I dieci più grandi successi della scienza italiana nel 2014

Negli ultimi giorni dell’anno le grandi riviste scientifiche come Nature e Science, e i grandi magazine di divulgazione come Scientific American o New Scientist pubblicano le loro, attesissime, classifiche sulle scoperte e i risultati scientifici più importanti dell’anno in chiusura. Sebbene la maggior parte dei posti della top ten sia occupata dall’eccellenza scientifica made in USA, l’Italia trova sempre modo di strappare qualche posizione. Per dare maggior visibilità ai grandi successi della scienza italiana, Città della Scienza ha deciso di stilare una propria classifica dei più importanti risultati ottenuti dall’Italia in ambito scientifico in questo 2014. Una graduatoria frutto di una stringente selezione, che lascia fuori tantissimi risultati d’eccellenza, ma che può dare un’idea di quanta Italia ci sia nel grande sforzo mondiale per l’avanzamento della conoscenza.

#1 Rosetta sulla cometa

C’è così tanta Italia nel successo scientifico mondiale dell’anno, quello della missione ESA Rosetta, che sulla cometa 67P/Churyumov-Geramisenko avremmo potuto anche piantarci una bandiera tricolore. Ma la verità è che Rosetta è un grande traguardo dalla cooperazione scientifica europea, riconosciuto anche da Science, che ha conferito alla missione spaziale il podio del 2014. Andrea Accomazzo, flight director di Rosetta, ossia direttore del volo – lunghissimo, dieci anni nello spazio – della sonda, ha inoltre conquistato il podio della top ten di Nature dei personaggi scientifici dell’anno. Pilota all’Aeronautica militare, sceglie poi di laurearsi in ingegneria aerospaziale e sbarca in ESA per dedicare diciannove anni della sua vita al progetto Rosetta. Lo abbiamo visto esultare in diretta quando il lander Philae ha toccato il suolo della cometa. Il successo va condiviso con Paolo Ferri, direttore della missione, e Bruno Gardini, project manager di Rosetta. Ma anche con i tanti ricercatori che hanno realizzato diversi degli strumenti-chiave della sonda e del lander: dal trapano al carotiere che ha analizzato i campioni raccolti, dallo spettrometro che ha rilevato i primi dati sulla cometa all’analizzatore di polvere e particelle “Giada”. Strumenti di precisione sviluppati da astrofisici di tutta Italia e prodotti da grandi aziende nazionali: Tecnospazio, Eni-Tecnomare, Rodio e Selex, controllata da Finmenccanica, fino a Thales Aliena Space, che ha assemblato la sonda nei propri stabilimenti.

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Rappresentazione artistica del lander Philae sul suolo della cometa 67P.

#2 Il (potenziale) vaccino per l’Ebola

Ha conquistato le prime pagine dei giornali il vaccino italiano per l’Ebola, anche se con qualche clamore di troppo. Non era vera la notizia secondo cui l’OMS aveva deciso di acquistare 10mila dosi del vaccino, preferendolo a tutti gli altri in via di sperimentazione. Realizzato e prodotto dall’italiana Okairos nei laboratori di ricerca del CEINGE di Napoli e in quelli di sviluppo dell’IRBM Science Park di Pomezia, con il contributo decisivo del biologo molecolare Riccardo Cortese, il vaccino ha iniziato a fine settembre il trial clinico sull’uomo in Europa e Stati Uniti. I risultati sugli animali sono stati sorprendenti e tutto fa sperare che presto possa avere il via libera per arginare l’epidemia in Africa.

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#3 I neutrini solari visti da Borexino

Il 2014 è stato un anno importante per l’INFN, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: l’esperimento Borexino (a destra), realizzato nei Laboratori del Gran Sasso, ha finalmente osservato i neutrini prodotti nel nucleo solare dal processo di fusione nucleare. Finora, le analisi dell’energia del Sole erano state effettuate analizzando i fotoni emessi dalla nostra stella, che però sono il prodotto di reazioni avvenute centomila anni prima (tanto impiega un fotone a uscire dai densissimi strati interni del Sole); i neutrini invece, anch’essi prodotto della fusione nucleare, interagiscono pochissimo con la materia e quindi impiegano appena 8 minuti a coprire i 150 milioni di chilometri che separano il Sole dalla Terra. È stato così possibile dimostrare la reazione protone-protone che avviene nel nucleo e confrontare le misurazioni effettuate sui neutrini con quelle dei fotoni, confermando che in 100mila anni l’energia prodotta dal Sole non è cambiata. Proprio per la scarsa interazione con la materia, catturare questi neutrini è stata un’impresa enorme, finalmente coronata dal successo.

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#4 Fabiola Gianotti al CERN, Simona Di Pippo all’UNOOSA

Due scienziate italiane hanno conquistato due ambitissimi posti direttivi in altrettante istituzioni di cooperazione scientifica mondiale: sono la fisica Fabiola Gianotti dell’INFN, già a capo dell’esperimento Atlas che, insieme con l’esperimento CMS, aveva portato nel 2012 alla scoperta del bosone di Higgs al CERN di Ginevra; e l’astrofisica Simona Di Pippo, già direttrice del Volo Umano all’ESA e dirigente dell’Agenzia spaziale italiana. La prima è stata ora nominata direttore generale del CERN a partire dal 2016, mentre la seconda ha assunto a marzo l’incarico di direttrice dell’Ufficio ONU per lo Spazio (UNOOSA) a Vienna, che coordina le attività di cooperazione internazionale in materia spaziale.

