China-Italy Innovation Forum

In cinque giornate: 10 conferenze di scenario; oltre 30 conferenze tematiche; più di 800 incontri “back-to-back” pre-organizzati; 1.600 partecipanti cinesi rappresentanti di 1.000 diverse organizzazioni e oltre 200 partecipanti italiani afferenti a 174 diverse organizzazioni; circa 200 i progetti di cooperazione proposti dall’Italia in 13 settori chiave della scienza, della tecnologia e dell’industria avanzata.Non c’è dubbio, quelli della China-Italy Science, Technology & Innovation Week, che si è tenuta tra il 16 e il 20 novembre 2015 in cinque diverse città (Pechino, Tianjin, Shanghai, Chongqing e Zhengzhou nella provincia dello Henan), sono i numeri di un successo. Forse il più grande successo nella storia delle relazioni scientifiche, tecnologiche e industriali tra Cina e Italia.
E non è un successo da poco. Perché per l’Italia, quelle con la Cina nel campo della scienza e dell’economia della conoscenza, sono relazioni che hanno un valore strategico.

 

La Cina, superpotenza scientifica
Il grande paese asiatico, infatti, non è solo il più popolato al mondo e non ha solo un’economia che è destinata a diventare la prima del pianeta. La Cina è anche il primo partner commerciale dell’Unione Europea (il 14% delle merci extracomunitarie che giungono nel Vecchio Continente, sono prodotte nel paese del Dragone) ed è, soprattutto, il primo esportatore al mondo di beni ad alta tecnologia.
Le intenzioni di Pechino sono chiare e sono state ribadite più volte negli ultimi: la Cina vuole trasformare la sua industria e passare rapidamente dalla produzione di beni a basso valore aggiunto alla produzione di beni ad alto valore aggiunto, fino ad affrancarsi dalla dipendenza dalle tecnologie straniere e a diventare la prima potenza al mondo nell’economia della conoscenza. In altri termini, vuole non solo esportare più beni e servizi hi-tech di ogni altro paese, ma vuole essere il primo produrre per quantità (oggi sono gli Stati Uniti), intensità e qualità. La politica di investimenti nella scuola, nella ricerca scientifica e nell’industria hi-tech è da almeno trent’anni coerente con questo obiettivo.

La Cina ormai vanta un numero di ricercatori (1,5 milioni) superiore a quelli degli Stati Uniti (1,4 milioni) e a quelli dell’Unione Europea (1,3 milioni). Per risorse umane impegnate nella ricerca, secondo l’UNESCO, è già il paese leader al mondo. Ciò si riflette anche nel numero di articoli scientifici pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali con peer review. Nel 2014 gli scienziati cinesi hanno pubblicato 438.601 articoli in riviste censite da SCImago, non molto meno dei loro colleghi americani (494.790), ma molto più dei terzi classificati, gli inglesi (141.425). La ricerca scientifica si svolge in 211 università (di cui 100 scelte e 39 chiave) e in 333 Key State National Laboratories.

Anche per risorse finanziarie la Cina è seconda al mondo. Nel 2013 il paese asiatico ha investito 141 miliardi di dollari in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico (R&S), pari al 2,1% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Per intensità di ricerca la Cina ha ormai superato l’Unione Europea, ferma al 2,0%. E non è molto lontana dagli Stati Uniti (2,7%). In termini di investimenti assoluti la Cina è seconda solo agli Stati Uniti. La distanza è ancora grande in termini nominali (141 miliardi di dollari cinesi contro 450 miliardi americani), ma se si considera il reale potere di acquisto della moneta, gli investimenti cinesi nominali vanno triplicati e, salendo a oltre 400 miliardi di dollari, non sono davvero molto distanti da quelli americani e sono nettamente superiori a quelli europei (350 miliardi circa).

Gli investimenti della Cina in R&S sono cresciuti nell’ultimo quarto di secolo a un ritmo quasi doppio (il 20% annuo) rispetto alla pur spettacolare crescita del PIL (10% annuo). Il governo cinese pensa di superare la soglia del 2,2% degli investimenti in R&S rispetto al PIL nel 2016 e di raggiungere, entro il 2020, quota 3,0%. Che è la quota considerata ottimale da molti analisti e indicata come obiettivo anche per l’Unione Europea a Barcellona nel 2002, nell’ambito della cosiddetta “strategia di Lisbona” che avrebbe dovuto fare dell’Europa l’area leader al mondo nell’economia della conoscenza.

