Creation – Il film ispirato al libro Casa Darwin di Randall Keynes

Creation (Jon Amiel, 2009). Con Paul BettanyJennifer Connelly, Martha West) 108 min

 

Questo film è stato concepito come contributo all’anno darwiniano 2009 (150o anniversario della pubblicazione dell’Origine delle specie e 200o anniversario della nascita di Darwin). Si ispira al libro Casa Darwin di Randall Keynes, un pronipote di Darwin, ed è diretto da Jon Amiel. È interpretato assai efficacemente da Paul Bettany (già interprete insieme a Russel Crowe di Master & Commander, in cui interpretava un medico di bordo con tratti darwiniani), da Jennifer Connelly e dalla piccola, straordinaria Martha West, che interpreta il ruolo dell’adorata figlia Annie. Nessun distributore italiano ha ritenuto interessante questo film splendido ma evidentemente considerato di nicchia. È disponibile, naturalmente, il DVD in lingua originale, ma oggi il film è anche visibile integralmente su Youtube.

Creation ci parla di uno dei più grandi scienziati dell’800, e forse di tutti i tempi. Quale è stata la grande intuizione di Charles Darwin, che poi egli ha pazientemente argomentato con una minuziosa attività di ricerca? Ce lo dice Darwin stesso, con le parole che pone a chiusura della sua opera più famosa, L’origine delle specie.

“Probabilmente tutti i viventi che siano mai vissuti sulla terra discendono da una sola forma primitiva. Dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte nasce la cosa più alta che si possa immaginare: la produzione degli animali più elevati. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data dal creatore a poche forme o a una sola, e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme estremamente belle e meravigliose”.

Questa conclusione, densa di emozione per la bellezza del mondo, demolisce la fissità delle specie vegetali e animali che fino a quel momento era considerata una verità inconfutabile. Le specie, dunque, si trasformano e derivano l’una dall’altra per mutazioni nei caratteri ereditari (su cui Darwin non poteva avere una visione chiara, perché la genetica era di là da venire), che vengono vagliate dalla selezione naturale, ossia dalla “guerra della natura”. Questa affermazione demolisce la fissità delle specie vegetali e animali, che fino a quel momento era considerata una verità inconfutabile.

Ma, mettendo in primo piano la “guerra della natura”, sembra che la teoria di Darwin demolisca per sempre anche la prospettiva di una freccia prestabilita dell’evoluzione, dalla prima forma di vita fino all’uomo come culmine di questo processo. Con un piccolo gioco di parole, si può dire che la teoria dell’evoluzione nega che ci sia stata una evoluzione inevitabile e prestabilita: se la storia della Terra ricominciasse da capo potrebbe avere esiti diversi da quella che ha avuto. Ad esempio, senza l’estinzione dei dinosauri e la successiva enorme diffusione dei mammiferi, forse l’uomo non ci sarebbe. Potrebbero esserci creature diverse, difficilmente immaginabili, come quelle mostrate nel film Avatar: creature con sei arti, come se fossero derivate dagli insetti, o con due paia di occhi per captare frequenze diverse, o con zampe e ali, o con appendici per stabilire un contatto neuronale con altri esseri viventi.

La “guerra della natura” di cui ci parla Darwin comporta necessariamente dolore, sofferenza, morte non solo di individui ma addirittura di specie intere. La figlia Annie, assai presente nel film anche nel ricordo dolcissimo del padre, morirà ancora bambina, e certamente questo tremendo dolore contribuirà a costruire nella mente di Darwin l’immagine di un mondo pieno di dolore e di morte. L’onnipresenza del male nel mondo gli apparirà allora così drammaticamente centrale  (più centrale che mai, alla luce della sua teoria) da far vacillare le sue convinzioni religiose, facendogli vedere il proprio lavoro scientifico come un attacco diretto all’immagine di un Dio buono e creatore. Al contrario, nella prima edizione del suo libro egli parlava esplicitamente del “creatore” di tutte le “infinite forme estremamente belle e meravigliose”.

In questo bel film incontriamo un affascinante intreccio tra gli sviluppi delle teorie di Darwin e lo svolgimento della sua vita familiare di possidente inglese, con l’amatissima moglie Emma e gli adorati figli, e in particolare la figlia primogenita Annie, che ha un ruolo particolarmente importante. Infatti, è la figlia con la quale il padre fa i primi discorsi scientifici, quasi aiutandola ad abituarsi a ragionare scientificamente. Ma, come si è detto, è anche la figlia che muore bambina, senza che le cure proposte dal padre abbiano effetto (lasciandogli addirittura il dubbio angoscioso che le siano state nocive). Ed è la figlia amorosa presente nel ricordo, che incita il padre a non avere paura: non avere paura di enunciare una teoria che modifica profondamente l’immagine del mondo e l’immagine della divinità.

CREATION, from left: Paul Bettany as Charles Darwin, Martha West, 2009. ph: Liam Daniel/©Icon Film Distribution

CREATION, from left: Paul Bettany as Charles Darwin, Martha West, 2009. ph: Liam Daniel/©Icon Film Distribution

Spesso si avvicina Charles Darwin a Galileo, per il fatto di enunciare ipotesi nuove e dirompenti sulla struttura del mondo. Anche nel caso di Galileo, è apparso difficile a molti accettare una teoria che faceva della Terra un pianeta come gli altri, che faceva delle stelle dei mondi corruttibili come il Sole, la Luna e la Terra, che immaginava altri mondi al di là del sistema solare, che toglieva l’umanità dal centro del mondo per proiettarla in un moto senza fine. E analogamente, di fronte alle teorie di Darwin, è apparso difficile agli uomini accettare di non essere al vertice della creazione, di una creazione ordinata a dare tutto il mondo nelle nostre mani.

