Le biblioteche: un’opportunità per lo sviluppo ed una proposta per Napoli

La profonda crisi dell’attuale modello economico minaccia di cristallizzare la nostra società in una condizione permanente di “non sviluppo”. In Paesi come il nostro la fine delle capacità produttive “tradizionali” del settore industriale ha lasciato un vuoto oggi solo parzialmente compensato da politiche economiche innovative e da nuove produzioni. Sono anni, infatti, che la ricerca, lo sviluppo, la necessità di innovare sono riconosciuti come elementi fondamentali in una società che si definisce della conoscenza ma le pratiche ed i risultati, in termini di innovazione di prodotto e di processo, sono inferiori a quello che ci si potrebbe aspettare.

Eppure è su questo che bisogna insistere, per contrastare una crisi economica che da congiunturale rischia di trasformarsi in vera e propria stagnazione, impedendo la creazione di nuova ricchezza, la nascita di opportunità, lo sviluppo di una più ampia democrazia economica e sociale.
Un elemento caratterizzante di tale contesto è quello dell’accesso all’informazione che, se sviluppato, può condurre a grandi benefici. Ed è su questo elemento che le biblioteche ed i servizi d’informazione giocano un ruolo importante, da un lato sul vero e proprio accesso all’informazione ed alle conoscenze, dall’altro sulla preservazione e sulla valorizzazione dei contenuti culturali, sul Cultural Heritage.
Sul primo versante lo sviluppo di approcci e di nuove tecnologie ha ampliato il campo di azione. Almeno da vent’anni a questa parte è ormai chiaro come le biblioteche, in quanto biblioteche digitali o ibride, fusione di biblioteche tradizionali e biblioteche tecnologicamente avanzate, siano diventate  potenti strutture per l’accesso e per il recupero dell’informazione e delle conoscenze. Ancora oggi merita essere citato lo schema elaborato nel 2001 dal Delos Network of Excellence on Digital Libraries, che sintetizzava i contenuti accessibili attraverso le moderne biblioteche digitali.[1]

Documenti/contenuti informativi Descrizione
Informazioni testuali Informazioni tradizionalmente reperibili attraverso i servizi bibliotecari in libri, periodici, letteratura grigia, banche dati, etc.
Dati scientifici e tecnici

 

 

Dati provenienti da attività di ricerca e sperimentazione condotte in diverse aree disciplinari (i.e. fisica, astronomia, medicina, scienze della vita, etc.)
Modelli di simulazione Input/Output di processi di ricerca e sperimentazione
Combinazioni di documenti

testo-audio-video

Insiemi strutturati  di informazioni provenienti da documenti di varia tipologia

Ma anche sul versante della Cultural Heritage il ruolo delle biblioteche è fondamentale: si tratta di una tematica che, in questi anni, anche  grazie alla pressione di un’ampia coalizione di istituti di cultura europei, guidati dal Fraunhofer Institute, è diventata priorità all’interno del programma HORIZON 2020.[2] In un Paese come il nostro occorre non farsi sfuggire l’importanza di tale condizione favorevole anche per le biblioteche, naturali repository e luoghi di valorizzazione dell’eredità culturale.

Per giocare entrambe le partite le biblioteche stesse devono però saper vincere uno spauracchio che nella società contemporanea le colpisce. Ci si riferisce al fenomeno della disintermediazione per cui le spinte della tecnologia e di molti common places  possono incidere negativamente sul loro assetto.
Niente di più appropriato, a questo proposito, di quanto osservato qualche anno fa da un critico americano in un paragone tra una grande biblioteca pubblica ed un oggetto tecnologico di successo:
They are, in their very different ways, monuments of American civilization. The first is a building: a grand, beautiful Beaux-Arts structure of marble and stone occupying two blocks’ worth of Fifth Avenue in midtown Manhattan. The second is a delicate concoction of metal, plastic, and glass, just four and a half inches long, barely a third of an inch thick, and weighing five ounces. The first is the Stephen A. Schwarzman Building, the main branch of the New York Public Library (NYPL). The second is an iPhone. Yet despite their obvious differences, for many people today they serve the same purpose: to read books. And in a development that even just thirty years ago would have seemed like the most absurd science fiction, there are now far more books available, far more quickly, on the iPhone than in the New York Public Library.[3]

