La lettera di Giorgio Parisi

Lettera di Giorgio Parisi pubblicata su Nature n.530 il 04 Febbraio 2016, e sottoscritta da altri 69 scienziati italiani è diventata una petizione

 

Governi: equilibrate i fondi destinati alla ricerca in Europa
Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a mantenere i finanziamenti per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei – e non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi – di concorrere per i fondi di ricerca Horizon 2020. In Europa i fondi pubblici per la ricerca sono erogati sia dalla Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso in aree di ricerca applicata, mentre i governi nazionali finanziano invece – oltre che i propri progetti strategici – programmi scientifici su scala più piccola, e “dal basso”.

Alcuni Stati membri, però, non stanno mantenendo fede al patto. L’Italia, per esempio, trascura gravemente la ricerca di base. Ad esempio, oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, avendo lui stesso bisogno di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al minimo. L’iniziativa ministeriale PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) sono rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative destinate a giovani ricercatori.

I fondi stanziati quest’anno per i PRIN – 92 milioni di Euro (100 milioni di dollari americani) per coprire tutte la aree di ricerca – sono troppo pochi e arrivano troppo tardi. Specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013 l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni l’anno per la scienza italiana.

Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.

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Giorgio Parisi Nature 530, 04 February 2016 – doi:10.1038/530033d

Governments: Balance research funds across Europe

We call for the European Union to push governments into keeping their research funding above subsistence level. This will ensure that scientists from across Europe can compete for Horizon 2020 research funding, not just those from the United Kingdom, Germany and Scandinavia. Europe’s research money is divided between the European Commission and national governments. The commission funds large, transnational collaborative networks in mostly applied areas of research, and the governments support small-scale, bottom-up science and their own strategic research programmes. Some member states are not keeping their part of the bargain. Italy, for example, seriously neglects its research base. The Italian National Research Council has not overseen basic research for decades, being itself starved of resources. University funding has dwindled to a bare minimum. The ministerial initiative known as PRIN (Research Projects of National Interest) has been defunct since 2012, apart from a few limited programmes for young researchers. This year’s PRIN allocation of a 92-million (US$100-million) funding call to cover all research areas is too little, too late. Compare this with the annual French National Research Agency’s allocation of up to 1 billion, or with Italy’s 900-million annual contribution to the EU Seventh Framework Programme that ran in 2007–13. That resulted in a net annual loss of 300 million for Italian science. To prevent distorted development in research among EU countries, national policies must be coherent and guarantee a balanced use of resources.