L’Università degli Studi di Padova è un’università statale fondata nel 1222, fra le più antiche al mondo. Nasce dalla migrazione di un gruppo di studenti provenienti dalla preesistente sede universitaria di Bologna. Da sempre fucina di ricerca, sperimentazione e progresso, i nomi celebri sono molti, a testimoniare l’attrattività e la vocazione internazionale dell’Ateneo patavino, e la sua continua preminenza nel mondo della ricerca. Oggi conta 64.000 studenti, oltre 2.200 docenti, 12.000 laureati all’anno, 32 dipartimenti, 170 corsi di laurea, numerose scuole di specializzazione e di dottorato. Sono in costante aumento i corsi erogati in lingua inglese così come quelli on line. A questo si aggiunge la scuola di eccellenza, ovvero la Scuola Galileiana di Studi Superiori, cui possono accedere ogni anno, tramite concorso, i migliori studenti con la possibilità di scegliere tra la classe di Scienze Morali, Scienze sociali e Scienze Naturali.

Alessandro Paccagnella è Prorettore alle Relazioni Internazionali

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Avete stabilito in particolare progetti di cooperazione scientifica o accademica su temi legati al Covid 19, sia nella ricerca biomedica che nelle soluzioni per fronteggiare la pandemia?

L’Università di Padova è in prima linea nella ricerca e nella pratica clinica per sconfiggere la pandemia grazie alla comprovata eccellenza di ricercatrici e ricercatori nelle diverse aree scientifiche, che non includono solo quella medica ma coinvolgono anche altri ambiti quali biostatistica, farmacologia e ingegneria.

Il confronto con le istituzioni cinesi è stato rilevante sin dalle prime fasi della pandemia, che sfortunatamente ha colpito il Veneto e la provincia di Padova già a febbraio. Lo scorso marzo la prima delegazione di esperti cinesi inviata dal Governo centrale e guidata dal Vicepresidente della Croce Rossa ha fatto una visita ufficiale all’Università e alle nostre strutture ospedaliere per coordinare le azioni e condividere le pratiche sanitarie più adatte per fare fronte all’emergenza coronavirus. Varie pubblicazioni sono apparse nella letteratura scientifica su diversi aspetti della pandemia, frutto di collaborazioni fra il nostro Ateneo e istituzioni cinesi.

Inoltre la nostra Università si è attivata immediatamente per informare, proteggere e assistere studenti e personale. In particolare, per i numerosi ospiti cinesi fin da febbraio abbiamo attivato un sistema per rispondere rapidamente alle richieste di intervento col supporto del nostro Ufficio Cina, al fine di garantire loro la massima sicurezza. Con la medesima filosofia della sorveglianza attiva stiamo ora svolgendo il test salivare molecolare per la diagnosi rapida di Covid-19. Dopo la prima tornata, che ha evidenziato un numero bassissimo di positivi, si sta ripetendo il test che interessa molte migliaia di dipendenti tra docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo.

Sono diversi anni che l’Università di Padova organizza la Summer School con l’Università di Guangzhou. Quali sono gli aspetti peculiari di questa formazione e quali i principali risultati ottenuti in materia di cooperazione internazionale? Come vi siete adeguati per l’edizione di quest’anno con le difficoltà legate alla pandemia?

La collaborazione fra l’Università di Padova e la Guangzhou University trae forza dalla fruttuosa presenza dell’Istituto Confucio che fa riferimento a entrambi gli atenei. La sede patavina dell’Istituto è stata fondata nel 2008 e ha svolto una ricca e continua serie di attività per la promozione di lingua e cultura cinese nella comunità e per lo sviluppo del dialogo e del confronto culturale, portando un notevole contributo alla nostra collaborazione con la Cina. Da questa partnership sono nati il gemellaggio nel 2017 delle città di Padova e Guangzhou e la fondazione nel 2018 della Guangzhou International Sister-City Universities Alliance (GISU).

La summer school con l’Università di Guangzhou è una delle numerose attività dell’Istituto. E’ realizzata con successo da vari anni e ha permesso a decine di studenti padovani in ambito economico-gestionale di trascorrere un periodo di studio in Cina. Questi giovani hanno avuto la preziosa opportunità di vivere in prima persona le realtà del mondo produttivo e della cultura cinese, anche visitando alcune delle numerose imprese italiane site nel delta del fiume delle Perle, ossia uno dei territori imprenditorialmente più attivi a livello globale. Per non pochi studenti l’interesse per la Cina si è consolidato continuando lo studio della lingua cinese. Nel 2020 la summer school con l’Università di Guangzhou è stata purtroppo annullata a causa della pandemia.

Colgo l’opportunità per ricordare qui un’altra summer school, la ‘Science and Art in Italian Culture: from History to Modern Times’, organizzata con successo in Veneto dal nostro Ateneo per gli studenti della ShanghaiTech University sin dal 2015; la pandemia ci ha costretto a ripensare la struttura della scuola e proporla online durante la scorsa estate, riscontrando anche in questo caso forte interesse e partecipazione da parte degli studenti cinesi.

Quali sono invece le nuove opportunità possono nascere in questo periodo post pandemia nella cooperazione scientifica ed accademica con la Cina e quali sono i principali ambiti di interesse per la cooperazione futura?

Stiamo purtroppo vivendo una recrudescenza a livello globale della pandemia, che renderà difficili spostamenti, scambi di studenti e visite di lavoro per il prossimo futuro. Questa situazione ci incoraggia a spingere sui processi di digitalizzazione per mantenere attivi i collegamenti, le collaborazioni e le attività didattiche anche con la Cina. In questo senso il nostro Ateneo stimola tutti gli attori a esplorare i metodi forniti dalle ICT per attuare rapidamente e non rimandare sine die incontri, workshop, lezioni o seminari.

Per esempio, a dicembre terremo in modalità mista la conferenza annuale GISU (Guangzhou International Sister-City Universities Alliance) e la fase finale della Urban Innovation and Entrepreneurship Competition. L’obiettivo di promuovere lo scambio e la collaborazione, condividere le risorse educative e realizzare una cooperazione attiva ed efficace per tutti i membri è particolarmente sentita in questo difficile periodo da tutti i partner dell’alleanza.

Continuano inoltre i diversi progetti per celebrare l’800esimo anno dalla fondazione dell’Università di Padova, progetti che coinvolgono anche i nostri partner cinesi. Un esempio è il lavoro nell’ambito della storia della medicina dal Medioevo ai giorni nostri, che include esperti internazionali tra cui studiosi di medicina tradizionale cinese.

Siamo ben consapevoli che questi modi di lavoro e di dialogo a distanza non possono sostituire pienamente attività e incontri in presenza, in primis in ambito didattico e di ricerca. Confidiamo che la crisi dovuta alla pandemia possa risolversi nel prossimo anno con l’arrivo di farmaci adeguati a prevenire la diffusione del contagio e trattare le persone affette: sarà un sollievo per tutta la comunità umana. Nel contesto delle collaborazioni con la Cina attendiamo di recuperare con rinnovato slancio le forzate sospensioni riprendendo convintamente le attività ostacolate dalla pandemia.