Efsa, il “guardiano” d’Europa

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare – EFSA, che sta per European Food Safety Authority – è stata istituita ufficialmente nel gennaio 2002, a seguito di una serie di crisi alimentari verificatisi alla fine degli anni Novanta. I consumatori non sapevano di chi fidarsi e cosa comprare. L’Europa reagisce a questa situazione e crea un’agenzia indipendente responsabile per la valutazione dei rischi alimentari a livello europeo, separando così gli aspetti decisionali connessi alla gestione di quei rischi.

 

Valutazione e gestione del rischio

Garantire che il cibo che arriva dai campi alla nostra tavola sia sicuro è un compito complesso e difficile, che richiede l’applicazione di rigorose misure di sicurezza in tutte le fasi della filiera. Ora il sistema europeo di sicurezza alimentare, i cui standard sono molto severi, funziona. Ma se vogliamo che questo sistema continui a operare con successo è necessario che si mantenga la netta separazione tra valutazione e gestione del rischio, ovvero che gli esperti, che formulano pareri fondati su dati scientifici, siano distinti da coloro che hanno il compito di stabilire la normativa basata su quei pareri.

La “valutazione del rischio” è l’attività principale dell’EFSA e consiste nel fornire consulenza scientifica indipendente sulle potenziali minacce presenti nella catena alimentare. I pareri dell’EFSA sono la solida base su cui poi i cosiddetti “gestori del rischio” (Commissione, Parlamento europeo e Stati membri) sviluppano politiche, emanano leggi sugli alimenti, autorizzano prodotti e ne controllano la qualità.

Per comprendere meglio prendiamo per esempio il lavoro svolto dall’EFSA per la salute delle api. Nel 2013 l’EFSA ha emesso alcuni pareri scientifici su cui si è fondata la decisione della Commissione di sospendere l’utilizzo dei pesticidi neonicotinoidi nell’Unione.

Efsa - cosa fa

 

Come lavora l’Efsa

È pregiudizio comune credere che l’EFSA conduca esperimenti e ne utilizzi i risultati come base per i propri pareri scientifici. L’EFSA non ha laboratori né effettua ricerche ma valuta tutti gli studi scientifici che seguono linee guida riconosciute a livello internazionale e/o la buona prassi di laboratorio (GLP), universalmente considerati di alta affidabilità.

Le valutazioni del rischio dell’EFSA sono effettuate da esperti esterni indipendenti – che lavorano in università, istituti di ricerca o presso le autorità di sicurezza alimentare nazionali dei vari Stati membri – divisi in 10 Gruppi scientifici e un Comitato Scientifico.

Ogni Gruppo è rinnovato ogni tre anni e lavora su un’area specifica della catena alimentare e dei mangimi. I Gruppi e il Comitato Scientifico sono supportati dalle Unità scientifiche dell’EFSA, a loro volta suddivise in tre dipartimenti (Valutazione del Rischio e Assistenza Scientifica, Valutazione Scientifica dei Prodotti Regolamentati, Strategia Scientifica e Coordinamento).

La consulenza fornita dagli esperti dell’EFSA produce “pareri” scientifici. I pareri dell’EFSA sono il risultato di decisioni collettive in cui ogni membro ha pari voce. Nessun esperto può influenzare indebitamente le decisioni del gruppo di esperti scientifici e le opinioni di minoranza vengono registrate.

 

Il processo di valutazione in concreto

In termini molto semplici, l’EFSA riceve una richiesta di consulenza da parte della Commissione o del Parlamento o di uno Stato membro (la Commissione invia circa il 95% di tutte le richieste). Una volta che la valutazione del rischio è stata effettuata dal gruppo di esperti in questione, l’EFSA pubblica il parere sul suo sito e lo invia a chi lo ha richiesto.

Talvolta l’EFSA può anche avviare la propria attività tramite una procedura di “auto-assegnazione”. Per esempio, recentemente ha valutato possibili rischi per la salute pubblica derivanti dal consumo di latte crudo (parere pubblicato nel gennaio 2015).

 

Sotto la lente: gli organismi geneticamente modificati

La questione degli organismi geneticamente modificati agita spesso l’opinione pubblica e genera vivaci commenti e grandi controversie. Un OGM è un organismo il cui materiale genetico è stato alterato o modificato in un modo che non avviene in natura. Gli scienziati stanno sviluppando più tipi di OGM con obiettivi diversi, per esempio hanno creato piante resistenti alla siccità o resistenti agli insetti. Il nostro lavoro in questo campo è valutare la sicurezza di questi organismi tenendo in considerazione diversi aspetti: qualità nutrizionali, allergenicità, tossicità per l’uomo e per gli animali e capacità di essere dannosi per l’ambiente.