La differenza tra Cina ed Europa in questi anni è che il grande paese asiatico ha realizzato una politica coerente con gli obiettivi dichiarati, mentre gli investimenti europei in R&S sono rimasti sostanzialmente immutati.
L’aumento delle risorse umane e finanziare ha consentito di creare un sistema di ricerca e di sviluppo tecnologico imponente. Come rileva il report Scienza & tecnologia. Per una strategia italiana in Cina pubblicato a cura del nostro Ministero degli Esteri, nell’anno 2013 la Cina ha varato 3.543 progetti nell’ambito del National Key technology and Development Program, e 2.118 progetti strategici nell’ambito del National Hi-Tech Research and Development Program(Programma 863). Inoltre, nello stesso anno, il numero di centri tecnici industriali ha raggiunto le 1.002 unità,

C’è un grande sviluppo dell’industria hi-tech interna, ma c’è anche un grande sviluppo degli investimenti stranieri. Tanto che, secondo l’istituto di ricerca fDi Markets, la Cina ha ormai superato gli Stati Uniti nella capacità di attrarre investimenti stranieri nel settore R&S. Tra il gennaio2010 e il dicembre 2014, infatti, i grandi progetti stranieri in R&S impiantati in Cina sono stati 88, un numero appena inferiore ai 91 realizzati negli USA. Ma per quantità di soldi investiti da stranieri nel suo territorio, con 5,5 miliardi di dollari la Cina ottiene quasi il doppio degli Stati Uniti e, così, è prima al mondo.

Ancora una volta non c’è dubbio alcuno: la Cina è ormai una grande potenza sia nel settore della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico sia nel campo dell’industria fondata sulla conoscenza. Non è un paese chiuso, ma è aperto alla collaborazione scientifica (scienza di base e applicata); alla collaborazione per lo sviluppo tecnologico; chiede (e ottiene) investimenti stranieri nei settori dell’industria hi-tech; è disponibile ad investire all’estero, nei settori industriali e nei servizi ad alta intensità di conoscenza. La Cina è un grande paese esportatore, ma è anche il più grande mercato potenziale del mondo. Un mercato che, sia pure lentamente, si sta aprendo ai beni e ai servizi stranieri.

Per tutte queste ragioni la Cina è un partner strategico per l’Italia. Per le nostre università, per i nostri enti pubblici di ricerca, per le nostre industrie hi-tech (grandi, medie e piccole che siano).

 

Costruire la partnership tra Cina e Italia
L’Italia vanta grandi tradizioni nei rapporti con la Cina, che risalgono al tempo dell’Impero romano. L’Italia è il paese di Marco Polo, l’esploratore che, con il suo mirabile resoconto, Il milione, pubblicato nel 1298 ha fatto conoscere la Cina agli Europei che in quel XIII secolo si stavano risvegliando da un lungo letargo culturale ed economico. L’Italia è anche il paese dei quei Gesuiti che, da Matteo Ricci a Michele Ruggieri a Martino Martini, hanno fatto conoscere, tra il XVI e il XVII secolo, l’Europa ai cinesi. E vale la pena ricordare che tra la parte d’Europa che i gesuiti italiani hanno rivelato alla Cina c’è la “nuova scienza” che si stava sviluppando in quei decenni nell’estremità più occidentale dell’Eurasia. Furono i Gesuiti, per esempio, a tradurre il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei a far conoscere ai Cinesi le sideree novità proposte dal grande scienziato toscano.

La tradizione si è un po’ appannata in tempi recenti. Tant’è che il nostro non è stato certo tra i primi paesi europei ad attivare fitte relazioni con la Cina dopo le riforme di Deng Xiaoping che, a partire dal 1978, hanno aperto, non solo metaforicamente, le porte di quella grande e a lungo isolata nazione.

