Comunicato stampa del CdA
sulla ricostruzione di Città della Scienza

Il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Idis – Città della Scienza ha preso atto dell’Accordo Interistituzionale Governo Italiano, Regione Campania, Comune di Napoli – Programma di Risanamento Ambientale e Rigenerazione Urbana – Sito Interesse Nazionale Bagnoli – Coroglio, siglato il 19 luglio 2017.

Se, da un lato, manifesta pieno apprezzamento per il ritorno alla normalità dei rapporti istituzionali tra i diversi livelli di governo del territorio – l’unica strada possibile per provare a bloccare la crisi economico-sociale della città di Napoli e per creare a Bagnoli una Zona Economica Speciale, strumento importante di nuova industrializzazione contro il dramma della deindustrializzazione e quindi della disoccupazione e precarizzazione del lavoro che affligge la città -, dall’altro, esprime una vibrata protesta per la soluzione proposta per la Città della Scienza.

Il CdA della Fondazione denuncia che, in sfregio al Piano Regolatore vigente, all’Accordo di Programma Quadro sottoscritto in data 14 agosto 2014 dallo stesso Sindaco De Magistris, dal Presidente del Consiglio Renzi e dal Presidente della Regione Caldoro, e nonostante l’enorme lavoro tecnico svolto nell’ultimo anno e la firma dell’Accordo del 18 febbraio 2017 tra Invitalia e Città della Scienza, con l’Accordo Interistituzionale, “su richiesta non negoziabile del Comune di Napoli, è stata sviluppata una proposta che prevede di acquisire al lungomare tutte le aree di sedime dei volumi incendiati lasciando lungo il percorso fronte mare solo i ruderi dell’antica vetreria. In alternativa all’accordo raggiunto tra Invitalia e Città della Scienza, è stato quindi disposto di costruire il NSC alle spalle dei volumi esistenti in area ex Italsider, oggi Invitalia (con la condizione che avvenga il relativo scambio di proprietà delle aree e con la valorizzazione delle aree a mare a cura della stessa Invitalia)”.

Il CdA della Fondazione denuncia che con questa decisione il Comune di Napoli, cancella la ricostruzione del Science Center bruciato che era prevista per il 4 marzo 2020, e che mai la Fondazione accetterà di vedere deportato il Museo. Al di là delle belle parole va in fumo tutto il lavoro svolto all’indomani dell’attentato incendiario: il lavoro tecnico e progettuale che aveva portato alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro del 14 agosto del 2014, l’espletamento e l’aggiudicazione del concorso internazionale di progettazione del Nuovo Science Center, l’avvio da parte della Regione Campania della conferenza di servizi, l’Accordo con Invitalia per un ulteriore arretramento per rendere ancora di più compatibili i progetti di rigenerazione.

Il CdA ricorda al sindaco De Magistris che la Fondazione nel 2013 avrebbe potuto fare una semplice DIA e ricostruire il Museo bruciato, ma che aveva accettato la richiesta Sua e dell’Amministrazione comunale di ricostruirlo dov’era ma con un arretramento di 18 metri rispetto alla sua localizzazione storica, per rendere il nuovo museo compatibile con le passeggiata e la spiaggia artificiale e che l’Accordo del 14 agosto 2014 era stato il frutto di un lavoro tecnico puntuale con gli uffici comunali.

Leggendo il documento e guardando le piante, è plastico che non c’è nessun motivo tecnico nella decisione di cacciare il Museo dalla sua casa. Si chiarisce che la delocalizzazione del Museo, insistentemente proposta dal Comune di Napoli prima della firma dell’Accordo del 14 agosto 2014, servisse a “liberare” da manufatti le aree prospicienti la linea di costa, poiché su quelle stesse aree, di fronte ai ruderi dell’attuale museo, si propone oggi di costruire volumi commerciali.

