Il coordinatore del progetto Cina della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Co-Direttore dell’Istituto Confucio di Pisa intervistato dalla redazione di Città della Scienza

La cooperazione internazionale è sicuramente una importante iniziativa che può avere grande impatto e rappresentare un’opportunità da non perdere per rinforzare le relazioni bilaterali negli ambiti di università, scienza e innovazione in un’area della Cina particolarmente promettente, sia in termini di crescita e investimenti per ricerca e sviluppo, sia di attenzione da parte del governo centrale con politiche a supporto di progetti come quello che stiamo sviluppando”. E’ il pensiero di  Alberto Di Minin, intervistato da Città della Scienza, nell’ambito delle attività  di internazionalizzazione Italia – Cina, e  coordinatore del Progetto Cina della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Co-Direttore dell’Istituto Confucio di Pisa e Direttore dell’Istituto Italiano Galileo Galilei con sede a Chongqing. Di Minin è inoltre responsabile delle attività di un gruppo di ricercatori e manager per promuovere la collaborazione tra l’ Italia e la Cina.

“L’occidente della Cina rappresenta il quarto polo di sviluppo cinese: dopo i poli tradizionali di Pechino, Shanghai e Guangzhou, quest’area è destinata a essere uno dei motori della Cina del futuro”, continua Di Minin . “L’Italia ha saggiamente investito nella regione aprendo un Consolato Generale cui è assegnato un Consigliere Scientifico. Progetti di cooperazione in settori innovativi come questo, possono aiutare a capitalizzare al meglio i risultati ottenuti e a presidiare la regione. Infatti, implementare questo tipo di iniziative internazionali e, più in generale, le piattaforme a supporto della cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Cina può facilitare il nostro paese ad ottenere uno status di partner privilegiato con un interlocutore sempre più di rilievo come Pechino. Inoltre, le National High-Tech Zone – zone speciali per lo sviluppo basato sull’innovazione scientifica e tecnologica presenti in diversi distretti di Chongqing – sono terreno particolarmente favorevole per le realtà di ricerca e le imprese italiane che vogliano affiancare le controparti cinesi, trovando nuove risorse finanziarie e nuovi mercati. Ovviamente occorre assicurarsi che il valore della ricerca venga poi equamente diviso dai partner, non solo nell’immediato”.

 

Lei ha coordinato l’accordo siglato dal suo ateneo con l’Università di Chongqing per la creazione di un campo base di innovazione sino-italiana a Chongqing, con il sostegno del governo del distretto di Bishan della Municipalità di Chongqing. Qual è lo stato dell’arte, gli avanzamenti, gli obiettivi prefissati e condivisi dai due Paesi ? In quali settori si concentra la collaborazione?
L’accordo trilaterale è stato firmato il 22 febbraio 2017 e prevede una fase pilota di due anni in cui la Scuola Sant’Anna si è impegnata a portare avanti uno studio di fattibilità per la creazione del Sino-Italian Innovation Base-Camp (SIIB-Camp), che nascerà su tre chilometri quadrati di terreno all’interno della National High-Tech Zone del distretto di Bishan.
L’obiettivo dell’accordo è quello di creare un centro per lo sviluppo di programmi di ricerca e formazione congiunti, oltre che ad attività di trasferimento tecnologico ed incubazione di start-up. A coordinare le attività e i fondi messi in questa a fase a disposizione dal governo di Bishan è l’Istituto Galilei, basato all’interno dell’Università di Chongqing e amministrato dalla Scuola Sant’Anna, che funge da ponte tra Italia e Chongqing e offre una piattaforma a servizio del paese.
A 12 mesi dalla firma dell’accordo, la Scuola Sant’Anna ha istituito un team italiano e cinese impiegato a tempo pieno per il centro, e una dozzina di progetti di cooperazione tra Italia e Chongqing sono in fase di sviluppo. Compito della Scuola è inoltre il coinvolgimento di altri partner universitari e del mondo della ricerca italiana, insieme a grandi imprese, start-up e istituzioni finanziarie che vogliano investire nell’area. È stato infatti costituto un Comitato Scientifico italiano a guida del progetto, formato dalle istituzioni che sono diventate partner del SIIB-Camp, tra cui il Politecnico di Torino, l’Università di Bergamo, l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università di Pisa…
La collaborazione tra le parti si concentra nei settori comuni alla Belt and Road Initiative e le strategie di sviluppo nazionale italiane, che integrino “Made in China 2025” con il piano “Industria 4.0;” tra questi: ingegneria dell’autoveicolo, biotecnologie, management dell’innovazione, nanotecnologie e materiali avanzati. A dicembre 2017 è stato lanciato il progetto pilota: un Laboratorio di Ricerca Congiunto sulle tecnologie di Realtà Aumentata, Ambienti Virtuali e Intelligenza Artificiale, finanziato da parte cinese con fondi privati e pubblici per 30 milioni di RMB.

 

Lei è anche rappresentante di NETVAL, l’associazione delle università ed enti pubblici di ricerca italiani impegnati nella valorizzazione dei risultati della ricerca, all’interno del Centro per il trasferimento tecnologico Italia-Cina. Come si concretizza questa collaborazione.
Il Centro per il Trasferimento Tecnologico Italia-Cina (CIITC) è la piattaforma nazionale di cooperazione sino-italiana business-oriented, finalizzata a promuovere le attività di internazionalizzazione dei sistemi ricerca-impresa dell’asse Italia-Cina, le sinergie economiche e le collaborazioni in ambito di ricerca scientifica e tecnologica. Il CITTC rappresenta inoltre il partner tecnico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per l’organizzazione di attività di valorizzazione della ricerca e delle tecnologie innovative e per l’erogazione di servizi a supporto del trasferimento tecnologico tra Italia e Cina.
Esiste quindi una naturale condivisione di obiettivi e comunione d’intenti tra CITTC e NETVAL. Nello specifico, NETVAL supporta l’attività del CITTC mettendo a disposizione il network degli uffici dediti al trasferimento tecnologico delle università e degli istituti di ricerca italiani, insieme ai servizi di formazione, promozione, report e analisi e i link con la rete istituzionale.

 

In base alla sua esperienza può delinearci i principali aspetti delle relazioni bilaterali tra  Italia e Cina e cosa si può immaginare rispetto agli scenari futuri?
Penso che l’Italia debba guardare alla Cina come un partner scientifico e tecnologico sempre più importante. Questo vale sia nei rapporti di cooperazione accademica e scientifica, che per la sfera industriale. Il nostro paese ha senz’altro dato un forte segnale voler rafforzare le relazioni con Pechino in questa direzione, grazie alle numerose visite istituzionali e alla promozione d’iniziative congiunte nate negli ultimi anni.
Occorre a questo punto identificare delle aree di cooperazione di mutuo interesse, partendo dal concetto cinese di win-win cooperation, ovvero uno sviluppo che sia di mutuo beneficio. L’Italia deve definire delle aree geografiche e dei settori di cooperazione scientifica e culturale in cui concentrare le proprie risorse, per poter ambire a diventare capofila o partner unico di Pechino nell’area prescelta. Ciò dipenderà in gran misura dalle scelte politiche e dall’azione delle istituzioni, che potrebbero essere in grado di aggregare diversi attori per “fare sistema”.