Futuro remoto? Ricordi

Vittorio Silvestrini me lo presentò Felice Ippolito. Eravamo ad un Convegno alla Camera di Commercio di Napoli e nel presentarlo mi disse: “se un giorno in Italia si farà l’energia solare sarà per merito suo”.

Era il 1976. Feci tesoro di questa previsione e poiché curavo la rivista della Camera di Commercio “Orizzonti Economici” che aveva carattere monografico, per il numero di ottobre di quell’anno avente per tema Energia chiesi a Silvestrini un articolo su “L’energia solare”. Cominciò cosi una collaborazione che, sul piano degli articoli per la rivista, continuò in parecchi numeri successivi (“Caldo e freddo dal sole” nel numero 10 di giugno 1977; “Una politica solare” nel n. 15 che aveva per tema proprio il sole, agosto 1978; “Il solare fotovoltaico” nel numero 28 –aprile 1981- che aveva per tema altra energia).

Sono anni nei quali non c’era ancora Futuro remoto né Città della Scienza e a Bagnoli c’era ancora L’Italsider/Ilva. E Vittorio Silvestrini non aveva ancora affiancato all’impegno nella ricerca scientifica e nell’insegnamento universitario quello politico. Lo fece nel 1985 candidandosi per il PCI nelle elezioni al Consiglio regionale della Campania. Fu eletto e in questa sede, anche – se non ricordo male – con la collaborazione di Amelia Cortese Ardias, gettò le basi di quegli eventi. In particolare di quello giunto al 30° anniversario in questo 2016.

Avendo letto alcune mie cose sul rischio ambientale e avendone insieme discusso, mi sollecitò, insieme con il Gruppo PCI della Regione Campania, a farne una pubblicazione e fu così che nacque la mia mappa del rischio e del degrado ambientale in Campania edita dalla Cooperativa Editrice Sintesi.

Era il 1986. L’anno dopo nacque Futuro Remoto. Una manifestazione di eccezionale fascino per un umanista come me abbastanza estraneo, ma molto attratto,  dai temi della scienza e della scienza proiettata nel futuro. Tanto che in qualche “puntata” ho avuto qualche presenza attiva. Fra queste una mi piace ricordare anche con un po’ di presunzione. Quando, invitato da Vittorio ad una collaborazione attiva (un anno con un costante andirivieni fra Napoli e Roma al Formez), proposi ed ottenni una sezione dedicata ai mutamenti climatici realizzata con la “scenografia” di Felice Biasco. Era il 1990 e ancora non si parlava di Kyoto, Parigi eccetera.

Futuro Remoto mi è caro anche per la acquisita conoscenza e amicizia con care persone. Tra cui quelli che all’epoca erano due bravi ragazzi e che ora sono solo bravi: Enzo Lipardi e Luigi Amodio.

Per non parlare della Cuen che è, appunto, un’altra storia.