Cinque cose che probabilmente non sai su Valeria Fedeli

Cinque cose che probabilmente non sai su Valeria Fedeli
E che potrebbero farti cambiare idea sul nuovo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

 

 

 

L’Italia – come recita l’articolo 1 della Costituzione – è una repubblica fondata sul lavoro. Ma, qualche volta, anche sul pettegolezzo.
Non è un caso se, ogni volta che una nuova figura politica emerge sulla scena nazionale, la sua vita personale viene passata al microscopio per conoscerne i più piccoli dettagli. È successo a personalità grandi e piccole, di sesso maschile e femminile, vecchie e giovani.

L’ultimo bersaglio di questa continua polemica è Valeria Fedeli, nuovo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (nel nostro Paese – è bene ricordarlo – queste tre aree vanno, almeno teoricamente, a braccetto). La critica che le viene rivolta è relativa ai titoli di studio: non essendo in possesso della laurea, le viene contestato persino il diploma. Il principale accusatore è Mario Adinolfi, ex deputato Pd e presidente del «Popolo della famiglia».

Valeria Fedeli
Il polverone mediatico sollevato sul neo-ministro ha ovviamente oscurato l’impegno da lei profuso fino ad oggi nella sua carriera politica (in senso lato), in particolare su alcuni temi.

Ecco, dunque, cinque cose che probabilmente non sai su Valeria Fedeli, e che potrebbero farti cambiare idea sul suo conto.
1) Dopo aver lavorato come maestra di scuola dell’infanzia, dal 2001 al 2012 è stata presidente del sindacato tessile europeo (FSE:THC), e nel 2012 è diventata vicepresidente della Federazione europea dei lavoratori dell’industria (EIWF). Poco prima di dedicarsi alla politica, divenendo senatrice nelle elezioni politiche del 2013, è stata inoltre nominata, dal novembre 2012 al gennaio 2013, vicepresidente della Federconsumatori, una celebre associazione senza scopo di lucro che si occupa – a volte con qualche eccesso – di informare e tutelare i cittadini che acquistano beni o servizi.

2) Nel febbraio 2011, durante il cosiddetto scandalo Rubygate che coinvolse l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (il quale venne rinviato a giudizio con rito immediato per le accuse di concussione aggravata e di favoreggiamento della prostituzione minorile), Valeria Fedeli fu tra le fondatrici del comitato “Se non ora, quando?”, che diede avvio a una sorta di rinascita del movimento femminista in Italia. Un movimento politicamente trasversale (vi presero parte anche delle suore), che riuscì a portare in piazza duecento mila persone per protestare contro la violenza sulle donne.

3) È prima firmataria del DDL 2082 Misure a sostegno della condivisione della responsabilità genitoriale, presentato al Senato della Repubblica il 7 ottobre 2015, che propone misure concrete per valorizzare il contributo delle donne alla vita economica e sociale del Paese, favorendo il sostegno alla maternità  e alla condivisione della responsabilità  genitoriale. L’articolo 1 del disegno di legge afferma, infatti, che il padre lavoratore dipendente è tenuto ad astenersi obbligatoriamente dal lavoro per un periodo pari a quindici giorni lavorativi, anche continuativi, entro i trenta giorni successivi alla nascita del figlio. Ricevendo, fra l’altro, un’indennità giornaliera a carico dell’INPS pari al 100 per cento della retribuzione.
Secondo il World Development Report 2013: Jobs della World Bank, se venisse colmato l’attuale divario di genere, il prodotto interno lordo (PIL) italiano aumenterebbe del15 per cento. Quindici.

4) È prima firmataria del DDL 1061 Istituzione del marchio “Italian Quality” per il rilancio del commercio estero e la tutela dei prodotti italiani, presentato al Senato della Repubblica il 26 settembre 2013 che – al fine di favorire la crescita delle esportazioni dei prodotti italiani e di garantire la piena e corretta informazione dei consumatori finali – propone di istituire il marchio «Italian Quality», volto all’identificazione dei prodotti italiani, realizzati da professionisti, artigiani e imprese iscritti alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che presentano caratteristiche di eccellenza.
Secondo una ricerca condotta da KPMG nel 2010, Made in Italy è il terzo «marchio» più noto al mondo, dopo gli inavvicinabili Coca-Cola e Visa.

5) È prima firmataria del DDL 1680 Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università, secondo il quale il MIUR dovrebbe definisce le linee guida dell’insegnamento dell’educazione di genere, per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali.

Cosa c’è di così strano?

 

PS: la teoria del gender, sbandierata dal succitato Mario Adinolfi, non esiste.