9 agosto 1945: la bomba atomica su Nagasaki

Scritto da Roberto Fieschi il 7 agosto 2016 e pubblicato in: 7 per 24 

 

Si potrebbe pensare che non valga la pena di tornare sulle esplosioni atomiche dell’agosto 1945: da tempo è terminata la lunga guerra fredda si stima che durante quegli anni siano state prodotte 130.000 testate nucleari ed effettuate oltre 2.000 esplosioni sperimentali, c’è stata la distensione e le superpotenze hanno ridotto in parte i loro arsenali nucleari; la Corea del Nord non preoccupa più che tanto, e l’Iran rispetta gli accordi.
Ma non dimentichiamo che nove Stati hanno armi nucleari, che esistono tuttora oltre 15.000 armi nucleari nel mondo (quasi un centinaio in Italia), che una parte di esse è pronta all’impiego, che gli Stati non rinunciano a modernizzare i loro arsenali spendendo annualmente centinaia di miliardi di dollari…

 

Ripercorriamo qui le vicende che accompagnarono il bombardamento di Nagasaki, perché negli ultimi anni sono emersi particolari interessanti, prima ignoti o poco noti. Ecco le tappe principali, alla conclusione del Progetto Manhattan:

16 luglio – La bomba al plutonio, chiamata Gadget, viene sperimentata con successo ad Alamogordo, Nuovo Messico (Trinity test), dimostrando che il meccanismo a implosione funziona. E’ il prototipo della bomba, chiamata Fat Man per la sua forma arrotondata, che verrà poi lanciata su Nagasaki. Lo stesso giorno, a San Francisco viene imbarcata sull’incrociatore Indianapolisper l’isola di Tinian, nell’arcipelago delle Marianne, la bomba all’uranio, chiamata Little Boy, che verrà poi lanciata su Hiroshima; vi arriverà dieci giorni dopo. L’incrociatore verrà affondato da un sottomarino giapponese il 30 luglio: quasi 900 morti.
Nei giorni seguenti il 509th Composite Group, che include le Superfortezze volanti B-29 che sganceranno le bombe sul Giappone, incomincia gli addestramenti.

23 luglio – Henry Stimson, ministro della guerra, riceve la lista degli obiettivi (Hiroshima, Kokura e Niigata) e le informazioni sulle bombe disponibili.
Due giorni dopo, il generale Leslie Groves, il responsabile militare del Progetto Manhattan, emana l’autorizzazione per gli attacchi atomici; alla lista precedente viene aggiunta Nagasaki.

26 luglio – a Los Alamos viene consegnato a Raemer Schreiber, l’ufficiale che sarà responsabile del suo trasporto a Tinian, il plutonio che costituirà il nocciolo esplosivo di Fat Man: una massa di 6,1 kg, delle dimensioni di un pompelmo, chiamata Rufus, leggermente calda per effetto della radioattività. Durante il volo il plutonio uscì dalla sua scatola e rotolò in giro, fino a che fu ripreso e assicurato. Schreiber sbarcò a Tinian col suo prezioso carico il 28.

Fat man e Little Boy i nomi delle bombe micidiali

Fat man e Little Boy i nomi delle bombe micidiali

Il 31 luglio Little Boy è pronto, ma un tifone in arrivo ne ritarda l’impiego. Il giorno seguente il Colonnello Paul Tibbets emana l’ordine per l’attacco atomico e sceglie l’equipaggio che l’accompagnerà nella missione, che coinvolgerò sette bombardieri B-29; informerà i suoi uomini che verrà sganciata una bomba potentissima, ma senza rivelarne la natura. Chiamerà il suo B-29 Enola Gay, il nome di sua madre!

5 agosto – Little Boy viene caricato sul B-29; la missione è prevista per il 6 agosto. Prima della partenza il Cappellano William Downey legge all’equipaggio una preghiera composta per l’occasione (*)! Alle 2,45 parte Enola Gay; la bomba è ancora disinnescata, verrà innescata alle 7,30. Partono anche gli altri B-59 che accompagnano la missione.