La Città della Scienza è stata tra i primi a crederci. Già nel 2007, per esempio, promuove, su mandato della Regione Campania, il Sino-Italian Exchange Event (SIEE): una serie di incontri tra scienziati e industriali campani con partner cinesi realizzato in collaborazione con la Beijing Association for Science and technology (BAST) e la Municipalità di Pechino. Nel corso degli anni la SIEE ha ottenuto successi crescenti. Nel 2012 il SIEE è stato inserito, come una delle più significative iniziative di scambio tra Italia e Cina, nel Joint Statement sottoscritto tra i governi dei due paesi.

Nel 2010, intanto, era stato sottoscritto dal Ministro Cinese della Scienza e della Tecnologia, Wan Gang, e dall’allora Ministro Italiano per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, un “Piano triennale di azione congiunto” che ha dato vita al programma China-Italy Innovation Forum (CIIF), con l’obiettivo di incrementare la collaborazione istituzionale tra i due paesi, creando un contesto dove sia possibile discutere dei reciproci interessi nazionali, rimuovendo gli ostacoli che si oppongono allo sviluppo delle relazioni. In particolare il CIIF intende promuovere gli scambi culturali ed economici tra Cina e Italia, orientandoli soprattutto nei settori più innovativi dell’economia della conoscenza.

L’accordo del 2010 prevede, in particolare, un momento annuale di incontro e di scambi, il China-Italy Innovation Forum per l’appunto, e tre Centri di Cooperazione Bilaterale: il Centro per il Design e l’Innovazione, coordinato dal Politecnico di Milano; il Centro sull’e-Government, coordinato dal Politecnico di Torino; il Centro per il Trasferimento Tecnologico, coordinato per l’Italia dall’Università di Bergamo.
Il Piano Triennale del 2010 è stato ulteriormente rafforzato allo scadere del suo primo ciclo, nel 2013, per iniziativa dell’allora Ministro Italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), Francesco Profumo. Profumo si è fatto promotore di un Accordo Quadro per la Promozione dei Sistemi Innovativi tra Italia e Cina che ha come obiettivo la creazione di una piattaforma nazionale di cooperazione in Scienza e Tecnologia (S&T) con la Cina. I soggetti firmatari, oltre al MIUR sono: il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), il Ministero degli Affari Esteri (MAE), l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA), l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) e la Città della Scienza. Insomma, con l’Accordo Quadro l’Italia cerca di rendere organiche e sistematiche la relazioni scientifiche, tecnologiche ed industriali con la Cina.

 

La China-Italy Science, Technology & Innovation Week
È nell’ambito dell’Accordo Quadro che è nata ed è stata realizzata l’idea di una China-Italy Science, Technology & Innovation Week, che costituisce la piattaforma nazionale per i sistemi innovativi ricerca-impresa in ambito scientifico e tecnologico verso la Cina. La settimana prevede, con la formula back-to-back, l’organizzazione dei due principali eventi di cooperazione: il China-Italy Innovation Forum (CIIF) e il Sino-Italian Exchange Event (SIEE). La China-Italy Science, Technology & Innovation Week si svolge ad anni alterni in Italia e in Cina. Alla Città della Scienza di Napoli è stata affidata la gestione e l’organizzazione del programma unificato.

L’obiettivo della settimana di incontri è sempre meglio definito: creare una piattaforma permanente per facilitare il trasferimento tecnologico in settori giudicati di prioritario rilievo per l’Italia, ovviamente in accordo con i Cinesi. Il cuore della manifestazione è l’incontro tra operatori italiani e cinesi nel settore della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione. Nel corso della settimana, scienziati, tecnologi e imprenditori dei due paesi si incontrano per creare occasioni di collaborazione scientifica e commerciale, promuovere l’esportazione di nuove tecnologie e di nuovi processi industriali in Cina, attrarre investimenti cinesi in Italia.

Promotore, per parte italiana, del China-Italy Innovation Forum (CIIF) è il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con il Ministero dello Sviluppo Economico. Realizzato dalla Città della Scienza di Napoli in partenariato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), coinvolge: la Confindustria; l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA); l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI); l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID); l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI); l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA); il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) e le più importanti università italiane. Da parte cinese, invece, il CIIF è promosso dal Ministero della Scienza e della Tecnologia (MOST) della Repubblica Popolare Cinese ed è organizzata dalla Beijing Municipal Science & Technology Commission (BMSTC) in partenariato con l’International Technology Transfer Network e molte altre organizzazioni.

