L’incendio del museo interattivo di Città della Scienza rappresenta una ferita che deve essere al più presto sanata. Non sappiamo, ad oggi, quali saranno le risultanze del lavoro degli inquirenti e le attendiamo con trepidazione. Va detto, però, che chiunque abbia agito non ha fatto i conti con un sentimento di indignazione e orrore che ha visto uniti semplici cittadini, mondo della scienza, istituzioni; a Napoli, in Italia e in tutto il mondo.
Il punto di forza di Città della Scienza, e che ne rappresenta l’esemplarità a livello internazionale, è sempre stato quello di aver connesso in un’unica catena del valore, l’educazione e la divulgazione scientifica all’alta formazione alla creazione di impresa; in una parola la connessione tra scienza e società, nella consapevolezza che solo elevando le competenze e le abilità tecnico-scientifiche diffuse nella popolazione sia possibile superare il declino del paese e riposizionare l’Italia nel novero delle potenze economiche in grado di competere sui fronti più innovativi.
E non a caso ci siamo insediati, già dal 1992, nell’area di Bagnoli.
Volevamo dare il senso non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti, che quell’area-simbolo della società industriale poteva rinascere a nuova vita coniugando industria innovativa, pulita e compatibile con un territorio di straordinaria bellezza e storia. Volevamo indicare una possibile traccia da seguire sulla strada di una riconversione ecologica dell’economia e della civiltà. Quando più di venti anni fa lanciammo queste parole d’ordine non tutti capivano. Oggi si tratta, anche di fronte alla terribile crisi che ci interroga su prospettive e vie d’uscita, di un tema di discussione globale.
L’incendio del Science Centre è dunque una tragedia.
Non solo in termini individuali, per noi che ci lavoriamo da anni e vi abbiamo investito parte importante delle nostre vite; non solo per i visitatori che, letteralmente, hanno pianto di fronte alla violenza delle fiamme per la perdita di un luogo familiare e amato (nemmeno noi immaginavamo quanto amato!); non solo perché, a Napoli come in Iraq, la cultura non si tocca nemmeno in tempo di guerra.
Si tratta anche di una tragedia collettiva perché sembra lanciare a tutti, e in maniera drammaticamente spettacolare, il messaggio che troppi in questi ultimi decenni hanno provato a far divenire senso comune l’idea per cui la cultura, il sapere, la ricerca non hanno alcun valore.
La nostra risposta, come sempre, è stata con i fatti. Le attività di Città della Scienza non si sono fermate nemmeno per un’ora. Già la mattina del giorno dopo le start up presenti nell’incubatore erano regolarmente al lavoro; era in funzione il Centro Congressi; si continuavano a progettare i nostri principali eventi: dal salone sulle tecnologie per la smart education che terremo a ottobre al forum di scambi commerciali tra Italia e Cina che organizziamo dal 2006. E già stiamo progettando – anche grazie al sostegno popolare di tanti – la riapertura seppure in forma ridotta, ma quanto importante sul piano simbolico, di un nucleo di laboratori e attività espositive. Abbiamo reagito così allo smarrimento e al dolore; e crediamo sia la strada giusta, quella su cui chiediamo a tutti di sostenerci e di starci affianco anche nei prossimi mesi, quando la eco delle fiamme sarà scemata.
Come è noto la parola “sacrificio” vuol dire letteralmente “rendere sacro”. L’incendio di Città della Scienza, il suo sacrificio, ha smosso coscienze, ha fatto riflettere tanti e ha reso questo nostro luogo, per certi versi, sacro. Il museo interattivo di Città della Scienza perciò sarà ricostruito lì, come già con le istituzioni si sta lavorando per fare, presto e bene, in segno di continuità e di monito contro l’ignoranza e la violenza. Le tante persone sconvolte che ci stanno in questi giorni mostrando la propria solidarietà e il loro affetto possono starne certe.
Vittorio Silvestrini
Presidente di Città della Scienza