Anche il progetto di realizzazione della grande spiaggia pubblica – del tutto compatibile con la presenza del Science Centre, rispetto a cui Città della Scienza costituirebbe un importante presidio, attrattore e animatore, non solo nei mesi estivi-, va riportato alla verità: la proposta voluta dal Comune non è quella di una “ricostruzione” della linea di costa, poiché al posto della costa naturale, costituita prevalentemente da rocce tufacee e laviche, verrà realizzata una spiaggia artificiale in stile “Dubai”, che nell’area non è mai esistita, dalla dubbia tenuta ambientale, e che rappresenta un ennesimo atto di forza dell’uomo sulla natura.

Questa richiesta -l’unica “non negoziabile” in un documento di 102 pagine- non si spiega se non con una precisa volontà dell’Amministrazione comunale di colpire un pezzo di comunità scientifica napoletana, quella raccolta attorno a Città della Scienza, che si è sempre mostrata libera ed indipendente, pur mantenendo costantemente un approccio collaborativo e costruttivo con le Istituzioni in generale e con la stessa giunta De Magistris. Anche in questo caso ribadiamo che l’autonomia della nostra Istituzione non si tocca, e che l’indipendenza dalla politica è quello che ha permesso alla Città della Scienza di rappresentare per oltre trent’anni, a livello nazionale ed internazionale, un punto di riferimento culturale, scientifico ed economico ambizioso e credibile, di rinascere come l’araba fenice dal fuoco criminale, ed è questa una condizione essenziale per contribuire ad innovare e trasformare la nostra città e la nostra Regione.

La proposta avanzata con ‘Accordo Interistituzionale di bloccare la ricostruzione del Museo per ricostruirlo in un futuro lontano, in aree non di proprietà di Città della Scienza, di certo non dello stesso valore, che dovrebbero essere prima acquisite da Invitalia, poi dissequestrate dalla magistratura, poi ancora essere oggetto di bonifica, è un ennesima umiliazione che poteva essere risparmiata alla città di Napoli.

Inoltre risulta davvero incomprensibile il principio per cui si decide di delocalizzare il nuovo museo per “liberare” la linea di costa, lasciando tuttavia lì dov’era l’intero manufatto bruciato, optando dunque per un’occupazione di suolo con una struttura “morta” e rinunciando per sempre a farla rivivere in nome della scienza e della legalità con un progetto avveniristico progettato da giovani per i giovani.

Ancora una volta segnaliamo al Comune di Napoli e al Sindaco De Magistris che spostare un Museo realizzato in edifici di 160 anni, parte integrante del Piano Regolatore Generale, con la motivazione che gran parte degli edifici sono stati bruciati da mani criminali e che quindi l’occasione è buona per eliminarlo è nei fatti dare ragione a quelle stesse forze criminali che hanno bruciato il Museo Scientifico della città di Napoli,

Il Consiglio d’Amministrazione fa un appello al Sindaco, all’Amministrazione e al Consiglio Comunale, alla Regione Campania e al Governo, affinché correggano questa decisione e si permetta di non interrompere la ricostruzione del Science Center “ dov’era, com’era, ancora più bello”, come richiesto dalle centinaia di migliaia di cittadini che in questi anni si sono mobilitati per la ricostruzione di Città della Scienza li dov’era.

Il CdA chiede di dare con i fatti una risposta ferma alla mano e alle menti criminali che hanno incendiato il Museo e di non avvalorare la tesi di chi vede nel fuoco uno strumento efficace di ridisegno del territorio. Se tale scelta non venisse corretta, la Fondazione si riserva di chiedere nelle sedi opportune il risarcimento per i danni materiali e morali che quest’atto le arrecherebbe.

La proposta dell’Amministrazione comunale che “prevede di acquisire al lungomare tutte le aree di sedime dei volumi incendiati lasciando lungo il percorso fronte mare solo i ruderi dell’antica vetreria”, oltre a suonare come una beffa,è un messaggio negativo ai giovani di Napoli e dell’intero Paese, la prova dell’incapacità di una classe dirigente di guardare al futuro ed investire in cultura, scienza, innovazione, per costruire una città giusta, solidale ed inclusiva.

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