Anche alla luce di questa comparazione dobbiamo domandarci se le biblioteche possano giocare un ruolo nella società dell’informazione. La nostra risposta è positiva a condizione che esse rivendichino il proprio ruolo tradizionale, dimostrino la propria versatilità, aprano nuovi campi di attività,   coniughino vocazioni antiche e nuove.
Un lavoro importante di modernizzazione si è già svolto su queste linee in molti paesi, inclusa l’Italia.
Tale lavoro, a volte sollecitato dalle circostanze politiche, a volte figlio di pensatori “visionari” che avevano tracciato linee importanti già molti decenni fa, ha contribuito a:

  • ridefinire la missione dei diversi istituti bibliotecari;
  • rivedere gli approcci operativi orientandoli alla valorizzazione del posseduto;
  • modernizzare i flussi di lavoro che sostengono i servizi all’utenza, incentrandoli sulla capacità di comprensione delle diverse fasce di pubblico;

Laddove poi, con maggiore determinazione, si è lavorato con una guida pubblica che ha promosso lo sviluppo ed assicurato investimenti mirati e stabili nel tempo (in tal caso l’Italia non è stata tra questi contesti) si sono valorizzati alcuni elementi centrali come lo spazio, la conoscenza, la promozione della socialità che derivano da biblioteche ben funzionanti. Osserviamoli da vicino.

Lo spazio:  può sembrare strano ma, anche in un’epoca digitale, lo spazio fisico delle biblioteche è fondamentale. Lo spazio per le biblioteche è un insieme di oggetti, di processi e di persone in cui si incontrano l’eredità culturale e la contemporaneità. Attraverso lo spazio delle biblioteche  i cittadini possono accedere, con maggiore facilità rispetto al passato, a risorse informative di diversa tipologia  sia in formati tradizionali che in formati digitali.

La conoscenza: qui le potenzialità delle biblioteche sono essenziali, intanto per quello che esse posseggono, come patrimoni informativi tradizionali o digitali e digitalizzati, ma anche perché esse sono organismi che lavorano sulla conoscenza, learning organizations, che dai percorsi lavorativi nell’erogazione di servizi sempre più sofisticati sono in grado di crescere qualitativamente.
A loro volta la sempre maggiore capacità di assicurare risposte efficaci ai bisogni d’informazione degli utenti e di risolvere la complessità, sono alla base dell’utilità sociale delle biblioteche, della loro redditività “sociale” che può essere un elemento fondamentale per un nuovo paradigma economico.

La promozione della socialità:  ma le biblioteche sono e dovranno essere anche luoghi del sociale, in cui si incontrano formazione, aggiornamento, intrattenimento. Quest’idea ha attraversato fasi diverse: dall’entusiasmo degli anni settanta del secolo scorso, quando nella biblioteca entrarono attività culturali molto diversificate; al decennio successivo che vide l’introduzione della gestione c.d. “manageriale”; negli anni ancora seguenti con il riaffermarsi delle esperienze di diversificazione. Tra queste esperienze un caso merita oggi di essere citato, quello londinese degli Idea Store in cui realtà urbane particolarmente svantaggiate hanno tratto positivi ritorni sociali da un modello di contaminazione tra funzioni tradizionali del servizio di biblioteca ed altre attività come la formazione e l’aggiornamento.[4]

Le considerazioni sin qui formulate e gli spunti di riflessione sin qui prodotti possono avere  un’applicabilità immediata proprio in una grande città come Napoli. Qui, a partire dalle difficoltà e dalle potenzialità del contesto metropolitano, un nuovo protagonismo delle biblioteche e  dei servizi erogati ha tutto senso. Pensiamo ai numerosi bisogni, molti dei quali inespressi, cui biblioteche reingegnerizzate possono rispondere, enfatizzando le proprie possibilità nel campo dell’accesso all’informazione, nella valorizzazione dei beni culturali, nel supporto allo sviluppo economico e  a nuove forme di socialità.

