Questa terra è la mia terra

Ogni anno, il 17 giugno si celebra la Giornata Internazionale della Lotta alla Desertificazione, indetta dalle Nazioni Unite. E ogni anno la Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione e agli effetti della Siccità – UNCCD propone ai 196 paesi che l’hanno ratificata un tema specifico intorno al quale si sviluppano eventi di vario genere, come conferenze, campagne informative, dichiarazioni ufficiali e il tema assume una presenza maggiore anche nei mass media.
Quest’anno il tema è “Proteggere la Terra. Recuperare territorio e suolo. Coinvolgere le persone”, in linea con le indicazioni che scaturiscono dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il periodo 2015 – 2030, decisi dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2015 e con una visione che attribuisce al territorio e al suolo un ruolo essenziale per affrontare molte altre sfide di sviluppo come il cambiamento climatico, l’accesso assicurato all’acqua e alle risorse energetiche, promuovendo un modello di sviluppo inclusivo ed ecquo.

Tra le grandi questioni ambientali presenti nel dibattito internazionale, non c’è stata finora una grande attenzione alle questioni connesse al degrado del territorio e del suolo e alla desertificazione intesa come suo grado estremo, nonostante sin dal Summit delle Terra del 1992 fossero state assunte come prioritarie. Solo negli ultimi anni  si sta dando sempre loro sempre più rilievo, riconoscendone la centralità.
È cresciuta infatti la consapevolezza che per proteggere la Terra, intesa come il pianeta e le specie che lo abitano, in primis la specie umana, è indispensabile proteggere la terra, intesa come il territorio, il suolo dove ecosistemi e specie viventi hanno sede. È indispensabile proteggere cioè la pelle del Pianeta, sede e strumento degli scambi fisici, chimici, biologici che permettono e sostengono la vita, una pelle che avvolge una massa sferica composta in gran parte da materia dove tali scambi sono assai scarsi o assenti. Il territorio, e il suolo che ne è uno della componenti principali, consente alle specie viventi di esistere, di ottenere acqua, cibo ed energia, di trovare riparo, di soddisfare anche i bisogni immateriali.

Secondo l’approccio suggerito dal Millenium Ecosystem Assessment (UNEP, 2004), le principali funzioni del territorio e del suolo includono le sue funzioni ecologiche, culturali e di uso come:

  • base della vita e spazio vitale per gli esseri umani, animali, piante e microrganismi.
  • elemento fondamentale della natura e del paesaggio.
  • habitat biologici e riserve genetiche, rappresentano in quantità e in qualità la più vasta biomassa che esiste sulla terra
  • produzione di biomassa agricola e forestale
  • parte centrale dell’equilibrio ecologico, in particolare con il ciclo delle acque e dei nutrienti.
  • sistema di filtraggio, tampone e attività di trasformazione, tra atmosfera, acqua di falda, e copertura vegetale, proteggendo la catena alimentare e le riserve di acqua potabile.

Per quanto riguarda le funzioni ecologiche, in altri termini, si fa riferimento essenzialmente alla produzione vegetale, alle funzioni di filtro, di trasformazione di materiali e sostanze diverse, di regolazione del ciclo idrico. Le funzioni culturali si riferiscono al valore in quanto patrimonio culturale, paesaggio prodotto dagli esseri umani che ci vivono, in quanto deposito di informazioni a carattere paleontologico e archeologico di grande valore per la comprensione della storia della terra e dell’umanità ma anche per i valori spirituali e simbolici che gli vengono attribuiti. Infine, le funzioni di uso sono essenzialmente il supporto agli insediamenti delle specie viventi, inclusi gli insediamenti urbani, il servizio di spazio su cui si basano strutture tecniche, industriali e socio-economiche, l’utilizzo come fonte di materie prime, la localizzazione dell’agricoltura, inclusi i pascoli e la silvicoltura.

