Il progetto ESCO, un’iniziativa europea per una nuova terminologia delle professioni

In questi ultimi anni è diventato un luogo comune parlare del disincanto e della vera e propria avversione che la costruzione europea  sta riscontrando presso i cittadini dell’Unione.

Sono molte le ragioni che spiegano questo fenomeno che ha radici concrete e non può essere addebitato a un semplice riaffacciarsi sulla scena della storia di antichi egoismi nazionali. L’Europa ha certamente molti demeriti ma sarebbe fuorviante attribuire una valenza negativa in sé a un progetto che, nella sua impostazione  migliore,   può ancora rappresentare un grande vantaggio per i nostri popoli.

Non bisogna infatti dimenticare o sottovalutare le centinaia di iniziative UE,  anche non direttamente economiche, che impattano sulla vita dei cittadini e possono, almeno potenzialmente, contribuire a migliorarla. A una di queste, chi scrive ha avuto l’opportunità di lavorare, tra il 2013 ed il 2015, come esperto indipendente e, anche considerata l’insufficiente diffusione dell’informazione attuata dalle strutture europee (un grave problema) ritiene opportuno presentarla sinteticamente  in questa sede.

 

Il progetto ESCO , European  Skills/Competences, Qualifications and Occupations

Nella difficile congiuntura economica che ormai da anni attraversiamo, un fenomeno significativo è quello dell’insufficiente o fuorviante rappresentazione dei contenuti lavorativi attraverso terminologie adeguate. Tale problema, che vale per le professioni “nuove” come per quelle “tradizionali” rispecchia la difficoltà di acquisire e sistematizzare nuovi contenuti lavorativi e incide molto negativamente sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Per incidere su questa situazione l’Unione Europea, attraverso la Direzione Generale del Lavoro e quella della Cultura, dal 2010, ha lanciato il progetto ESCO, European  Skills/Competences, Qualifications and Occupations, il cui obiettivo principale è stato creare una  classificazione che identificasse, nell’attuale scenario, abilità, competenze, qualificazioni e occupazioni.

Chi scrive, selezionato come esperto indipendente, ha partecipato alle attività  lavorando in uno dei gruppi di settore individuati, denominato Arts, Recreation and Entertainment. Nell’aprile scorso si è tenuta a Bruxelles la riunione finale del gruppo, nel giugno sono stati presentati al Board del progetto i risultati di tutti i gruppi di lavoro. Quella che segue è  una sintesi delle motivazioni del progetto e degli obiettivi raggiunti.

 

L’approccio

Nelle premesse del progetto ESCO sono state individuate tendenze comuni a tutte le figure professionali: le sfumature diverse assunte dallo stesso tipo di lavoro in differenti contesti; la difficoltà che le terminologie professionali esistenti hanno nel cogliere le specificità di “nuovi” lavori o l’evoluzione di professioni già consolidate; l’enfasi posta sulle conoscenze, sulle competenze e sulle abilità delle persone cui spesso non corrisponde un’ adeguata risposta del mondo del lavoro e delle organizzazioni.

ESCO ha provato a riempire i vuoti, creando uno schema di classificazione multilingue attraverso il quale le parti interessate potessero identificare abilità, competenze, qualificazioni e occupazioni.

Tenendo presente i più importanti riferimenti nazionali e internazionali di classificazione (CEDEFOP, NACE-ATECO,  UNESCO-ISCED, ISCO, EQF) già attivi, ESCO ha individuato tre snodi cruciali:

  • le occupazioni
  • gli skill (abilità) e le competenze
  • le qualifiche

su cui costruire tale schema, avvalendosi delle esperienze provenienti da settori e da contesti nazionali diversificati.

 

 

La struttura di ESCO

Governato da un Board che ha gestito le fasi inziali del progetto e che ha presieduto un kick off meeting nella primavera del 2013, il cuore dell’organizzazione del progetto ESCO è stato quello dei gruppi specialistici costituitisi a valle della riunione generale. In questi anni sono stati  attivi i seguenti gruppi:

  • Agriculture, Forestry, Fishery
  • Arts, entertainment and recreation
  • Hospitality and Tourism
  • Manufacturing of food, beverages and tobacco
  • Manufacturing of Textile, Apparel, Leather, Footwear and related products
  • Mining and heavy industry
  • Wholesale and retail trade, renting and leasing
  • Human health and social services activities
  • Veterinary activities
  • ICT service activities
  • Transportation and storage

Ciascuno di tali gruppi   ha sviluppato una tassonomia delle singole professioni che ricadevano nel proprio ambito, curando che fossero sempre chiari gli elementi distintivi tra conoscenze, competenze e abilità applicative.