6 agosto – la visibilità è buona; giunto su Hiroshima, da un’altezza di oltre 6000 piedi, l’aereo sgancia la bomba, che esplode alle 8,15 (ora di Hiroshima) all’altezza di circa 600 metri; la sua potenza è di almeno 12,5 kiloton, ossia equivalente a quella di 12500 tonnellate di tritolo. L’aereo si allontana dalla zona per evitare lo shock della esplosione.
La palla di fuoco si espande e la nuvola a fungo raggiunge grandi altezze. Il numero delle vittime è stimato tra 200.000 e 240.000. Il Giappone rifiuta di arrendersi.

8 agosto – oltre cento B-29 bombardano Tokio, distruggendo buona parte di quanto era sopravvissuto ai precedenti attacchi. L’Unione Sovietica dichiara guerra al Giappone.

In posa davanti all’aereo bombardiere B-29 “Enola Gay”

In posa davanti all’aereo bombardiere B-29 “Enola Gay”

 

Il bombardamento di Nagasaki
La missione per lanciare sul Giappone la seconda bomba atomica fu più complicata della prima; quasi nulla andò secondo i piani prestabiliti. Prima di morire Frederick Ashworth ha rivelato alcuni fatti ignoti o poco noti su quanto avvenne in quei primi giorni di agostoAshworth è stato il responsabile dell’assemblaggio dei componenti di Fat Man e del controllo della bomba a bordo del velivolo che la sganciò su NagasakiVale la pena di descrivere la vicenda con un certo dettaglio.

Il 2 agosto erano arrivati a Tinian i component di Fat Man da assemblare.
Fat Man è una bomba molto diversa da Little Boy: l’esplosivo è plutonio anziché uranio 235, il meccanismo d’innesco è più complicato, tanto che gli scienziati di Los Alamos ritennero necessario sperimentarne un prototipo (the Gadget); la potenza esplosiva è quasi doppia, 22 kt; è il prototipo di tutte le bombe che verranno fabbricate nei decenni successivi.
Il lancio di Fat Man era previsto per l’11; l’obiettivo prioritario era Kokura la città con i più grandi impianti di munizioni; Nagasaki era l’obiettivo di riserva.

Il 7 agosto viene deciso di anticipare il lancio di Fat Man al 9 agosto, anche a causa delle previsioni dell’avvicinarsi di un tifone. La giustificazione di questo immediato secondo lancio era di forzare i giapponesi alla resa, dando l’impressione che molte altre bombe atomiche fossero disponibili. Ma il Giappone era già pronto alla resa.

8 agosto – un giovane ingegnere nucleare, Bernard O’Keefe, sta sistemando il nocciolo entro la bomba; prova a inserire il cavo che innesca l’esplosione nella presa ma si accorge con angoscia che non è possibile perché ambedue le connessioni sono femmine. Scopre che all’altro estremo del cavo la spina è saldata, scorrettamente, con un’altra spina; cerca un saldatore e riesce a sistemare le connessioni. Ora Fat Man è pronto e, alle 22, viene caricato sul B-29 chiamato Bockscar. O’Keefe è esausto.
Alla missione partecipano tre aerei, Bockscar, con la bomba, Big Stink, con l’attrezzatura fotografica e Great Artist, con gli strumenti per misurare gli effetti dell’esplosione; due aerei da ricognizione partiranno un’ora prima. Per poter ospitare la grossa bomba e per ridurre il peso dell’aereo tutte le armi di bordo sono state tolte; ciononostante l’aereo stenta a decollare.
Il rendez-vous è stabilito a 17.000 piedi al di sopra di Yakushima; il colonnello Tibbets informa gli equipaggi che non devono attendere più di 15 minuti al rendez-vous, prima di procedere per il Giappone, per non esaurire il carburante indispensabile per il ritorno.

