Svuotare gli arsenali, costruire la Pace

Il saluto di Francesco Lenci all’apertura dell’incontro “Svuotare gli arsenali, costruire la Pace” tenutosi a Città della Scienza il 22 e 23 aprile 2016

 

Grazie a Pietro Greco e al Centro Studi, grazie a Vittorio Silvestrini e a Città della Scienza tutta, siamo in tanti e di diverse provenienze per cercare di capire, in questi due giorni, se e come possiamo contribuire a “Svuotare gli arsenali, costruire la pace”. Compito oggi particolarmente difficile e impegnativo, molto più di quanto potevamo sperare nel Luglio del 2009, quando Barack Obama e Dmitry Medvedev conclusero il negoziato New START.

Oggi i rapporti tra Stati Uniti e Federazione Russa sono in una fase di stallo, probabilmente duratura, a meno che il Presidente Obama, nei pochi mesi che gli restano, non riesca ad annullare il progetto di installare un sistema di difesa da missili balistici (BMD) in Europa, da sempre considerato dalla Russia come un sistema destabilizzante l’equilibrio strategico tra le due superpotenze. E’ opportuno qui ricordare che BMD nacque durante l’Amministrazione Bush per proteggere l’Europa da un immaginario attacco nucleare da parte dell’Iran e che il progetto è tuttora in essere nonostante sia in fase avanzata di implementazione l’accordo sul nucleare iraniano del 14 Luglio 2015 (http://www.state.gov/e/eb/tfs/spi/iran/jcpoa/).

Attualmente gli Stati Uniti, la Federazione Russa e la Cina progettano costosi piani di ammodernamento dei loro arsenali nucleari. Anche l’Inghilterra ha varato un programma di ammodernamento del proprio arsenale nucleare basato su sottomarini, con il “conforto” del Segretario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, Ashton Carter, che asserisce che le armi nucleari inglesi sono essenziali per la capacità dissuasiva nucleare della NATO, come se non bastassero quelle americane a garantirla più che ampiamente.

India, Pakistan, Israele e Corea del Nord sembra non abbiano la minima intenzione di discutere i loro arsenali nucleari, che costituiscono – per altro – solo il 10% del numero totale di armi nucleari nel mondo, Stati Uniti e Russia essendo in possesso del 90% di tali armi.

In queste condizioni è difficile, anche se doverosamente perseguibile, sperare in un rafforzamento del regime di non proliferazione orizzontale delle armi nucleari garantito dal TNP del 1970.

Personalmente, continuo a pensare che prerequisito per imboccare la strada che porti a svuotare gli arsenali nucleari sia la svalutazione, politica e strategica, delle armi nucleari come strumento per la difesa e il “prestigio” del Paese e la ricerca ostinata di canali di comunicazione e dialogo tra Paesi in conflitto, in atto e/o prevedibile (“dialogue across divides”).

Per raggiungere questi obiettivi, penso possano contribuire:

  1. Immediato riavvio di un dialogo costruttivo tra Stati Uniti e Russia, che – come già accennato – possiedono circa il 90% di tutte le armi nucleari oggi esistenti;
  2. Conseguente immediata costituzione di un Gruppo di Lavoro dei P5 (Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia e Cina) per avviare, finalmente, l’implementazione dell’Art. VI del TNP (concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale);
  3. De-allertare le armi nucleari (tra Stati Uniti e Russia vi sono oggi circa 900 missili in stato di “high alert”, pronti, cioè, ad essere lanciati) e abbandonare l’opzione di “lancio su allarme” e sostituirla con quella di “lancio su attacco”.
  4. Assunzione di responsabilità e impegno attivo della per ora sempre più assente Unione Europea per contribuire alla:

d1) eliminazione di tutte le armi nucleari tattiche installate in Europa (Belgio, Olanda, Germania, Italia e Turchia);

d2) promozione del dialogo e del confronto pacifico tra i Paesi del Medio Oriente, in particolare Israele e Palestina.

Sarà anche necessario dedicare speciale e serena attenzione a cercare di affrontare e trovare soluzioni al problema del terrorismo e di Daesh, delle migrazioni da Paesi devastati dalle guerre, dalla fame e dalla povertà di decine di migliaia di esseri umani e della loro doverosa accoglienza e del loro, per tutti, proficuo inserimento.

Ovviamente queste non sono che alcune delle questioni cruciali che dovremmo affrontare in questi due giorni e per le quali certamente non troveremo risposte o soluzioni. Ci auguriamo che questo sia il primo di una serie d’incontri che Pietro Greco e Città della Scienza vorranno organizzare nel futuro, a partire, come auspicato da Pietro Greco stesso, dal 22 Aprile 2017.

Nota: Le idee e le opinioni riportate in questo articolo sono personali dell’autore e non rappresentano le posizioni delle Istituzioni.