Biblioteche e divulgazione scientifica

Le Biblioteche come soggetto di divulgazione scientifica e zona franca per l’interdisciplinarità: il caso della Biblioteca dell’ISPRA

Nel 2013, presso l’Istituzione Biblioteche di Roma, è stato creato l’Ufficio Biblioscienze con lo scopo di promuovere la diffusione della cultura scientifico-tecnologica sul territorio, attivando reti di collaborazione con singoli studiosi, enti di ricerca e insegnamento. Le iniziative organizzate mettono in contatto il mondo della scienza con i semplici cittadini, di ogni età ed estrazione sociale, raggiungendoli capillarmente, quotidianamente e ubiquamente nella vasta periferia urbana e umana di Roma, secondo la vocazione delle biblioteche pubbliche, nel senso anglosassone del termine.

Ma la formula di “biblioscienze” non è applicabile solo alle biblioteche pubbliche. Può funzionare egregiamente anche presso altre tipologie di biblioteche, che intendano svolgere un lavoro divulgativo, configurandosi come nuovi soggetti per la diffusione della cultura scientifica, ma anche come luoghi idonei alla comunicazione interdisciplinare tra i ricercatori e un uditorio più ampio. Potremmo, forse, dire che il seme di biblioscienze sta mettendo radici, fiorendo e dando i suoi frutti, con grandi potenzialità di diventare il grande albero e poi la foresta di ciò che potremmo definire la feconda “corrente di biblioscienze”. Un mondo che, in prospettiva, potrebbe davvero divenire un’infrastruttura fondamentale per l’economia della conoscenza in Europa, se si considera che nel nostro continente le biblioteche sono complessivamente 90.000.
Tale consapevolezza, a mio giudizio, si è manifestata chiara e netta, durante l’incontro del 18 febbraio scorso, presso la sede dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dedicato a quel passaggio epocale noto come “rivoluzione neolitica”, avvenuto circa 10 o 12 mila anni fa, che ha portato alla nascita dell’agricoltura e dell’allevamento, e alla selezione di determinate specie a dispetto di altre: La domesticazione di piante e animali: dal Neolitico una rivoluzione pacifica per una vita più facile. Presentazione del volume “Terra tra le mani”.

 

È stata un’esperienza coinvolgente e suggestiva, che ha dimostrato, in maniera semplice e concreta, come sia possibile far dialogare mondi che sembrerebbero lontani e disgiunti tra loro da tanti punti di vista (età, interessi, esperienze, appartenenza geografica ecc.), come quello dei bibliotecari, dei bambini (gli alunni di una V elementare della Scuola “Antonio Gramsci”), dei ricercatori (dell’ISPRA, della Fondazione Bioparco, del progetto Orti Urbani, del CNR, delle Aree naturali protette, del CREA, ecc.) e dell’editoria.

Anche il dialogo tra gli adulti presenti, tutt’altro che scontato, ha vissuto un’occasione di crossfertilization tra studiosi appartenenti non solo ad enti diversi, ma anche e soprattutto a discipline afferenti a due universi scientifici, fino ad alcuni decenni fa, non comunicanti tra loro – come ricordava con garbo il Presidente dell’Ispra Bernardo De Bernardinis nel suo saluto introduttivo – essendo uno legato alla tutela dell’integrità ambientale e l’altro alle attività umane del settore primario. Al contrario oggi, anche mondi diversi tra loro, di fronte all’emergenza sempre più acuta della scarsità delle risorse disponibili, devono sforzarsi di favorire occasioni di incontro, dialogo e cooperazione.

L’incontro è scaturito dalla feconda collaborazione nell’ISPRA tra l’agronoma Beti Piotto che, con un linguaggio comprensibile ai bambini ed al contempo congeniale ai ricercatori, ha tenuto una relazione sul tema “L’avvento dell’agricoltura: la più importante transizione culturale, sociale e tecnologica nella storia”, e la bibliotecaria Anna Laura Saso la quale, nel ruolo di moderatrice, ha introdotto gli interventi della mattinata, a iniziare da quelli della Direttrice del Dipartimento attività bibliotecarie, documentali e per l’informazione e la Difesa della Natura, Emi Morroni e, come detto, dal Presidente De Bernardinis.

Così un libro di editoria per ragazzi, Terra tra le mani (Roma, Anicia, 2015), scritto da Cristiana Pezzetta, archeologa, ed illustrato da Gioia Marchegiani, in maniera “raffinata, delicata e semplice per essere comprensibile ai bambini” – per citare le parole usate in sede di presentazione – ha fatto da fil rouge e da collante tra le varie generazioni presenti e i diversi mondi rappresentati: ricerca, biblioteche, scuola e divulgazione.

I bambini con la capacità tutta loro di meravigliarsi, hanno perfettamente compreso il senso ultimo del libro: parlare della meraviglia e dello stupore della scoperta, in particolare della possibilità che offrono i semi. Sono stati particolarmente colpiti dalle splendide illustrazioni proiettate sullo schermo ed esposte in sala, intervenendo con interesse per porre quesiti sulle tecniche grafiche usate ed offrendo originali commenti sulla storia di Nadeema, la bambina del neolitico protagonista del racconto. Hanno mostrato un’estrema curiosità circa le motivazioni da cui è scaturito il volume e per gli stessi mestieri dello scrivere e dell’illustrare. Attività che, nel caso di Cristiana Pezzetta, si radicano nel suo aver lavorato come archeologo sul campo in quella che un tempo era la Mezzaluna fertile, in particolare in Siria, uno dei luoghi principi della rivoluzione neolitica. E, nel caso di Gioia Marchegiani, l’illustratrice, affondano intimamente nelle sue esperienze infantili accanto al nonno pittore. Un alunno ha concluso stupendo il pubblico. Ha sostenuto come sia raro che in televisione si parli di un tema come la nascita dell’agricoltura, e si preferisca piuttosto parlare della guerra e della politica, denotando una particolare sensibilità nei confronti dei contenuti relativi all’ambiente e alle sue sfaccettature a dispetto di quelli violenti che per lo più scorrono sullo schermo televisivo, ferendo sottilmente l’animo dell’infanzia.

 

Certamente il ruolo fondamentale delle biblioteche scientifiche resta quello di supportare l’aggiornamento e la ricerca; funzione che, a rifletterci bene, caratterizza la biblioteca sin dai suoi albori; si pensi alla Biblioteca di Alessandria d’Egitto in periodo ellenistico. In un periodo in cui la produzione di lavori scientifici è sempre più ampia, il ruolo del bibliotecario come information scientist diviene proporzionalmente rilevante nell’orientare gli utenti nella molteplicità di fonti informative disponibili. Ed in generale, oggi più che mai, il compito delle biblioteche di ogni tipologia è di fornire ai propri utenti finali le coordinate e gli strumenti più idonei per poter navigare nello sconfinato oceano dell’informazione per approdare a porti sicuri.

Accanto a questo ruolo insostituibile, la biblioteca si scopre essere un terreno franco dove, come abbiamo visto, è possibile creare stimolanti occasioni di incontro e di confronto tra interlocutori diversi su tematiche di grande interesse. Non è cambiata la biblioteca. È cambiato il nostro sguardo, che ci permette di scoprirvi aspetti nuovi e interessanti. Questo non è immediato. È frutto – direbbero alcuni psicologi – dell’utilizzo del pensiero laterale.

Oppure, per riprendere le parole del Presidente dell’ISPRA, nel suo appassionato discorso rivolto ai bambini, è il risultato dell’«usare la fantasia come motore dell’intelligenza», del «non smettere mai di cercare l’isola che non c’è».