Il giorno in cui un robot vinse un concorso letterario

Potrebbe sembrare una delle migliori storie di fantascienza, uno dei libri di Isaac Asimov. E invece, qualche volta la realtà supera la fantasia, in questo caso la fantascienza. Un romanzo scritto da un robot, con l’aiuto di una squadra di scienziati, è arrivato tra i finalisti del Nikkei Hoshi Shinichi Literary Award, un concorso letterario giapponese molto noto.

Il racconto si chiama “Konpyuta ga shosetsu wo kaku hi”, ovvero “Il giorno in cui un computer scrisse un racconto”, un titolo non molto originale per un’impresa che ha dello straordinario. In effetti, il robot scrittore (o meglio un software) è riuscito a produrre un romanzo che ha tratto in inganno anche la giuria del premio. Nessuno, infatti, ha mai sospettato che dietro ci fosse una mente artificiale, nonostante il premio Nikkei Hoshi Shinichi preveda che le opere possano essere realizzate anche da “non umani”: categoria nella quale rientrano intelligenze artificiali, alieni e animali.

Non più solo lavori manuali per i robot, ma anche creativi, o quasi. In effetti, il romanzo è frutto di una collaborazione uomo-macchina: il team di ricercatori della Future University Hakodate, guidati da Hitoshi Matsubara, ha confessato di aver partecipato almeno all’80% della stesura ultima del romanzo. Gli scienziati hanno scelto parole e frasi da un romanzo già edito, e hanno abbozzato la trama e i personaggi. Ma poi il computer ha fatto il resto: è riuscito nell’impresa creativa di mettere insieme un ampio numero di frasi, parole e stilemi risultando convincente. Secondo il giurato Satoshi Hase, infatti, «è un romanzo ben strutturato. Ma ha ancora dei problemi da superare per vincere il premio, come ad esempio la descrizione dei personaggi».

“Il giorno in cui un computer scrisse un racconto” è dunque il primo romanzo ad aver superato il giudizio di veri scrittori, battendo altri 11 concorrenti “non umani” sugli oltre 1450 manoscritti presentati a quest’edizione del concorso nipponico.

Il software nipponico ha quindi superato il test di Turing, elaborato nel 1950 da uno dei padri dell’informatica, per determinare se una macchina sia in grado di pensare. E sicuramente lascia da pensare la frase finale del romanzo scritto dal robot “Il computer, dando priorità al perseguimento della propria felicità, smise di lavorare per gli umani”.