L’INRIM è un ente pubblico di ricerca scientifica che svolge per l’Italia le funzioni di istituto metrologico nazionale, costituendo il presidio di gran parte della metrologia, la scienza delle misure. L’INRIM realizza, mantiene e sviluppa i campioni di riferimento nazionali delle sette unità di base del Sistema Internazionale (SI) – metro, kilogrammo, secondo, ampere, kelvin, mole e candela – e delle rispettive unità derivate. Attraverso tali campioni garantisce l’affidabilità delle misure a livello nazionale e la loro comparabilità a livello internazionale.

L’attività metrologica fondamentale è sostenuta e affiancata dalla ricerca di base e applicata in numerosi settori: la scienza dei materiali, le nanoscienze, l’ottica quantistica, lo sviluppo di tecnologie e strumenti di misura innovativi, gli studi sulle costanti fondamentali della fisica. L’INRIM opera a sostegno del Sistema Nazionale di Taratura, garantendo la qualità dei riferimenti metrologici e curando la disseminazione dei campioni nazionali delle unità di misura.

 

L’intervista a Vito Fernicola, Consigliere INRIM, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, e Vice-presidente di ACCREDIA, l’Ente Italiano di Accreditamento.

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Qual è il ruolo dell’INRIM in particolare verso il mondo industriale?

L’INRIM, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, è l’ente che svolge per il Paese la funzione di istituto metrologico primario, cioè assolve al compito di sviluppare i campioni delle Unità di misura che servono alla scienza, all’industria e, più in generale, alla società per misurazioni precise e di qualità. Si parte dai riferimenti certi di misurazione sviluppati dall’Istituto; essi possono essere considerati un bene pubblico nazionale, ma per essere considerati equivalenti ai corrispondenti campioni sviluppati da altri paesi del mondo, devono essere confrontati periodicamente: ciò garantisce che le misure effettuate dalla filiera scientifica e industriale italiana siano considerate equivalenti alle misure effettuate da filiere analoghe in altri paesi. La dimostrazione scientifica dell’equivalenza assicura un vantaggio al Paese nei rapporti e negli scambi commerciali: le importazioni e le esportazioni non sono più soggette ad un criterio della ‘doppia misura’ da parte di chi vende e da parte di chi acquista. La metrologia ha dunque un ruolo di tecnologia abilitante, assolutamente trasversale per tutti i settori della scienza, della tecnologia e dell’industria: poter dimostrare in maniera formale che le misure sono equivalenti può essere riassunto nello slogan “misurato una volta ed accettato ovunque”.

 

Quali sono le prospettive del dopo covid-19? Come cambierà l’impostazione dei progetti di ricerca dell’Istituto?

L’istituto ha risposto immediatamente all’appello arrivato da Innova per l’Italia, l’iniziativa del Ministro per l’innovazione e la digitalizzazione che insieme al MUR e al MISE ha lanciato una Call di idee nei primi giorni dell’emergenza sanitaria per dare un aiuto al paese. L’istituto, che ha una linea di attività di metrologia per la salute, le bioanalisi e la chimica, ha risposto a questa chiamata ed ha rapidamente rifocalizzato alcune attività. Cito ad esempio l’analisi di frammenti di RNA usati nei test molecolari collegati alle indagini sul coronavirus; per armonizzare le procedure di test l’istituto partecipa ad un progetto di standardizzazione internazionale. Un altro tema molto dibattuto e di attualità riguarda i dispostivi di protezione; l’Istituto ha avviato un progetto con partner industriali per allestire un sistema di verifica della capacità di filtraggio dei materiali con cui vengono realizzate le mascherine. È emerso poi il problema della loro sterilizzazione e del riutilizzo, con un grande impatto, non solo in termini economici e di disponibilità di dispostivi di protezione, ma anche sull’ambiente. L’Istituto ha risposto a tutto ciò con progetti autofinanziati.