9 agosto, 02.15 – al momento della partenza si scopre che la pompa di uno dei tank del carburante di riserva non funziona; si parte comunque, alle 3.47. Poco dopo partono anche gli aerei The Great Artist e Big Stink. Un’ora prima erano partiti i due aerei che devono controllare le condizioni del tempo, Enola Gay e Laggin’ Dragon.
Alle 07.00 Philip Barnes, l’assistente di Ashworth, spaventato, sveglia il suo capo che si era addormentato: “C’è qualcosa che non va, una spia rossa lampeggia, come se la bomba dovesse esplodere”. Barnes e Ashworth consultarono le istruzioni tecniche, iniziano i controlli e scoprono che due interruttori erano stati invertiti nel procedimento per armare l’ordigno; sistemati nella loro posizione corretta, l’allarme cessa e Ashworth torna a dormire.

Ore 9.10 – Bockscar sale a 30.000 piedi, raggiunge il punto di Rendezvous, vede l’aereo The Great Artiste, ma non il terzo aereo, Big Stink; il comandante Sweeney, in contrasto con Ashworth che vorrebbe procedere, e contravvenendo agli ordini ricevuti da Tibbets, gira lentamente sull’isola di Yakushima per ben 45 minuti: così si spreca prezioso carburante, mettendo a rischio il viaggio di ritorno. Big Stink intanto stava volando a 39000 piedi, cercando invano gli altri due velivoli.

Ore 10.44 – Bockscar arriva sopra Kokura, l’obiettivo prestabilito, ma la visibilità è insufficiente; dopo alcuni voli di attesa intorno alla città, la contraerea e i caccia giapponesi costringono gli aerei ad allontanarsi. Si decide allora di dirigersi verso l’obiettivo di riserva, Nagasaki, 95 miglia più a sud, dove i due aerei arrivano un’ora dopo.

Il “fungo” atomico sopra Nagasaki

Il “fungo” atomico sopra Nagasaki

Nagasaki era una città collinosa su una baia pittoresca; era famosa perché vi era stata ambientata l’opera Madame Butterfly di Giacomo Puccini; ospitava i grandi impianti militari Mitsubishi, sul fiume Urakami. Ora da oltre oceano, invece dell’odioso Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati uniti, arriva un potente B-59 col suo carico di morte.
Quasi la metà della città è distrutta, tuttavia la struttura collinare riduce i danni. Come a Hiroshima, la situazione è drammatica e caotica: moltissimi ospedali sono distrutti ed è impossibile curare i feriti; case, chiese scuole sono scomparse; i trasporti non esistono più; il numero di morti è incerto: tra 60.000 e 80.000 persone.
A questo punto, compiuta la missione, i due aerei non hanno carburante sufficiente per il ritorno alla base e si prospetta lo scalo a Okinawa, o anche un ammaraggio di fortuna. Ashworth invita l’equipaggio a indossare le giubbe di salvataggio.

Ore 1.00 – si avvista Okinawa. In extremis Bockscar riesce ad atterrare, lanciando razzi per avvisare la torre di controllo, nonostante che uno dei motori sia senza carburante, e riesce a evitare di travolgere altri aerei intorno alla pista. A terra si pensava ormai che l’aereo fosse perduto.
Più tardi, con gli altri due aerei, riparte per Tinian, dove atterra a tarda notte.
Sulla giustificazione per l’impiego delle bombe atomiche e sui reali motivi che portarono gli Stati uniti alla decisione il dibattito è stato molto ampio negli anni e nei decenni successivi a quell’agosto 1945. Uno dei motivi fu certamente una prova di forza verso l’URSS, in vista dei contrasti del dopoguerra. Comunque prevale la convinzione che il Giappone si sarebbe comunque arreso, specialmente dopo l’intervento sovietico.

(*) “Almighty Father, Who wilt hear the prayer of them that love thee, we pay thee to be with those who brave the heights of Thy heaven and who carry the battle to our enemies. Guard and protect them, we pray thee, as they fly their appointed rounds. May they, as well as we, know Thy strength and power, and armed with Thy might may they bring this war to a rapid end. We pray Thee that the end of the war may come soon, and that once more we may know peace on earth. May the men who fly this night be kept safe in Thy care, and may they be returned safely to us. We shall go forward trusting in Thee, knowing that we are in Thy care now and forever. In the name of Jesus Christ. Amen.