Contemporaneamente un Cross-sectoral Reference Group ha lavorato allo sviluppo di un thesaurus di skills e di competenze trasversali che ricorrono in diversi profili professionali, indipendentemente dall’ambito “merceologico” in cui questi sono presenti.

Tutto il lavoro dei gruppi di esperti è stato poi sostenuto da un team di specialisti in tassonomie che hanno contribuito alla formulazione della struttura logica complessiva degli schemi creati, aiutando a sciogliere non pochi dubbi e da un’infrastruttura tecnologica su cui sono stati caricati gli schemi.

Va notato che, di fronte a una prima pianificazione di massima che prevedeva il completamento delle attività entro il 2016, con un forte appoggio dell’UE e un altrettanto forte impegno degli esperti,  si è riuscito a contenere drasticamente i tempi e “chiudere” la beta release di ESCO nel giugno di quest’anno.

Si sta ora già provvedendo a un tuning di tale beta release e si stanno definendo politiche di disseminazione dell’informazione per diffondere i risultati del progetto.

 

Alcune considerazioni

L’esperienza del progetto ESCO è stata caratterizzata da una serie di valenze positive ed ha posto le premesse per futuri sviluppi che indichiamo qui di seguito:

  • in primo luogo ESCO, partendo dalle molte incongruenze tra realtà lavorative e loro rappresentazione terminologica, ha visto un primo, grande sforzo europeo nella direzione di risolvere quanto più possibile le ambiguità, utilizzando le cornici esistenti ma migliorandole ed aggiornandole;
  • dal punto di vista del metodo le Direzioni Generali Cultura e Lavoro dell’UE hanno scelto di costituire il team di progetto con un ampio numero di esperti che potessero rappresentare le moltissime aree prese in considerazione. Si è voluto che questi esperti fossero, prevalentemente, l’espressione del mondo delle professioni e portassero al progetto impostazioni, esperienze ed anche difficoltà derivanti dai problemi terminologici creatisi nei rispettivi ambiti di lavoro. La scelta ha funzionato visto i risultati e anche la capacità di chiudere una prima parte del lavoro con ampio anticipo su quanto stimato;
  • dal punto di vista degli impatti sociali, anche se molto va ancora fatto, ci si attende che una politica di razionalizzazione delle terminologie professionali possa costituire una base culturale comune per il mondo del lavoro europeo, la mobilità del capitale umano e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il team di esperti che ha partecipato al progetto, progressivamente allargatosi, potrà senz’altro contribuire significativamente in questa direzione  sin dall’attuale tuning della struttura logica di ESCO;
  • infine una considerazione sui vantaggi che possono derivare dagli interventi “sovrastrutturali” di questo tipo nelle c.d. less favourite regions dell’Unione tra cui rientrano, a pieno titolo, la Campania ed il Mezzogiorno d’Italia. Abbiamo certamente bisogno di migliorare la capacità di utilizzo dei fondi che l’Unione rende disponibili per la realizzazione di opere infrastrutturali (e, come è noto, siamo drammaticamente indietro da questo punto di vista). Al tempo stesso occorre puntare su tutte le iniziative che consentano di trarre i maggiori benefici sociali, in termini di crescita dell’occupazione, di miglioramento dei servizi, di qualità della vita, dallo sviluppo della società della conoscenza. Costruire mappe concettuali che rappresentino le diverse realtà professionali ed il loro cambiamento è un elemento di sostegno indispensabile allo sviluppo di nuove realtà lavorative. Rendere disponibile, in termini operativi, queste stesse mappe in realtà regionali come quella in cui viviamo e operiamo  rappresenta un’occasione da non   farsi sfuggire. Il tessuto sano della nostra Regione, i suoi centri di ricerca, le sue agenzie formative, le sue istituzioni non potrà che beneficiarne.