Pertanto, proteggere e conservare la terra è una questione trasversale a tante altre questioni ambientali da considerare un diritto umano fondamentale per assicurare la sopravvivenza stessa degli individui, tenendo presente che numerosi diritti umani sono influenzati dall’accesso alla terra che, come dicevamo, fornisce alloggio, cibo, acqua, benessere, …

 

Questioni di linguaggio: territorio e suolo

Territorio e suolo sono termini spesso utilizzati quasi come sinonimi. Teniamo invece conto che hanno significati diversi:

  • Territorio: la parola proviene da territorium, termine latino che designava una porzione della superficie della terra appartenente a un paese, una provincia, una regione, a uno stato, ecc. o anche alla terra posseduta o controllata da una persona, un’organizzazione o istituzione. Dal punto di vista politico, si riferisce dunque ai limiti in cui viene esercitata un’autorità. Dal punto di vista geografico, viene utilizzato come un sinonimo per luogo, zona, regione o paesaggio con particolari caratteristiche morfologiche, climatiche sul quale viene esercitata la gestione delle risorse naturali e umane. Il nostro territorio non è costituito solo da materiale solido, ma anche da tutto ciò che ci vive sopra: l’uomo, l’attività umana e i suoi prodotti (insediamenti, siti produttivi, manufatti culturali o simbolici, ecc.), la vegetazione, la fauna.
  • Suolo: è quella componente del territorio nella quale avvengono i processi biologici, chimici e fisici che consentono la sua produttività. Il suolo è l’interfaccia tra la superficie della terra e lo strato di roccia sottostante, substrato naturale per la crescita della vegetazione. Il suolo è composto da materia organica, argilla, limo, sabbia e ghiaia mescolati con i residui organici ed è suddiviso in successivi strati orizzontali con specifiche caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. “(Il suolo è) uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra”, così lo definiva il Consiglio d’Europa, nel 1972, adottando la Carta Europea dei Suoli.

Sono l’uno e l’altro talmente interconnessi da rendere utile e necessario parlarne insieme, soprattutto per quando riguarda le minacce che condividono e le misure che potrebbero proteggerli. Il degrado del territorio e del suolo (e la desertificazione che ne rappresenta il livello estremo) sono la conseguenza della cattiva gestione del suolo insieme ai cambiamenti nel regime delle precipitazioni. Si manifesta in qualche modo come la goccia dal rubinetto che fa traboccare il vaso…un processo graduale e poco evidente con conseguenze potenzialmente catastrofiche se ignorato per troppo tempo. Il degrado del suolo impedisce la fruizione dei servizi che offre.
I principali fenomeni di degrado che si manifestano nel nostro paese, comuni a gran parte dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, riguardano essenzialmente fenomeni di erosione e disaggregazione, di compattazione, di salinizzazione, di contaminazione locale e diffusa, di instabilità idrogeologica e di frane,  di perdita di Biodiversità, di consumo di suolo/impermeabilizzazione e di notevole diminuzione di sostanza organica.
Cause primarie ne sono i fattori antropogenici legati alla gestione delle risorse naturali, dell’acqua, del suolo e della vegetazione come:

  • l’erosione, ovvero la disintegrazione del suolo e la rimozione a causa dell’azione di pioggia e/o vento,
  • l’uso non sostenibile delle acque superficiali e sotterranee, la contaminazione e lo sfruttamento eccessivo dei suoli e delle acque sotterranee e di superfici
  • la perdita di biodiversità (con smantellamento delle piante e degli animali comunità e gli effetti negativi sul suolo fisiche e chimiche a causa di incendi,
  • gli effetti negativi sulle proprietà fisiche e chimiche degli incendi,
  • pratiche agricole non sostenibili, come ad esempio le lavorazioni su pendii ripidi, l’uso eccessivo di macchine agricole e di fertilizzanti e pesticidi,
  • l’impermeabilizzazione e il consumo del di suolo fertile
  • la competizione per l’uso delle risorse naturali, in particolare per le risorse idriche, ma anche per il suolo stesso.

I cambiamenti climatici, con precipitazioni ridotte, le temperature in aumento così come l’aumento degli episodi di siccità, con conseguente disponibilità insufficiente di acqua per suolo, vegetazione e attività produttiva sono fattori che fortemente amplificano la portata di tutti questi fenomeni, esacerbando il degrado.

 

Definizione di desertificazione e strumenti di policy.

