La conservazione dell’ ambiente attraverso il coinvolgimento empatico

L’empatia potrebbe essere la chiave di volta per una società più attenta al rispetto dell’ambiente. Come dimostrato da diversi studi, indurre la creazione di un coinvolgimento empatico può costituire una strategia efficace per stimolare mentalità e atteggiamenti disposti alla conservazione ambientale.


Nella sua definizione più ampia, “empatia” indica la capacità di riconoscere emozioni sperimentate da un’altra persona, o più semplicemente la propensione a mettersi nei panni degli altri. Questa immedesimazione è possibile non solo con soggetti appartenenti alla propria specie, ma anche con membri di specie diverse, o addirittura con la biosfera nel suo complesso.

Grazie alle scoperte in ambito neuroscientifico sui meccanismi alla base dell’empatia nell’uomo, si è cominciato a definire più chiaramente il ruolo delle emozioni nelle scelte individuali. Gli obiettivi personali e il percorso per raggiungerli, le volontà, i moventi, nonché le stesse azioni, non sono sempre motivati da scelte consapevoli e razionali. In questo senso, le motivazioni che portano gli individui a ridurre il consumo di risorse o a riciclare derivano in molti casi non tanto da un’elaborazione razionale, ma dal fatto che si sta empatizzando con qualcosa o qualcuno – in questo caso la biosfera o parti di questa.

Negli ultimi anni sempre più ricerche hanno confermato il ruolo di rilievo che la connessione empatica con l’ambiente assume nel processo decisionale dell’individuo in materia di sostenibilità. Esiste dunque un nesso positivo tra empatia e comportamenti nel rispetto e nella protezione ambientale che può essere utile indagare.

Secondo uno studio pubblicato di recente su Ecological Economics, la correlazione tra coinvolgimento empatico e pratiche sostenibili si potrebbe sfruttareper meglio coinvolgere i cittadini in campagne sulle buone pratiche per la conservazione ambientale, nonché per ottimizzare gli strumenti politico-economici che pianificano tali campagne.

Dal momento che in certi casi mettere in pratica soluzioni ecocompatibili risulta più oneroso dal punto di vista economico, il cittadino (o più specificamente l’attore socio-economico) si trova a ponderare su un dilemma in cui si oppongono, più o meno fortemente, interesse personale e interesse collettivo: sostenere un costo maggiore a proprio carico ma produrre, con la propria scelta, un danno minore sull’ambiente, o risparmiare inquinando di più?

In questo contesto le politiche ambientali sono intese a convincere il cittadino verso la soluzione più ecosostenibile. Tipicamente la soluzione più diffusamente adottata è quella che fornisce, come stimolo alla scelta, incentivi di tipo economico: si corrisponde, cioè, una quota di denaro affinché vengano adottate le pratiche più rispettose dell’ambiente.

Questo però comporta un dispendio notevole per il settore pubblico, sia per il costo diretto del pagamento, sia per la gestione e il monitoraggio del sistema di incentivi. In aggiunta, si incorre in un altro problema: fornendo unicamente incentivi pecuniari,il rischio è di spostare la prospettiva della decisione del singolo da un contesto etico-ambientale (“la cosa giusta da fare”) al dominio monetario (“la soluzione per me più remunerativa”).

Si è pensato quindi di studiare come incentivi di diverso tipo,che stimolino il coinvolgimento emotivo dell’individuo, possano influenzare le scelte personali in materia di ambiente.

Ad esempio, un’opzione consiste nell’indirizzare dei messaggi – dal fraseggio e dal lessico adeguatamente congegnati – diretti a chi deve decidere se aderire a una campagna di conservazione, i cui contenuti siano volti ad accendere la sensibilità verso una causa o a valutare le conseguenze delle proprie azioni nei confronti dell’ambiente o di altre persone, facendo perno sull’emozione.

Nell’ambito di un simile ipotetico conflitto, l’empatia conduce a una scelta che bilancia interesse personale e interesse collettivo: attraverso il coinvolgimento emotivo l’interesse collettivo mitiga quello individuale.

Le campagne di sensibilizzazione o le misure normative vere e proprie, per essere pienamente efficaci ed efficienti, devono quindi essere indirizzate a entrambi gli interessi congiuntamente: gli incentivi economici mireranno all’interesse personale, altri incentivi che stimolino l’empatia mireranno a quello collettivo.

Molte ricerche che indagano il rapporto tra empatia e conservazione rivolgono una critica ai modelli economici neoclassici, fondati sull’assunto che gli attori economici siano interamente razionali e proiettati a ricercare il proprio utile.

Gli studi di economia comportamentale e psicologica smentiscono la veridicità di questo assunto: sembra infatti che il processo decisionale degli individui dipenda più dalla compassione, dall’equità, dalla giustizia e da un ethos verso la sostenibilità, piuttosto che dalla scienza o dalla legge. Le misure attuali in termini di policy ambientale – basate appunto su modelli neoclassici – risultano pertanto inadeguate.

Formare e informare i cittadini, o in generale i diversi attori socioeconomici, affinché adottino spontaneamente i comportamenti necessari per raggiungere alti livelli di protezione dell’ambiente appare un obiettivo cruciale delle politiche ambientali, alla luce di quanto esposto. Indirizzare in modo razionale le risorse economiche e organizzative destinate a questo obiettivo si rivela dunque essenziale. Lo studio su Ecological Economicscitato poco sopra suggerisce chiaramente l’integrazione sinergica tra strumenti finanziari e incentivi empatici come soluzione più proficua per coinvolgere positivamente i cittadini nei programmi di conservazione.

Ripensare le strategie politico-economiche di modo da illustrare ai singoli il legame tra condotta sostenibile e valore, personale e collettivo, diventa fondamentale per la costruzione di un’economia che sia realistica, funzionalee al contempo a misura d’uomo.Se, come accennato, l’approccio emotivo nei processi decisionali dell’individuo svolge un ruolo tutt’altro che marginale, emerge evidente l’opportunità di una calibrazione dei modelli economici attuali, unitamente alla destituzione di una policy iper-razionalee, di conseguenza,spesso inefficace.

 

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