I temi del Forum riguardano le frontiere della Scienza e della Tecnologia, ovvero alcuni settori chiave, identificati in coerenza con le linee guida del nuovo Programma Nazionale Italiano per la Ricerca e quelle del Piano Quinquennale Cinese, che guardano alla ricerca e all’innovazione come a fattori strategici per lo sviluppo economico.
I temi e i settori strategici sono stati specificati nel Joint Statement firmatolo scorso mese di novembre dai Ministri Stefania Giannini e Wan Gang nel corso dell’ultima China-Italy Science, Technology & Innovation Week, e sono: l’urbanizzazione sostenibile, la radioastronomia, la ricerca marina e marittima, le nuove energie, le tecnologie per la produzione a basso consumo di carbonio e i cambiamenti climatici, oltre a quelli già iscritti nella politica di cooperazione tra i due Paesi, come la fisica delle particelle e delle alte energie, le biotecnologie e la medicina, i nuovi materiali, l’ambiente, lo spazio e l’astronomia

A questi si aggiungono i settori individuati nell’ambito della cooperazione tra Unione Europea e Cina prevista nel programma Horizon 2020 per il biennio 2016-2017: alimentazione, agricoltura e biotecnologie; urbanizzazione sostenibile; trasporto sostenibile e sicurezza; energia, in particolare le nuove tecnologie legate al riutilizzo dell’Anidride Carbonica (Carbon Capture and Storage in Industry); le ICT, in particolare la ricerca su 5G e Future Internet.

 

Breve storia di un successo
La storia del China-Italy Innovation Forum che, lo ricordiamo, è parte della China-Science Technology & Innovation Week, è una storia di successo.

L’edizione 2013 si è svolta in tre città cinesi: Pechino, Nanchino e Shanghai. Vi hanno partecipato 100 innovatori italiani e oltre 800 cinesi, che hanno tenuto più di 600 incontri back-to-back, 8 workshop e 11 tavoli di lavoro. Sono stati firmati 14 importanti accordi di cooperazione e si è tenuto l’incontro istituzionale del Comitato Direttivo Italo-Cinese sull’Innovazione, al quale hanno partecipato il Ministro cinese per la Scienza e la Tecnologia Wan Gang e l’allora Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza.
Oltre a un focus sulla Cooperazione tra università, nel corso della manifestazione si sono affrontati varie tematiche innovative come le Smart Cities, la Green Mobility, Gli Urban networks, lo Smart Home/Building, la Chimica Verde e l’Ambiente, l’Agrifood, le Biotecnologie e le Tecnologie Medicali, il Design e le Creative Industries. Inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha lanciato una call ad-hoc per selezionare start-up innovative e spin-off accademici.

L’edizione 2014 del China-Italy Innovation Forum si è svolta in Italia ed è stata inaugurata a Città della Scienza dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.
All’evento, tenuto tra Napoli e Milano, hanno partecipato 600 innovatori italiani e circa 150 cinesi provenienti da 3 municipalità e da 6 province. Tutti sono stati impegnati in oltre 10 seminari, tavoli di lavoro e spotlights; oltre 300 incontri back-to-back programmati e sono stati proposti 250 progetti di cooperazione. Sono stati firmati 20 accordi, per un valore di oltre 8 miliardi di euro.
Anche in questa edizione i settori attorno cui è stata costruita la manifestazione sono stati innovativi: Aerospazio, Biotech, Industria Creativa, Energia e CleanTech, ICT di Nuova Generazione, Fabbrica Intelligente, Smart Cities and Communities.Il programma è culminato nell’incontro tra il Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, e il Premier cinese Li Keqiang.