Il grado estremo di degrado del territorio e del suolo è la desertificazione. Il testo della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione e agli effetti della Siccità, particolarmente in Africa, la definisce come “Il degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche e attività umane”. Non ci si riferisce dunque all’espansione dei deserti esistenti ma al degrado estremo ovvero alle aree nelle quali si assiste alla perdita della produttività e della fornitura di servizi ecosistemici.
Negli ultimi anni, si tende a parlare di DLDD, ovvero di Desertification, Land Degradation and Drought (Desertificazione, Degrado del Territorio e Siccità) per comprendere i diversi fenomeni che rientrano in questa “famiglia”.
La desertificazione è infatti un fenomeno globale, in quanto si presenta a livello globale, ma assume forme e modalità diverse, a secondo delle caratteristiche sia delle aree che delle cause, dei fattori di pressioni che provocano il degrado.

La desertificazione e il degrado del territorio e del suolo dunque devono essere considerati fenomeni da affrontare con criteri globali ma fortemente influenzati dai caratteri che assumono a livello locale.
E inoltre, sono fenomeni che diventano visibili solo quando non interviene una crisi, un evento catastrofico e forse irreversibile o reversibile con altissimi costi. Pertanto, vanno affrontati con la logica della prevenzione, dell’allarme precoce, della sorveglianza continua dello stato del territorio e del suolo.
Qualche numero: il degrado riguarda almeno 1/3 della superficie terrestre, in particolare per le terre definite come aride. Minaccia la salute e la produttività degli ecosistemi anche nelle aree non aride E minaccia la sussistenza di 1 miliardo di persone nelle aree in via di sviluppo, con i connessi problemi di sicurezza dati dai conflitti per l’uso delle risorse scarse e di migrazioni forzate.

La mappa dà un’idea della diffusione di tali fenomeni in tutti i continenti.

Classi di degrado/miglioramento del territorio che combinano sia l’indice di stato che di processo (inteso come trend) nella capacità di fornire servizi biofisici all’ecosistema (Fonte: F.O. Nachtergaele, M. Petri, R. Biancalani, G. Van Lynden, H. Van Velthuizen, 2010. Global Land Degradation Information System (GLADIS) version 0.5. An information database for Land Degradation Assessment at Global Level).

Classi di degrado/miglioramento del territorio che combinano sia l’indice di stato che di processo (inteso come trend) nella capacità di fornire servizi biofisici all’ecosistema (Fonte: F.O. Nachtergaele, M. Petri, R. Biancalani, G. Van Lynden, H. Van Velthuizen, 2010. Global Land Degradation Information System (GLADIS) version 0.5. An information database for Land Degradation Assessment at Global Level).

 

Anche in questo caso, come per la gran parte dei fenomeni dovuti all’uso scellerato, al deterioramento se non alla distruzione delle risorse ambientali, anche se le conoscenze tecnico-scientifiche e le tecniche operative sono potenzialmente disponibili per interventi di prevenzione e di ripristino, la sfida principale è a livello istituzionale e politico.

In un quadro generale di scarsità di strumenti giuridici vincolanti a livello internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione – UNCCD è l’unico strumento globale che si prefigge di proteggere dal degrado il territorio e la produttività del suolo considerando la stretta relazione tra il miglioramento le condizioni di vita delle popolazioni e le condizioni degli ecosistemi naturali. La UNCCD detta le regole e gli obblighi per i Paesi che l’hanno sottoscritta e ratificata, sia per quelli che sono si sono dichiarati affetti da tali fenomeni (nella maggioranza, Paesi in via di sviluppo ) sia per i Paesi donatori. I primi devono definire e attuare un Programma di Azione Nazionale per assicurare un ambiente di sviluppo adeguato tramite un uso corretto delle risorse e un quadro legislativo idoneo. I Paesi donatori sono tenuti principalmente ad aiutare i paesi affetti contribuendo finanziariamente e offrendo supporto tecnico-scientifico e capacity-building. Anche l’Italia, insieme ad altri 10 paesi del Nord-mediterraneo, ha dichiarato la sua condizione di paese affetto da fenomeni di desertificazione.

Anche i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – SDG hanno dato attenzione i temi del territorio e del suolo, dedicando l’Obiettivo 15 a “Proteggere, restaurare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, lotta alla desertificazione, e fermare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
E tra i target specifici collegati, il 15.3 chiede che si dovrà “Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare il territorio e il suolo degradato, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e  attuare sforzi per realizzare un degrado neutro del territorio a livello globale.”

