Il riequilibrio del territorio contro il rischio Vesuvio

Il riequilibrio del territorio contro il rischio Vesuvio
Il riequilibrio del territorio contro il rischio Vesuvio
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La Campania è una delle regioni italiane con la più elevata densità demografica. La maggiore concentrazione si registra nell’area vesuviana. In particolare, nel tratto della fascia costiera compresa tra Portici e Torre Annunziata (circa il 15% della superficie campana) risiede il 60% della popolazione. Un paradosso visto che le aree interne di Benevento e di Avellino sono invece alle prese da anni con il fenomeno contrario della desertificazione di interi territori. Oltre alla elevata densità demografica l’area vesuviana è estremamente vulnerabile per la presenza del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Da sempre gli studiosi, i politici e le associazioni del territorio lavorano per individuare una soluzione adeguata che possa assicurare la sicurezza e la salvaguardia dei milioni di persone residenti nel vesuviano, in vista di una possibile situazione di rischio. Una risposta è stata individuata da tempo dal professore Ugo Leone, che in un articolo pubblicato sulla rivista del Centro Studi di Città della Scienza, parla di “riequilibrio del territorio”:

“È possibile intervenire sulla congestione e sulla desertificazione ristabilendo un equilibrio? Non è solo possibile, ma è anche la soluzione a molti problemi e sta in quello che si può definire il ridisegno della geografia delle residenze. Questo ridisegno alleggerendo la fascia costiera, la decongestionerebbe di abitanti e nello stesso tempo rivitalizzerebbe le aree demograficamente più deboli. Esso, tuttavia, per essere realizzato efficacemente, nei fatti e non solo su una carta geografica, deve essere preceduto dal ridisegno della geografia delle occasioni di lavoro e dei servizi. È realistico immaginare che questo ridisegno possa essere l’obiettivo di un piano di riassetto del territorio della regione basato anche sulla creazione di incentivi reali che diano innanzitutto a chi vive nelle aree interne la consistente opportunità di restare promuovendole a “guardiani” del loro ambiente. Ciò significherebbe costituire anche un importante presidio a vantaggio di zone che rischiano di essere perdute e “desertificate”. Ma realizzare tutto ciò significa anche attirare popolazione e, cioè ottenere l’altro risultato strettamente collegato con la realizzazione di questa strategia che è quello di disinnescare progressivamente il rischio vulcanico nell’area vesuviana”.

 

La strategia di “riequilibrio del territorio” può essere una soluzione concreta per gestire il rischio Vesuvio? Come implementare questa strategia favorendo la riduzione della densità abitativa del vesuviano in favore delle aree interne?
 
*L’immagine in evidenza è ripresa da Flickr

4 Commenti

  1. Una soluzione che potrebbe portare benefici a tutta la regione. Naturalmente bisognerà prestare molta attenzione alle dinamiche di quella che nell’articolo è stata definita la <> visti i costanti rischi di speculazione edilizia. La crescita delle aree interne, invece, potrebbe essere favorita rafforzando la collaborazione tra le imprese locali e gli istituti universitari al fine di creare e formare quelle competenze di cui le prime hanno bisogno per il loro sviluppo.
    L’argomento sarà oggetto di discussione anche nei giorni di Futuro Remoto?

    Ferdinando

    • Ciao Ferdinando, ti invito a visitare la manifestazione Futuro Remoto che dal prossimo 7 ottobre animerà Piazza Plebiscito. Nel padiglione Terra Madre avrai modo di conoscere i diversi enti di ricerca e ricercatori che studiano come prevenire il rischio sismico e vulcanico dei nostri territori.

  2. E’ una buona idea, ma penso sia molto difficile, ma non impossibile, disinnescare progressivamente il rischio vulcanico presente nel golfo di Napoli. Bisogna impegnarsi per evitare una tragedia.

  3. Innanzitutto reputo necessaria la creazione di una rete che metta in comunicazione le aree più interne della Campania, tra cui il Cilento, ad esempio. Se infatti si progetta la valorizzazione di queste zone, bisogna che la popolazione le conosca e, solo in questo modo, possa realmente prendere in considerazione la possibilità di abitarle, apprezzando i vantaggi di una vita non cittadina, i paesaggi e la tranquillità. Ma sicuramente non rinuncerebbe alle comodità cittadine più comuni, quali infrastrutture e comunicazione, che è necessario costruire. Risulta difficoltoso anche solo soggiornare per breve tempo in alcune di queste zone, figuriamoci viverci.

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