Nel 2015, nuova edizione, la sesta, del Forum in Cina, nell’ambito della China Italy Science Technology and Innovation Week, tenuta in cinque diverse città (Pechino, Tianjin, Shanghai, Chongqing e Zhengzhou) e con risultati in crescita. I numeri sono stati quelli che abbiamo dato all’inizio: 10 conferenze di scenario; oltre 30 conferenze tematiche; più di 800 incontri “back-to-back” pre-organizzati; 1.600 partecipanti cinesi rappresentanti di 1.000 diverse organizzazioni e oltre 200 partecipanti italiani afferenti a 174 diverse organizzazioni; circa 200 i progetti di cooperazione proposti dall’Italia in 13 settori chiave della scienza, della tecnologia e dell’industria avanzata.

La manifestazione è stata aperta dal Ministro italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e dal Ministro cinese della Scienza e della Tecnologia Wan Gang. Inoltre, la giornata è stata caratterizzata dalla prolusione del Premio Nobel per la Fisica e Senatore della Repubblica Italiana Carlo Rubbia. Tredici i settori innovativi identificati in coerenza con le linee guida del nuovo Programma Nazionale Italiano per la Ricerca e quelle del XII Piano Quinquennale Cinese: Aerospazio, Agroalimentare, Chimica Verde, Scienze della Vita e Salute, Clean-Tech, Energia, Mobilità Sostenibile, Economia del Mare, ICT di Nuova Generazione, Fabbrica Intelligente, Design e Industrie Creative, Smart Cities&Communities e Tecnologie per il Patrimonio Culturale.
Nel corso della seconda giornata è andata in scena a pechino la prima edizione del “Premio alle Eccellenze Italiane per la cooperazione scientifica e tecnologica con la Cina”, con 7 premiati.

La manifestazione del 2015 è stata preceduta dall’edizione speciale del China-Italy Innovation Forum che si è tenuta l’8 giugno in occasione dell’Expo Milano. Al centro dell’attenzione, ovviamente, la filiera alimentare. L’evento è stato ospitato all’interno di Waterstone, il padiglione di Banca IntesaSanpaolo ispirato ai temi dello sviluppo sostenibile e responsabile. Un’occasione per presentare, con proiezioni di video e il racconto di alcuni testimonial, vari showcase di eccellenze italiane, rappresentative dell’intera filiera agro-alimentare. Il tutto, in uno scenario costellato da elementi grafici e informativi che hanno valorizzato le migliori esperienze italiane di cooperazione con la Cina in ambito scientifico, produttivo e tecnologico. La manifestazione è stata inaugurata dal Ministro Stefania Giannini e dal Vice Premier Cinese, Wang Yang. Hanno partecipato anche il Direttore Generale di IntesaSanpaolo, Gaetano Miccichè, il Presidente di Expo e Vice Presidente di Confindustria Diana Bracco, alte cariche istituzionali italiane e cinesi, rappresentanti del mondo dell’università, della ricerca e dell’industria e personalità della cooperazione internazionale.
Il Forum, coordinato da Città della Scienza, ha registrato complessivamente la presenza di circa 500 partecipanti tra italiani e cinesi, vi sono stati sottoscritti 7 accordi di cooperazione e ha avuto un notevole riscontro mediatico.

 

Il ruolo di Città della Scienza
I numeri di questa nostra breve storia dimostrano che i rapporti strategici tra Italia e Cina sono in fase di rapida crescita. Siamo partiti in ritardo, come paese, e dunque molta è la strada da fare per recuperare il gap rispetto ad altri paesi europei. Le premesse per recuperare il tempo perduto ci sono tutte. Ora abbiamo una politica organica e complessiva con la Cina fondata sulla ricerca e sull’innovazione. Occorre, dunque, continuare lungo questa strada.
Una strada che è la medesima indicata da Città della Scienza fin dalla sua nascita: puntare sulla società e sull’economia della conoscenza. Fare rete tra centri di ricerca, università e industrie innovative.

È anche per questo che Città della Scienza si è trovata tra le prime organizzazioni italiane a operare in Cina e ha maturato un’esperienza preziosa, che le è stata riconosciuta e le è valso il compito di coordinare la China-Italy Science, Technology & Innovation Week e, più in generale, di lavorare, più in generale, ai rapporti tra Italia e Cina nei settori strategici della scienza, della tecnologia e dell’innovazione.