Appello a Sua Santità Papa Francesco per una Misericordia Ambientale

L’appello della XXI IUPAC Conference on Urban Solid Waste Management – CNR (roma 6-8 aprile 2016),

consegnato al Papa nel corso dell’Udienza del 9 Aprile 2016 in Vaticano

L’appello in inglese

 

Santo Padre,

 

come scienziati e professionisti coinvolti nella gestione dei rifiuti e partecipanti alla XXI Conferenza IUPAC CHEMRAWN (Comitato per la Ricerca Chimica applicata ai bisogni dell’umanità), tenutasi a Roma dal 6 all’8 aprile, desideriamo ringraziarvi per le dichiarazioni contenute nella Vostra recente Enciclica “Laudato si” che si occupa di lotta contro la povertà nel mondo in via di sviluppo e di lotta agli sprechi e alla mancanza di sostenibilità nei Paesi industrializzati. Sosteniamo inoltre il Suo Appello per i nostri governanti a muoversi verso un’economia circolare. La mancanza di un’economia circolare diventa più visibile quando osserviamo le massicce quantità di rifiuti che produciamo e l’enorme spreco di risorse e di opportunità di lavoro che questo rappresenta. Non c’è alcun dubbio nella nostra mente che la stragrande maggioranza delle persone in tutto il mondo sono a favore della riduzione dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclaggio e il compostaggio. Tuttavia, la spaccatura si genera quando ci poniamo di fronte alla frazione residua. Qui si raggiunge una netta divisione tra due diversi approcci. Entrambi gli approcci riducono notevolmente il flusso di questo materiale alle discariche ma in modi molto diversi. Un approccio cerca di distruggere o bruciare questa frazione (cioè farlo scomparire); l’altro punta a separare e studiare questo materiale di scarto (cioè renderlo visibile) e cercare modi per eliminare la sua produzione con una migliore progettazione industriale. Ci identifichiamo con quest’ultimo approccio. Vorremmo vedere le nostre comunità dire all’industria, “se non siamo in grado di riutilizzare, riciclare o compostare questi prodotti e imballaggi, l’industria non dovrebbe essere autorizzata a produrla” A sostegno di questo approccio vorremmo vedere le menti più creative nella società, nelle nostre università e nell’industria sfidate a “progettare per tenere i rifiuti fuori dal nostro sistema”. In sostanza abbiamo bisogno di aggiungere una quarta R (Re-design) alle familiari “3 R” di “ridurre, riutilizzare e riciclare”. Re-design sottolinea la necessità di combinare sia la responsabilità della comunità (delle 3R) con la responsabilità industriale (Re-design) in questo movimento verso Rifiuti Zero. In questo movimento verso la riprogettazione vediamo un ruolo molto speciale nell’applicazione della chimica verde, che usa materiali naturali (compresi scarti agricoli) come materiali di partenza nella fabbricazione chimica per sostituire l’apporto di combustibili fossili. Noi crediamo che lo sfruttamento delle nostre menti più creative potrebbe ridurre l’uso di sostanze chimiche tossiche e persistenti e il re-design degli imballaggi a perdere e dei prodotti usa e getta. Noi crediamo che tali sforzi produrranno tre dividendi: a) A livello locale, muoverà le nostre comunità più vicina a Rifiuti Zero; b) A livello nazionale, muoverà i nostri paesi più vicino a un’economia circolare e c) A livello globale muoverà il nostro pianeta più vicino alla sostenibilità. Così, Santo Padre le chiediamo di utilizzare la Sua voce ispirata per sfidare i nostri scienziati, ingegneri e progettisti industriali a prestare le loro competenze per contribuire al raggiungimento di rifiuti zero. Inoltre Le chiediamo di parlare contro la costruzione di qualsiasi altro inceneritore in Italia e in tutto il mondo. Glielo chiediamo per garantire che il mondo si muova nella direzione delineata nella Sua enciclica e non venga sviata da questa tecnologia dello spreco. Ciò è particolarmente vero in paesi come l’India, il Brasile, la Colombia, e altri in cui milioni di famiglie povere si guadagnano da vivere con il recupero di risorse scartate, che sarebbero divorati da queste macchine. Queste persone sono ora in grado di raccogliere materiali riciclabili e organici porta a porta mediante cooperative riconosciute dai governi. Questo non solo dà a queste persone rispetto e condizioni di lavoro più sicure, ma significa anche che i loro figli possano ricevere un’istruzione.