Questo Target è ora assai centrale nel lavoro della UNCCD, e di conseguenza dei paesi affetti, così come è stato definito dall’ultima Conferenza delle Parti che si è tenuta ad Ankara nell’ottobre del 2015.
Ne è stata adottata una definizione (Land degradation neutrality is a state whereby the amount and quality of land resources necessary to support ecosystem functions and services and enhance food security remain stable or increase within specified temporal and spatial scales and ecosystems) che si applica ai paesi affetti.

E anche a livello europeo, sono stati presi nuovi orientamenti per rafforzare la protezione del suolo che orientano le politiche del suolo in Italia, tra i quali l’Accordo di Partenariato 2014-2020 – Italia, adottato dalla Commissione Europea alla fine del 2014 per la definizione  di un uso ottimale dei Fondi Strutturali e dei Fondi di Investimento Europei, che prevede azioni per la protezione del suolo sia nell’Obiettivo Tematico 5 (per promuovere adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione e la gestione del rischio) sia per il 6 (tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse per l’azione per prevenire il degrado del suolo e migliorare la gestione del suolo).

Di particolare importanza è poi la Politica Agricola Comune – PAC con nuove norme che legano la continuità dei pagamenti corrisposti agli agricoltori per il raggiungimento degli standard di qualità e di tutela ambientale, attraverso il cosiddetto “Regime di Condizionalità” che subordina i pagamenti alle aziende, tra l’altro, al rispetto della legislazione vigente (protezione acque sotterranee, utilizzazione fanghi, etc.), alla prevenzione dell’erosione, al mantenimento dei livelli di sostanza organica  e della struttura del suolo, infine e soprattutto al mantenimento del suolo  in Buone Condizioni Agricole e Ambientali (BCAA).

In questo quadro, negli ultimi anni anche in Italia stiamo assistendo ad una crescente consapevolezza della gravità dei problemi legati al territorio e dell’importanza della protezione del suolo, che viene oggi riconosciuta a tutti i livelli, sia a livello politico che scientifico, anche sulla spinta dell’attenzione globale ed europea alle politiche del territorio e del suolo, dell’ambiente e dell’agricoltura.

Le caratteristiche geo-morfologiche del nostro paese hanno portato finora ad una “protezione del suolo” che si è riferita essenzialmente ad azioni riguardanti la difesa del suolo contro i rischi idrogeologici.
Il Codice dell’Ambiente adottato nel 2006, adotta una visione più complessa, affermando che con il termine “suolo” si intende “il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli habitat e le infrastrutture” e pone attenzione alla sua protezione con un significato più ampio, includendo nei suoi obiettivi anche la lotta alla desertificazione e bonifica dei terreni contaminati.
E sono da considerarsi come segnali di forte di attenzione l’inserimento della protezione del territorio e del suolo in alcuni importanti documenti a carattere strategico, come la Strategia Nazionale per la Biodiversità (SNBD), adottata il 7 ottobre 2010, nella quale i processi di perdita, di degrado e di cambiamento di uso del suolo con le conseguenti perdita, modifica e frammentazione degli habitat sono annoverati tra le minacce principali alla biodiversità. Più recente è la Strategia nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico (SNAC), adottata il 16 giugno del 2015, nella quale una sezione specifica è dedicata al degrado del territorio e del suolo e alla desertificazione come il risultato di una pressione antropica e di una forme di gestione non sostenibili, fortemente aggravate dai cambiamenti climatici. La SNAC presenta anche obiettivi e misure integrate di promozione e recupero dei servizi eco-sistemici, attraverso, per esempio, la riduzione della vulnerabilità dei suoli alle pressioni antropiche e climatiche.

Anche la legge per la protezione alimentare e della biodiversità in agricoltura (appena approvata) conferma l’importanza fondamentale dell’agricoltura sottolineando il ruolo primario e insostituibile degli agricoltori nella cura e conservazione del territorio. Infine, la Legge sul “Contenimento del consumo del suolo e il riutilizzo del terreno di costruzione”, in via di approvazione, si propone di porre dei limiti alla perdita di suolo produttivo, attraverso uno strumento normativo che unisce i vincoli e gli incentivi, al fine di raggiungere l’obiettivo di azzerare tale perdita.

La strada è ancora lunga, ma certamente gli strumenti in campo assai migliori!