Ma c’è una differenza importante tra Galileo e Darwin. Galileo vedeva il mondo come il secondo libro della rivelazione divina, e quindi non aveva nessuna paura di ciò che stava vedendo e capendo: la paura l’avevano caso mai i suoi detrattori. Darwin, invece, ha paura: il conflitto non è fuori, ma è dentro di lui. Una paura che lo spinge addirittura a non pubblicare il frutto delle sue ricerche.

La moglie Emma  gli sarà di grande conforto nei suoi dubbi sull’opportunità di pubblicare il proprio lavoro. Verso la fine del film, ella pronuncia una frase bellissima: “Dio ci perdoni tutti e due”. Che cosa intende dire Emma con questa frase? Ci perdoni per aver dubitato di lui, ci perdoni per il fatto di credere vera una teoria che, al momento, ci sembra che non lasci spazio a un creatore, e nemmeno a  un Dio buono.

In definitiva, questo film  ci avvicina alla mente, ai pensieri, ma anche al cuore, ai sentimenti e alle angosce, di un grande scienziato. Innanzitutto, ai pensieri: una nuova teoria è stata formulata, ma ci sarà ancora molta strada da fare, per quanto riguarda in particolare le modalità di modifica e trasmissione dei caratteri ereditari, che oggi si ritiene siano codificati nel DNA. Forse non nel DNA soltanto. E inoltre: è soltanto il caso, unito alla successiva selezione naturale, il motore dell’evoluzione? Non c’è qualcosa di più, che al momento non sappiamo nemmeno studiare scientificamente: quasi una capacità progettuale, di cui non sappiamo dare una spiegazione scientifica?

Ma ci avvicina anche al cuore di Charles Darwin, che durante tutta la sua vita non ha cessato di interrogarsi anche sull’immagine del mondo che gli sviluppi della sua teoria lo portavano a costruire. Nell’Autobiografia, Charles Darwin confessa il suo agnosticismo, il suo distacco crescente da qualunque forma di religiosità. Soprattutto, egli argomenta, per il male, il troppo male che c’è nel mondo.

“Non avevo alcuna intenzione di scrivere da ateo, ma devo confessare che non riesco a vedere prove di disegno e di benevolenza tutto intorno a noi così chiaramente come le vedono altri, e come io stesso vorrei vedere.  Mi sembra che nel mondo ci sia troppa infelicità”.

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Dall’immagine in cui ogni specie vivente è stata creata direttamente da Dio, da un Dio che vede il risultato della sua creazione, del suo progetto come “cosa molto buona” (secondo le parole del libro della Genesi), Darwin passa a una universale lotta per la vita che lascia sul terreno una scia di dolore, di male, di morte. E ne parla con accenti di amarissima ironia.

Stavo notando solo l’altro giorno come il Signore ci abbia fornito, in tutta la sua benedetta generosità, non di una, ma di 900 specie di vermi intestinali, ognuna con il proprio metodo di infiltrarsi nelle mucose e di diffondersi attraverso il flusso sanguigno. O come dimostri il suo amore per le farfalle, inventandosi una vespa che depone le sue uova nella carne viva dei bruchi…”

L’eterno problema del male si presenta a Charles Darwin in un modo nuovo, alla luce cioè di una nuova teoria. Ma esso è già drammaticamente presente nelle domande di Giobbe al suo Creatore. E anche nella poesia di Lucrezio, che nel De rerum natura contempla il mondo, ed esclama:

Se anche ignorassi quale sia l’origine delle cose,
tuttavia dalle stesse vicende del cielo ardirei
affermare e dagli altri fenomeni concludere questo:
che non per volere divino è stata per noi generata
la natura del mondo, segnata da pecche sì gravi

Centrale anche nelle riflessioni di David Hume e di Voltaire, questo problema è presente lungo tutta la storia dell’uomo. Ma forse possiamo dire che nel pensiero di Darwin si presenta in modo particolarmente drammatico, proprio per le implicazioni direi metafisiche, di immagine del mondo nel suo complesso, che certo trascendono la scienza in senso stretto, ma che per Darwin alla scienza sono strettamente legate. La sua nuova scienza, cioè, suggerisce una immagine del mondo assai drammatica in cui il male è onnipresente. Anche lo spettatore di questo film è  interpellato dall’angoscia di Darwin, dalle risposte consolatorie del reverendo Innes, dalle drastiche e beffarde affermazioni di Thomas Huxley.

Darwin stesso, d’altronde, ha celebrato – in un testo che è un capolavoro letterario oltre che scientifico – la meravigliosa realtà della vita, che è  inevitabilmente intrecciata al conflitto, al dolore e alla morte. Egli ci ha fatto scoprire l’evoluzione come continua proposta di soluzioni sempre nuove al servizio della vita: organi nuovi, funzioni nuove, nuove relazioni col mondo. E – in un dialogo con Darwin, che questo intenso film suggerisce – si potrebbe aggiungere che l’uomo, prodotto meraviglioso anche se casuale dell’evoluzione, ha la capacità di capire tutto questo e di accettarlo, mitigando il male con la sua scienza. E, soprattutto, ha la possibilità di non contribuire al male del mondo, di cui il male prodotto dall’uomo è ormai tanta parte.