Queste attività possono richiedere investimenti importanti ma anche conseguire risultati notevoli traendo giovamento dalla modernizzazione dei processi e dall’evoluzione delle tecnologie.  Privilegeremo questo secondo caso in cui è fondamentale basarsi su un approccio “di rete”, per realizzare economie di scale, massimizzare le forme di alleanze e di partnership tra diversi enti, valorizzare al massimo le competenze professionali presenti. Un primo obiettivo è valorizzare un segmento organizzativo già esistente, quello delle biblioteche comunali che presidiano tutto il territorio cittadino. [5]
Anche sulla base di una mozione di indirizzo approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Napoli nel 2011,  orientata alla valorizzazione di questo segmento di servizi[6], si potranno raggiungere risultati immediati quali:

  • l’uso intensivo delle risorse informative presenti, tradizionali e non, per migliorare l’accesso alla lettura ed all’informazione;
  • la creazione di un rapporto stabile con le diverse utenze raggiunte, anche attraverso l’uso intensivo dei social network;
  • la creazione di spazi attrezzati per funzioni di videoconferenza, exhibit artistici e scientifici, spettacoli funzionali all’aggregazione sociale;
  • la definizione di moduli per ampliare l’attività delle biblioteche, favorendone l’integrazione con altri servizi dell’Amministrazione comunale come la digitalizzazione dei documenti degli archivi comunali e il collegamento con l’anagrafe storica;
  • l’interazione con altre strutture culturali, di pertinenza dell’Amministrazione comunale (come il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli) o facenti capo ad altri enti (Musei ed Archivi del Ministero Beni e Attività Culturali; Istituto Italiano Studi Storici, Istituto Italiano Studi Filosofici,  Fondazione IDIS Città della Scienza, Museo Diocesano, etc.);
  • la creazione, in accordo, con soggetti privati (librerie, content provider, etc.) di specifici spazi commerciali.

Coniugare innovazioni tecnologiche ed organizzative, enfatizzare le capacità professionali esistenti, anche se in un quadro di investimenti finanziari contenuti, porsi come riferimento le migliori esperienze, italiane ed internazionali. In definitiva perseguire, attraverso il segmento biblioteche, un modello di “innovazione sociale”, garantendo l’accesso all’informazione a migliaia di cittadini, migliorando la qualità dell’ambiente urbano, realizzando servizi innovativi. Su questi obiettivi anche a Napoli si può cominciare a lavorare.

 

Note

[1]Cfr. Delos Network of Excellence on Digital Libraries. Digital Libraries: Future Directions for a European Research Programme, Brainstorming Report, ERCIM-02-W02, 2001.
[2] Cfr. http://patrimonioculturale.enea.it/news/cultural-heritage-included-in-horizon-2020
[3] David A. Bell. The Bookless Library, Don’t deny the change. Direct it wisely, «The New Republic», July 12, 2012.
[4] Su quest’esperienza si vedano, tra gli altri, Sergio Dogliani. La (mia) verità su Idea Store. “Bollettino AIB”, 49(2009) n.2, p. 259-267;  Alberto Salarelli, PUBBLICA 2.0. “Bollettino AIB”, 49(2009), n.2, p. 247-25; Anna Galluzzi. Gli idea store dieci anni dopo, “Biblioteche Oggi”, 29 (2011), n.1/2, p. 7-17; Sergio  Dogliani. Non solo biblioteca: nei sobborghi londinesi prende forma un laboratorio creativo che sa interagire con i cittadini, in I nuovi confini della biblioteca,  a cura di Massimo Belotti, Milano, Editrice Bibliografica, 2011, p. 45-50; Giovanni Solimine. Un Idea Store in salsa mediterranea. Apre a Cagliari la Mediateca del Mediterraneo. “Biblioteche oggi”, 29(2011), n.6, p. 20-25.
[5]Cfr. per la mappa delle biblioteche comunali napoletane, http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1366
[6] Cfr. http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15992