L’EFSA non è né a favore né contraria agli OGM in quanto è responsabile della sola valutazione scientifica. Per fare questo valutiamo tutti i dati disponibili provenienti da studi realizzati da coloro che richiedono l‘autorizzazione di un OGM in Europa, come stabilito dalla legislazione europea. Per chiarire i requisiti necessari e i protocolli che devono essere seguiti in questi studi, abbiamo preparato delle linee guida esplicative per la presentazione delle richieste di valutazione scientifica. Quando i dati presentati non sono disponibili o non sono sufficienti il gruppo di esperti che si occupa di OGM invita il richiedente la valutazione a presentare i dati mancanti prima di procedere. Di norma ciò accade in tre casi su quattro. Una volta che l’iter si è concluso e il parere dell’EFSA emesso, spetta poi alla Commissione e agli Stati membri decidere se tenerlo o no in considerazione nell’autorizzare o meno un OGM.

 

Rischi emergenti

Non possiamo dire che oggi vi siano rischi maggiori rispetto al passato quello che invece si può dire è che è cambiato il modo di guardare a questi rischi. Una volta infatti si consideravano soprattutto i rischi microbiologici – per esempio la Salmonella, la campilobatteriosi o altre malattie di origine alimentare – o dovuti a particolari sostanze chimiche – pensiamo ai residui di diossina negli alimenti – secondo schemi abbastanza classici. Oggi il panorama è diventato decisamente più complesso e vario a causa di diversi fattori quali l’evoluzione delle tecniche produttive e di allevamento, la globalizzazione degli scambi, il cambiamento climatico, i cambiamenti nei consumi dovuti all’emergere di patologie legate alla nutrizione. Tutto ciò ha ovviamente un impatto significativo sugli approcci della valutazione e della gestione di questi rischi. Attualmente possiamo pensare alle sostanze attive a livello endocrino come il bisfenolo A (BPA); mix di sostanze chimiche dovute al combinarsi di contaminanti da varie fonti – pesticidi, inquinamento, residui di medicinali, additivi – che non costituiscono un pericolo in sé, ma raggruppati richiedono un approccio analitico molto più complesso; patologie delle piante (pensiamo alla diffusione della lumaca Ampullaria nel delta dell’Ebro in Spagna o Xylella fastidosa che ha infestato le piante di ulivo del Salento) e malattie animali (peste suina africana, virus di Schmallenberg) che si diffondono secondo schemi completamente nuovi; biotecnologie, nanotecnologie, clonazione che sono tecniche che richiedono valutazioni molto più ampie che includono un’analisi del benessere animale e dell’impatto ambientale.

 

Sfide future

Condividere le conoscenze scientifiche e sfruttare l’intera gamma delle competenze scientifiche è l’unico modo per rispondere alle domande future poste dalla globalizzazione. I rischi alimentari del resto non conoscono confini. Quando importiamo cibo, importiamo anche gli standard di sicurezza alimentare del suo Paese di origine. Ed è per questo che la cooperazione scientifica internazionale è uno dei valori chiave dell’EFSA, fondamentale per assicurare la sostenibilità della stessa Autorità.

Come dice Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA, “siamo solo uno dei giocatori, ma se lavoriamo con gli altri membri della squadra dell’UE, possiamo fare la differenza”.

 

Il lavoro dell’efsa, qualche esempio

– L’EFSA ha valutato più di 3.000 indicazioni nutrizionali sulla salute, mettendo a disposizione la base scientifica per proteggere i consumatori europei da etichettature e pubblicità di prodotti alimentari potenzialmente ingannevoli.

Efsa in pillole

– L’EFSA ha sottoposto a nuova valutazione la maggior parte dei coloranti alimentari attualmente approvati sul mercato dell’UE nel corso del processo di valutazione, tuttora in corso, di tutti gli additivi alimentari. Per esempio, il lavoro dell’EFSA ha portato alla riduzione della dose giornaliera accettabile di tre coloranti alimentari (E104, E110, E124) e al ritiro dal mercato del colorante Rosso 2G (E128).

– Ogni anno l’EFSA pubblica rapporti sullo stato della diffusione delle malattie zoonotiche, sulla resistenza agli antimicrobici negli animali e negli alimenti, nonché l’esposizione dei consumatori ai residui di pesticidi. Per esempio, la consulenza dell’EFSA nel campo delle zoonosi ha contribuito alla riduzione efficace dei casi di salmonella umana nell’UE (ridotti di quasi il 50% dal 2004 al 2009).

– L’EFSA ha elaborato un’ampia serie di linee guida dedicate a coloro che presentano richieste di autorizzazione per prodotti regolamentati (per es. additivi per mangimi), nonché linee guida generali per la valutazione del rischio in vari campi quali le nuove tecnologie (per es. nanotecnologie).

– L’EFSA lavora a stretto contatto con agenzie affini nell’UE (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Agenzia europea per i medicinali e Agenzia europea per le sostanze chimiche), contattando anche gli organismi che si occupano di valutazione del rischio al di fuori dell’UE, per facilitare la cooperazione in materia di valutazione del rischio in tutto il mondo.

 

*Tratto dalla rivista Scienza & Società n.23/24 – “Il cibo e/è l’uomo