“L’indignazione prima pietra del Nuovo Museo di Città della Scienza”, di Vittorio Silvestrini

L’incendio del museo interattivo di Città della Scienza rappresenta una ferita che deve essere al più presto sanata. Non sappiamo, ad oggi, quali saranno le risultanze del lavoro degli inquirenti e le attendiamo con trepidazione. Va detto, però, che chiunque abbia agito non ha fatto i conti con un sentimento di indignazione e orrore che ha visto uniti semplici cittadini, mondo della scienza, istituzioni; a Napoli, in Italia e in tutto il mondo.

Il punto di forza di Città della Scienza, e che ne rappresenta l’esemplarità a livello internazionale, è sempre stato quello di aver connesso in un’unica catena del valore, l’educazione e la divulgazione scientifica all’alta formazione alla creazione di impresa; in una parola la connessione tra scienza e società, nella consapevolezza che solo elevando le competenze e le abilità tecnico-scientifiche diffuse nella popolazione sia possibile superare il declino del paese e riposizionare l’Italia nel novero delle potenze economiche in grado di competere sui fronti più innovativi.

E non a caso ci siamo insediati, già dal 1992, nell’area di Bagnoli.

Volevamo dare il senso non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti, che quell’area-simbolo della società industriale poteva rinascere a nuova vita coniugando industria innovativa, pulita e compatibile con un territorio di straordinaria bellezza e storia. Volevamo indicare una possibile traccia da seguire sulla strada di una riconversione ecologica dell’economia e della civiltà. Quando più di venti anni fa lanciammo queste parole d’ordine non tutti capivano. Oggi si tratta, anche di fronte alla terribile crisi che ci interroga su prospettive e vie d’uscita, di un tema di discussione globale.

L’incendio del Science Centre è dunque una tragedia.

Non solo in termini individuali, per noi che ci lavoriamo da anni e vi abbiamo investito parte importante delle nostre vite; non solo per i visitatori che, letteralmente, hanno pianto di fronte alla violenza delle fiamme per la perdita di un luogo familiare e amato (nemmeno noi immaginavamo quanto amato!); non solo perché, a Napoli come in Iraq, la cultura non si tocca nemmeno in tempo di guerra.

Si tratta anche di una tragedia collettiva perché sembra lanciare a tutti, e in maniera drammaticamente spettacolare, il messaggio che troppi in questi ultimi decenni hanno provato a far divenire senso comune l’idea per cui la cultura, il sapere, la ricerca non hanno alcun valore.

La nostra risposta, come sempre, è stata con i fatti. Le attività di Città della Scienza non si sono fermate nemmeno per un’ora. Già la mattina del giorno dopo le start up presenti nell’incubatore erano regolarmente al lavoro; era in funzione il Centro Congressi; si continuavano a progettare i nostri principali eventi: dal salone sulle tecnologie per la smart education che terremo a ottobre al forum di scambi commerciali tra Italia e Cina che organizziamo dal 2006. E già stiamo progettando – anche grazie al sostegno popolare di tanti – la riapertura seppure in forma ridotta, ma quanto importante sul piano simbolico, di un nucleo di laboratori e attività espositive. Abbiamo reagito così allo smarrimento e al dolore; e crediamo sia la strada giusta, quella su cui chiediamo a tutti di sostenerci e di starci affianco anche nei prossimi mesi, quando la eco delle fiamme sarà scemata.

Come è noto la parola “sacrificio” vuol dire letteralmente “rendere sacro”. L’incendio di Città della Scienza, il suo sacrificio, ha smosso coscienze, ha fatto riflettere tanti e ha reso questo nostro luogo, per certi versi, sacro. Il museo interattivo di Città della Scienza perciò sarà ricostruito lì, come già con le istituzioni si sta lavorando per fare, presto e bene, in segno di continuità e di monito contro l’ignoranza e la violenza. Le tante persone sconvolte che ci stanno in questi giorni mostrando la propria solidarietà e il loro affetto possono starne certe.

Vittorio Silvestrini

Presidente di Città della Scienza

 

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