Rispetto ai progetti e alle attività correnti, il lavoro agile ha rallentato alcune attività di ricerca sperimentali; si è dato maggior spazio alle attività teoriche, ma si è sempre cercato di rispondere alle esigenze dell’industria e della società, soprattutto nel campo della disseminazione delle Unità di misura e delle misurazioni e analisi utilizzate nei processi industriali e nei laboratori. Per quanto possibile, questi laboratori sono stati mantenuti aperti, ovviamente rispettando le procedure di sicurezza.

Certamente, per noi il dopo covid significa ritornare a lavorare appieno sui progetti di ricerca sperimentale che hanno sia valenza scientifica sia industriale. Ritengo tuttavia che uno sforzo importante verrà fatto per mettere le nostre competenze tecnologiche a disposizione dei progetti che affrontano i problemi causati dal covid.

 

Lei ha partecipato alla Settimana dell’Innovazione 2019, dove ha avuto la possibilità di rapportarsi con alcuni esperti cinesi, accademici o industriali: quali sono le principali differenze circa i metodi di approccio a questa materia tra l’Italia e la Cina? Come possiamo imparare l’uno dall’altro?

Abbiamo colleghi cinesi con cui ci siamo rapportati durante la Settimana e nelle fasi successive; in particolare i colleghi dell’Istituto metrologico cinese, l’omologo italiano. Vi è una differenza sostanziale di numeri e di dimensioni; l’Istituto metrologico cinese è circa 5 volte l’Istituto italiano. La Cina lo ha dimensionato per supportare il proprio tessuto industriale, mentre la metrologia italiana è purtroppo ancora sottodimensionata rispetto alle esigenze del tessuto industriale. Con i cinesi abbiamo collaborazioni scientifiche su vari temi, abbiamo una presenza comune all’interno degli organismi internazionali della metrologia, qual ad es. il Bureau international des poids et mesures di Parigi.

I forum organizzati in occasione della Settimana ci hanno consentito di prendere ulteriori contatti e di stringere accordi. Abbiamo constatato che i cinesi hanno una fortissima capacità organizzativa e di programmazione; programmano obiettivi a medio-lungo termine e li perseguono con determinazione. Il governo cinese non lesina le risorse per raggiungere gli obiettivi. Per dare un’idea, per contestualizzare questo fatto, i paesi industrializzati hanno sviluppato quella che chiamano Infrastruttura della Qualità, una piattaforma di supporto all’industria che si basa su tre pilastri fondamentali: la metrologia, l’accreditamento e la normazione (gli standard tecnici). In Italia tale infrastruttura non è finanziata, i singoli enti che la compongono utilizzano fondi propri per finanziarne le attività. La Cina ha dichiarato di volere “un’Infrastruttura di qualità che rispondesse alle esigenze del paese” ed ha messo a disposizione risorse importanti. I colleghi ci dicevano che il governo cinese ha messo a disposizione qualcosa come 150milioni di euro in 3 anni per finanziare i progetti. Una bella lezione di concretezza.

 

Quali sono le prospettive di cooperazione dell’istituto con la Cina e come cambieranno – se cambieranno – dopo questa emergenza sanitaria?

Le prospettive di cooperazione sono molto buone, continueremo a cooperare con la Cina su argomenti comuni. La missione a Pechino è stata l’occasione per firmare un MoU con il NIM (National Institute of Metrology) e sistematizzare alcuni aspetti della collaborazione. Uno dei risultati è la futura partecipazione di post laureati cinesi al dottorato in metrologia, cogestito da INRIM e dal Politecnico di Torino. Vi è interesse da parte dei cinesi di formare nuovi ricercatori per inserirli nei propri laboratori di ricerca, creando legami sempre più forti tra i due Paesi. Siamo molto grati ai colleghi cinesi che nei giorni difficili dell’emergenza hanno fatto un atto di generosità inviandoci 4000 mascherine chirurgiche. Sono arrivate poche settimane fa perché si sono preoccupati del fatto che le mascherine avessero il marchio CE per evitare problemi doganali e di importazione. È stata una donazione dell’Istituto metrologico cinese all’Istituto Metrologico italiano, un gesto di grande amicizia verso l’Italia.