nello specifico della sistemazione di quell’area post Expo la prima domanda è se la proposta di collocare un centro internazionale di ricerca sia, per quell’area, senza alternative, perché se cosi fosse probabilmente non ci sarebbe argomentazione critica possibile.

Se cosi non fosse allora il secondo interrogativo dovrebbe essere quello di valutare se quelle risorse dedicate alla Ricerca abbiano nella realizzazione di un Centro internazionale, la collocazione migliore per sviluppare queste attività, certamente deficitarie, del nostro paese. In questo caso la risposta è altrettanto semplice e ovvia e cioè: un Centro internazionale di per sé è un evento molto positivo, ma è anche ragionevole pensare che, per definizione, anche altri paesi ne trarrebbero un vantaggio e  che, quindi, se quelle stesse risorse fossero destinate totalmente ai magri bilanci delle strutture nazionali esistenti, i vantaggi sarebbero senza dubbio ben maggiori. E’ vero che i vari governi del paese da tempo ritengono la ricerca pubblica un’area tendenzialmente da eliminare. Solo questo può essere il significato di una politica che, come ci ricorda Pietro Greco, dal 2008 al 2014 ha ridotto le corrispondenti risorse del 37 % e che, non contento, anche l’attuale Governo ha proposto nella Legge di Stabilità 2016, una ulteriore riduzione ( compreso un preoccupante e significativo taglio di oltre 10 milioni di euro sui bilanci dell’Istat). Andrà verificato se tali tagli hanno superato anche il dibattito parlamentare o siano stati eliminati in quella sede, ma resta il fatto che quella è stata la proposta del Governo. Quindi non è forse un caso se i primi commenti sembrano dimenticare la natura “internazionale” della proposta del Governo, per cercare di cogliere le eventuali opportunità per le strutture esclusivamente nazionali. In questo caso sarebbe disposto il Governo a modificare una sua scelta strategica quale quella dei tagli alla ricerca pubblica o non vorrebbe compensare questa nuova spesa con altri tagli o peggio?.

Se la risposta fosse positiva allora si porrebbe la questione dell’allocazione delle nuove risorse e  dell’eventuale collocazione geografica ottimale del nuovo Centro dedicato ai vari Enti pubblici di ricerca azionali.

Sulla questione dell’allocazione delle nuove risorse finanziarie per evitare un dibattito che avrebbe dimensioni infinite e conclusioni sempre discutibili, forse si potrebbe adottare, in prima battuta, una soluzione proporzionata ai bilanci precedenti rinviando a delle correzioni successive allor quando saranno disponibili altre riforme non comprese nei tempi delle decisioni per il nuovo Centro e sulle quali sarà opportuno ritornare.

Resta la questione della collocazione geografica del nuovo Centro, ammesso, come detto, che per l’area ex Expo esistano alternative.

In questo caso la scelta di una collocazione geografica di questi rilievo dovrebbe essere una questione da inserire in una politica di sviluppo e di una nuova qualità dello sviluppo del Paese. Una politica che necessariamente dovrebbe riprendere la questione “abbandonata” del Mezzogiorno. Questa questione non potrà avere una qualsiasi risposta positiva se non si superano i vari divari e tra questi, essenziale per qualsiasi sviluppo, quello delle strutture di ricerca. La possibilità di realizzare un nuovo centro di ricerca sarebbe, quindi, un punto concreto e positivo, certamente da non lasciare isolato ma, appunto un punto importante di tale nuova politica.

Restano una serie di altri importanti questioni connesse alla realizzazione di questa ampliamento delle risorse dedicate alla ricerca pubblica, tra le prime quelle del collegamento tra ricerca e qualità dello sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. Questa è una questione che allarga il tema dalla ricerca alla capacità complessiva del paese di stare al passo con lo sviluppo almeno dei paesi con i quali “conviviamo”. Poiché da tempo questa capacità non esiste, è evidente che occorrerebbe andare oltre a queste note.