Non più solo manifattura ma cooperazione scientifica e tecnologica di alto livello, come quella inaugurata più di dieci anni fa dal Galileo Galilei Italian Institute, nato da un accordo siglato tra la Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università di Chongqing. Il legame che tiene unite Cina e Toscana evolve e assume la fisionomia del “Sino-Italian Innovation Base Camp-SIIB”, che grazie a un investimento di due milioni di euro svolgerà a Chongqing (quarto polo economico cinese) nei prossimi due anni attività di education (scambi tra professori), ricerca e trasferimento tecnologico. E in questa cornice non stupisce la grande attenzione riservata dall’ecosistema toscano della ricerca alla Settimana Italia-Cina della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione presentata da Anne-Marie Bruyas, responsabile Relazioni internazionali di Città della Scienza, presso l’Università di Firenze lo scorso martedì 11 settembre nell’ambito del Roadshow nazionale della manifestazione di cooperazione tra i due Paesi.
Dopo i saluti del rettore Luigi Dei, è il console cinese a Firenze Wang Fuguo a tracciare i rapporti sempre più orientati all’innovazione tra il sistema italiano e quello cinese, evidenziando in particolare il ruolo prioritario dell’Italia quale punto di arrivo della nuova Via della Seta il megaprogetto infrastrutturale con cui Pechino mira a potenziare i corridoi terrestri e marittimi che la connettono al resto del mondo. Ed è Giorgia Giovanetti, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Firenze , ad illustrare le opportunità della “Belt and Road Initiative (BRI)”. Sul piatto dell’iniziativa, ci sono più di 1.440 miliardi di euro e un totale di 67 paesi e 7.000 imprese già coinvolte. Le infrastrutture materiali vanno tuttavia nutrite da quelle immateriali e, ribadiscono sia Wang Fuguo che Giorgia Giovanetti, in questo senso la “Settimana dell’Innovazione Italia-Cina”, che vede la sinergia tra università ed imprese, è un caposaldo delle relazioni in ambito scientifico e tecnologico, con risvolti culturali ed economici.
Inizialmente prevista per nell’ultima settimana di ottobre – spiega Anne-Marie Bruyas – la manifestazione è stata rinviata alla prima settimana di dicembre per delle sopravvenute indisponibilità del ministro cinese della Scienza e della Tecnologia. Anche se non ancora ufficiali, le date della Settimana Italia -Cina 2018 saranno dal 4 al 7 dicembre. Avremo più tempo per coinvolgere e connettere realtà innovative”. Giunta alla nona edizione, si rinnova il format della Settimana che prevede seminari tematici, incontri one-to-one per favorire e rendere immediatamente concrete le opportunità di business. Alle prime due giornate in programma a Napoli, il Sino-Italian Exchange Event e il China Italy Innovation Forum, seguiranno due focus territoriali a Roma e a Cagliari. Un’attenzione particolare verrà riservata alle realtà più giovani con il “Best Startup Showcase”, promosso da Città della Scienza e Campania NewSteel in collaborazione con PNI Cube e l’ITTN per favorire l’internazionalizzazione. “In questa nuova edizione – precisa Bruyas – il Best Startup Showcase rappresenterà la prima tappa di un percorso di penetrazione del mercato cinese per le startup italiane che si concluderà nella Settimana 2019 con la premiazione di tre vincitrici”. Altra novità in programma sarà l’allestimento di un’area espositiva per presentare i risultati e alcuni progetti congiunti negli ultimi anni.

Sul fronte accademico sono già molti i ponti che uniscono la Toscana con la Cina, così come emerso dagli interventi di Marco Raugi, Pro-rettore per il Trasferimento Tecnologico dell’Università di Pisa, Filippo Fasullo della Scuola Sant’Anna di Pisa, Giorgia Giovanetti, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Firenze, Carla Bagna, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università per Stranieri di Siena e Luca Verzichelli, Delegato alle Relazioni Internazionali dell’Università di Siena. “L’università – ricorda Verzichelli – studia dagli anni 90 le relazioni tra commercio toscano e commercio cinese, la partecipazione al turismo, la presenza cinese in termini di nuove imprese. Sicuramente l’università può offrire a queste comunità un contesto più ampio, favorire l’integrazione di giovani nelle università, di partenariati territoriali come cantieri di socializzazione”.

I legami sono già forti e lo testimoniano molti progetti in itinere, presentati nel corso dell’incontro. Maurizio de Vita, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, illustra un progetto avviato con la Beijing University of Civil Engineering and Architecture per lavori di restauro nella città proibita “Advanced diagnostics for restoration. Studies for the ZHAI-GONG area in the Forbidden City” che ha visto l’utilizzo di indagini diagnostiche geo-radar sulle colonne di alcuni templi che hanno permesso di rilevare la presenza di strutture più antiche e le condizioni del suolo. Andrea Bongini del “L3–Lab Shanghai”, società di consulenza per l’internazionalizzazione delle imprese, illustra il caso di una piccola società di torrefazione italiana con produzione di qualità che si trova a competere in un mercato oggi quasi interamente monopolizzato da un’azienda americana, e quello di una grande azienda farmaceutica interessata a distribuire un farmaco antitumorale in un mercato con forte richieste a causa dell’invecchiamento della popolazione e dove ci sono grosse potenzialità di investimento (statali o investitori). Enrico Palchetti dell’Università di Firenze presenta infine un progetto Erasmus + per la realizzazione di un master sulle biomasse e le energie sostenibili realizzato con l’università di Pechino e diversi atenei in Europa. Tra gli obiettivi, la realizzazione di una piattaforma e-learning e la mobilità studentesca e dei docenti che vedrà l’anno prossimo l’accoglienza di 150 ragazzi cinesi in Europa.