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#5 L’editing genico diventa realtà

Il gruppo di ricerca di Luigi Naldini, direttore dell’Istituto Telethon San Raffaele per la terapia genetica (TIGET) di Milano, ha firmato una ricerca, pubblicata su Nature, su una nuova metodica per la cura delle malattie genetiche. Lo standard per le terapie genetiche oggi si basa sull’uso di un retrovirus come vettore per portare una copia sana di un gene nelle cellule del paziente in sostituzione del gene difettoso; ma questo trattamento produce spesso effetti collaterali. La tecnica dell’editing del genoma messo a punto dall’équipe di Naldini permette di intervenire direttamente sul DNA per riparare il difetto genetico. L’editing viene effettuato sulle cellule staminali emopoietiche, che poi si differenziano e si diffondono in tutto l’organismo, rigenerando il sistema difettoso. Un risultato che apre le porte a una rivoluzione delle terapie geniche.

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#6 Il recupero della Concordia

Un grande risultato della ricerca applicata alla tecnologia e dell’ingegneria italiana, celebrato anche nella serata inaugurale dell’edizione 2014 di “Futuro Remoto” (vedi video a destra), è stato il recupero della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio. Il recupero dell’enorme relitto, che minacciava un disastro ambientale nell’arcipelago toscano, è tra le più importanti operazioni navali della storia. Gli ingegneri Tullio Balestra, Giovanni Ceccarelli, Sergio Girotto, Mario Scaglione e Aureliano Schirippa sono stati tra i protagonisti – con le aziende Tecon, Micoperi, Spline e Ceccarelli – della straordinaria impresa coordinata dal sudafricano Nick Sloane.

#7 Nanoparticelle contro l’Alzheimer

La battaglia contro l’Alzheimer sta segnando recentemente molti punti a favore della ricerca e uno dei risultati più promettenti viene quest’anno dall’Italia. Uno studio realizzato da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e pubblicato sul Journal of Neuroscience ha permesso di brevettare delle nanoparticelle in grado di rimuovere le placche amiloidi, gli ammassi proteici presenti nel cervello delle persone affette da sindrome di Alzheimer. Le nanoparticelle hanno rimosso con successo le placche nel cervello di topi da laboratorio, che hanno recuperato le loro funzioni cognitive. Il passo successivo è verificare la possibilità di prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer nei topi e poi procedere ai test sull’uomo, sperando in un analogo successo.

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#8 Il gatto di Schrödinger riprodotto in laboratorio

Il celebre paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale che dimostra le sorprendenti implicazioni della meccanica quantistica se applicate in un sistema macroscopico, dove questi paradossi (un gatto vivo e morto allo stesso tempo) non avvengono. Un gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale di ottica del CNR di Firenze e del Laboratorio europeo di spettroscopia non-lineare dell’Università di Firenze è riuscito a dimostrare che il paradosso è reale e può applicarsi a fenomeni macroscopici. L’osservazione compiuta su un singolo fotone – una particella quantica – può effettivamente influenzare un impulso di luce laser. Si dimostra così l’effettivo “intreccio” tra fenomeni classici e quantistici. La ricerca permetterà da un lato di scoprire fino a che livello i sistemi macroscopici sono influenzati dai fenomeni quantistici, e dall’altro di realizzare i pezzi fondamentali dei futuri computer quantistici.

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#9 Una diagnosi precoce per la SLA

Una PET permetterà una più facile e precoce diagnosi della SLA, la sindrome laterale amiotrofica, che colpisce ogni anno circa duemila persone solo in Italia. Superando le attuali diagnosi che richiedono lunghi tempi di osservazione, la metodica sviluppata da un’équipe dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR, diretta da Marco Pagani, in collaborazione con il Centro PET Irmet e del Centro SLA di Torino, permette di analizzare con la tecnica della tomografia a emissione di positroni le aree cerebrali che presentano alterazioni caratteristiche nei malati di SLA, con un’efficacia del 95%. Ciò permetterà di intervenire precocemente nella terapia per migliorare significativamente le condizioni di salute dei nuovi pazienti.

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#10 Un doppio sistema planetario binario

La scoperta di nuovi pianeti non fa quasi più notizia (tranne nel caso di nuovi “gemelli” della Terra), ma quella effettuata da un team di astronomi italiani quest’anno è una novità assoluta: il sistema binario XO-2 possiede due distinti sistemi planetari, ciascuno orbitante intorno a una delle due stelle del sistema. Finora era stato possibile osservare pianeti orbitanti intorno a una sola o a entrambe le stelle di un sistema doppio, ma non due sistemi planetari distinti. Al momento sono stati osservati due giganti gassosi, ma è probabile che intorno alle due stelle orbitino anche piccoli pianeti rocciosi. A scoprirli è stato il Telescopio Nazionale Galileo nelle Canarie, incrociando le osservazioni con l’Osservatorio Astronomico della Valle d’Aosta e le stazioni osservative dell’INAF a Sierra la Nave e Asiago.

A cura di Roberto Paura

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