Perché è ancora importante celebrare Darwin

Il Darwin Day che si celebra ogni anno in diversi paesi del mondo il giorno della nascita di Charles Darwin non è solo un modo di omaggiare lo straordinario lavoro di un uomo che dedicò la sua vita a gettare luce sui processi di evoluzione degli esseri viventi, affermando per primo ciò che oggi diamo per scontato, ossia che gli esseri umani sono il frutto di una lunghissima evoluzione e che le scimmie sono nostre cugine, appartenendo anche entrambi all’ordine dei Primati. Analoghe celebrazioni di grandi scienziati, come Isaac Newton o Albert Einstein, non godono della stessa notorietà. Ma dai primi anni 2000 i Darwin Day sono diventati appuntamenti di primo piano nel mondo scientifico per un motivo ben preciso: contrastare l’inquietante dilagare delle tesi antiscientifiche contrarie alla teoria dell’evoluzione. Può sembrare incredibile, 205 anni dopo la nascita di Darwin, che tesi antievoluzionistiche continuino a impensierire gli scienziati.

Eppure la situazione, soprattutto negli Stati Uniti, è critica. Un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center lo scorso anno negli USA ha rivelato che ben il 33% degli americani crede che gli esseri umani non si siano evoluti nel tempo, ma siano stati creati così come sono oggi all’inizio del tempo, come raccontato nel libro della Genesi. Questa percentuale raggiunge punte incredibili tra i cristiani evangelici, fino al 64% tra i bianchi e il 50% tra i neri. E tra i repubblicani: il 57% di chi si dichiara elettore del Grand Old Party non crede alla teoria dell’evoluzione. Un’autentica maggioranza assoluta, dunque, che è riuscita a imporre in diversi stati l’insegnamento nelle scuole del creazionismo o del cosiddetto intelligent design come teorie alternative all’evoluzionismo.

Negli stati di Louisiana e Tennessee, le scuole pubbliche consentono l’insegnamento delle teorie alternative all’evoluzionismo. L’area della cosiddetta Bible Belt, dove c’è la maggiore concentrazione di evangelici protestanti, nel sud-ovest del paese, corrisponde alla maggiore presenza di istituti scolastici che hanno adottato testi antievoluzionistici. In Kentucky nel 2007 è stato aperto il Museo della Creazione, costato 30 milioni di euro, che presenta la storia del mondo “riveduta e corretta” agli occhi della Genesi. Con tanto di ricostruzioni di ambienti preistorici in cui gli uomini primitivi convivevano con i dinosauri e mappe cronologiche che datano la creazione dell’universo al 4004 a.C.

In Italia la situazione è per fortuna migliore. Anche se non sono mancati tentativi, in passato, da parte di circoli conservatori interessati all’esperienza americana, di cancellare dai testi scolastici ogni riferimento all’evoluzionismo, sostenendo che si trattasse solo di una ipotesi e non di una teoria scientifica confermata dai fatti, e persino esponenti di punta del CNR che si dichiaravano creazionisti,  sondaggi di alcuni anni fa dimostrano che la credenza nell’interpretazione letterale del libro della Genesi è condivisa da meno del 25% della popolazione. Favorevole è anche, un po’ a sorpresa, il terreno religioso. A differenza delle dottrine letterali propugnate dagli evangelici protestanti, la Chiesa Cattolica ha da tempo accettato la teoria dell’evoluzione e rifiutato anche la più seducente interpretazione dell’intelligent design, una versione aggiornata del creazionismo che, pur accettando in parte le evidenze scientifiche, tende a dimostrare l’esistenza di un finalismo nel processo evolutivo e contrasta l’idea di pura casualità che invece condividono gli studiosi. Nel 1996 Papa Giovanni Paolo II “sdoganava” l’evoluzionismo definendolo ormai ben più di un’ipotesi e nel 2007 Benedetto XVI, pur sostenendo che evoluzione e progetto divino non sono in contrasto, prendeva posizione contro le tesi fondamentaliste dei creazionisti americani.

Ciò non toglie che sia importante celebrare il Darwin Day in Italia per divulgare correttamente il senso delle teorie di Darwin e dei progressi che sono stati fatti nello studio scientifico dell’evoluzione. Dall’idea che l’uomo discenda dalle scimmie – non è così, entrambi discendiamo da antenati comuni – a quella dell’esistenza di anelli mancanti che metterebbero in dubbio le teorie evoluzionistiche, sono tanti i luoghi comuni che la scienza deve sfatare e spiegare correttamente, per diffondere nel modo migliore la grande lezione di Charles Darwin.

Roberto Paura

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