Didattica e digitale, questioni di metodo

L’imminente 3 giorni per la scuola, promossa e organizzata dalla Città della Scienza di Napoli (dal 19 al 21 ottobre), costituirà sicuramente, ancora una volta, una importante occasione di confronto sulle buone pratiche agite da tanti docenti italiani, nel campo della “scuola digitale”.

Si tratta di una questione sempre più stringente e che riguarda non solo i docenti in quanto professionisti dell’educazione, ma anche in quanto genitori e cittadini. La rivoluzione digitale è, infatti, sempre più travolgente per non essere al centro di una riflessione attenta e di un agire conseguente. La cosiddetta rivoluzione industriale 4.0, cui lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha dedicato un piano d’azione, e cioè l’integrazione delle potenzialità di Internet nei processi di produzione industriale, non può essere ignorata. Se il nostro Paese lo farà sarà destinato a un declino irreversibile e le resistenze neo-luddiste così come le sottovalutazioni – mosse dalla pur apprezzabile intenzione di salvare posti di lavoro “tradizionali” – saranno travolte dai fatti. Lo stesso vale per l’intelligenza artificiale e la robotica, i cui avanzamenti sono esponenziali e i cui effetti (anche in questo caso, in primo luogo sul mondo del lavoro) potrebbero manifestarsi molto prima di quanto noi non si possa immaginare oggi. Tutto ciò mentre la politica guarda al medio termine delle prossime consultazioni elettorali, anziché proiettarsi a venti o trenta anni.

Questo modello di avanzamento delle nuove tecnologie, basato su accelerazioni improvvise e impreviste, richiede che il mondo della scuola si ponga all’altezza della sfida che viene lanciata. E questo vuol dire, ad avviso di chi scrive, “mettersi d’accordo” su alcuni punti, che sono quelli che stanno ispirando da alcuni anni la ricerca didattica di Città della Scienza, quella che sperimentiamo nei nostri laboratori e nelle nostre mostre interattive.
Il primo punto è che l’addestramento all’uso delle tecnologie, intese come puro hardware, è del tutto trascurabile, laddove i tempi di obsolescenza dei dispositivi è sempre più veloce. Pensiamo alle “vecchie” LIM e al boom, del tutto imprevisto, degli smartphone. Ciò che conta, invece, è a nostro avviso il metodo, le “logiche” del digitale che – come dimostrano molte attività, pensiamo al coding per i più piccoli – possono essere trasmessi anche a prescindere dall’uso delle tecnologie informatiche.

Il secondo punto è che se il cuore della rivoluzione digitale coincide con le sue logiche e il suo metodo, allora questi non possono essere scissi da una “etica”, cioè da un “modo di comportarsi” che riguarda, in primo luogo, la conoscenza, la capacità di muoversi in uno spazio informativo sempre più complesso e in cui è sempre più difficile scindere ciò che è buono e ciò che è giusto da ciò che non lo è. Parliamo non solo di temi inerenti in senso stretto la morale (cyberbullismo, ecc.) ma, anche, di un paradossale effetto di distorsione, per cui la tanta conoscenza messa a disposizione di ognuno finisce per tradursi in creduloneria, complottismo, crisi dei valori di razionalità ed evidenza (scientifica). Si tratta, allora, di far sì che i nostri ragazzi imparino a distinguere, discernere, insomma a “criticare” (nel senso più ricco del termine). E ciò farà bene a loro e a tutta la nostra società.

Il terzo, e per ora ultimo punto, è che tutto ciò ri-determina l’importanza di condividere una base di conoscenze minime, un contesto “enciclopedico” che da un lato ci consenta di capirci l’un l’altro e dall’altro costituisca la base comune da cui proiettarsi per comprendere il presente e progettare il futuro. E ciò è tanto più necessario proprio alla luce dell’effetto di distorsione “geografica” cui la rete ci ha sottoposto, in cui tutto è così vicino da annullare, e a volte appiattire, differenze e modi di essere, in un magma culturale indistinto e in cui, alla fin fine, tutte le vacche sono grigie, annullando la possibilità del confronto con l’altro e con le sue caratteristiche. Ecco perché l’importanza delle nozioni, dei fatti, delle storie andrebbe fortemente rivalutata.

Si tratta, ovviamente, solo di spunti sommari, a partire dai quali stiamo raffinando la nostra offerta didattica; un’offerta che dai prossimi mesi si arricchirà ulteriormente con nuove opportunità, come il museo del corpo umano CORPOREA e il nuovo Planetario, per consentire a docenti e studenti di sperimentare nuovi modi di apprendere.