L’ associazionismo scientifico e culturale: una ricchezza da valorizzare

Da diversi anni, nell’area metropolitana di Napoli e nella Regione Campania, opera un importante nucleo di associazioni volontarie che, senza scopo di lucro, perseguono attività di divulgazione scientifica e culturale.
Si tratta di strutture associative nate dall’impegno di persone di estrazione diversa che intendono rendere disponibili ad un vasto pubblico conoscenze e competenze acquisite e sviluppate nel corso delle proprie attività professionali.

Alcune tra queste organizzazioni hanno un profilo più “verticale”, essendo maggiormente orientate, per l’esperienza dei propri soci, verso specifici settori; altre hanno un taglio più “generalista” e coprono ambiti disciplinari anche molto diversi. Tutte si basano su risorse economiche molto limitate e sono, da sempre, abituate a contare sulle proprie forze. Nell’insieme costituiscono una realtà importante di impegno civile che ha dato molto e che, nel prossimo futuro, può contribuire anche maggiormente ad un nuovo sviluppo di Napoli e della Campania.

Chi scrive è presidente di una di tali associazioni, “Amici di Città della Scienza” e non ha la pretesa di parlare a nome di tutti. Vuole però contribuire ad una riflessione sulle potenzialità di questo mondo anche a partire dalle esperienze degli ultimi anni.

In un’epoca di difficoltà economica le associazioni di divulgazione scientifica e culturale vivono i problemi che hanno dovuto affrontare anche altri organismi quali le società scientifiche o gli organismi di rappresentanza professionale: l’incremento dei costi di gestione, la difficoltà di accedere a finanziamenti pubblici, la quasi completa sparizione delle sponsorizzazioni private.

Le associazioni sono organismi tipicamente labour intensive: il contributo degli iscritti, delle loro conoscenze disciplinari, delle competenze professionali è un elemento determinante per la loro attività. Assieme alle conoscenze ed alle competenze le associazioni devono però avere anche la capacità di assicurarsi le risorse economiche necessarie, essere in grado di far conoscere e promuovere la propria organizzazione, saper rinnovare periodicamente la propria offerta culturale. La coesistenza equilibrata di questi fattori ne può consentire l’ulteriore sviluppo, quantitativo e qualitativo. In questo intervento cerchiamo di individuare gli elementi su cui maggiormente occorre, in questa fase, concentrarsi.

Far conoscere le proprie esperienze, le proprie capacità e le proprie attività è la necessità di fondo delle associazioni scientifiche in modo tale che esse non corrano il rischio di restare limitate al loro primo pubblico di elezione non conquistando, strada facendo, altri utenti.

La promozione delle proprie capacità presso sempre nuovi pubblici è dunque un obiettivo ma non deve essere però interpretato come una pedissequa applicazione di alcune metodologie di marketing commerciale. Si tratta, piuttosto, di conquistare alle ragioni ed all’offerta culturale delle associazioni nuovi segmenti di pubblico che, in un processo virtuoso, possono loro dare ulteriore linfa, non solo con la partecipazione alle iniziative ma anche con contributi attivi in termini di nuovi spunti ed idee per ulteriori filoni di attività.

Naturalmente la priorità di ogni forma di promozione resta un’adeguata capacità di presentare sé stessa e le proprie attività sia al proprio pubblico di elezione che a pubblici più eterogeni in modo tale che le attività, i contenuti e l’attrattività di ogni singola associazione sia sempre assicurata.

La relazione con gli attori istituzionali è un’altra delle pre-condizioni per uno sviluppo positivo delle associazioni. I tempi difficili in cui viviamo possono comportare un vantaggio. Se il rapporto con l’interlocutore non è inteso nella semplice ricerca del finanziamento periodico o del contributo a fondo perduto, se le associazioni sono in grado di esprimere una proposta culturale complessiva convincente, se le iniziative che si programmano riescono ad attrarre pubblico di varia estrazione, allora le associazioni avranno la possibilità di incrementare la propria credibilità e, presumibilmente, verranno riconosciute meglio dalle istituzioni.

Questo circolo virtuoso non implica, in alcun modo, un’attività di surroga delle istituzioni o di alcuni dei loro segmenti. E’ bene ribadire questo concetto in un momento storico nel quale continua la “ritirata del pubblico” da tutti i segmenti della vita economica e sociale e, in maniera speciosa, le attività sviluppate da soggetti privati vengono presentate come un’utile integrazione alla funzione di un settore pubblico cui si attribuiscono sempre minori risorse.

Si tratta di visioni miopi che hanno già dimostrato la loro scarsa sostenibilità in segmenti cruciali della nostra vita civile (e ci riferiamo soprattutto all’istruzione pubblica ed alla sanità). Non occorre ripetere quest’esperienza nell’ambito della divulgazione scientifica e del lavoro culturale ma è piuttosto necessario agevolare un rapporto maturo tra le istituzioni pubbliche e le associazioni private e senza scopo di lucro. Un rapporto da cui deve derivare una maggiore efficacia nella loro azione in modo tale che ciò possa essere immediatamente percepito dal primo cliente di entrambe, il cittadino.

Anche se attraverso molte difficoltà la convinzione di dovere fare rete sembra un dato ormai maturo. Per restare all’esperienza campana già nel 2010 un gruppo di associazioni (Amici di Città della Scienza, Lux in Fabula, Scienza Viva, Asfodelo, Forum Tarsia, Musequality, AIF-Associazione per l’Insegnamento della Fisica, A Voce Alta, ANISN-Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali) organizzarono a Città della Scienza, nell’ambito della 3 Giorni per la Scuola di quell’anno, un workshop che aveva per tema la possibilità di realizzare politiche cooperative tra le singole associazioni. Questo approccio, determinato dalle esperienze e dalle difficoltà comuni, spingeva i partecipanti all’iniziativa a pensare a possibili progetti comuni e, contemporaneamente, ad interagire con altri soggetti, regionali e nazionali.

Anche se con rapidità minore del previsto, la collaborazione si è di fatto sviluppata: ad esempio “Amici di Città della Scienza”, negli ultimi due anni, ha siglato protocolli d’intesa per sviluppare attività in comune con alcuni tra i partecipanti a quel workshop (ScienzaViva, Lux in Fabula, AIF) e con altri soggetti di nascita più recente come l’Italian Institute for the Future.

Nello stesso torno di tempo, in altre aree regionali, sono emerse sensibilità analoghe: è il caso, ad esempio, della rete che in Terra di Lavoro stanno portando avanti l’AISLO, Associazione Italiana per lo Sviluppo Locale in collaborazione con “Le Piazze del Sapere”, con lo sviluppo di tutta una serie di iniziative che mettono al centro il lavoro culturale nella più ampia accezione del termine.

Ci troviamo quindi di fronte ad uno scenario in cui sta progressivamente crescendo la consapevolezza dell’importanza della collaborazione, fermo restando l’autonomia e le caratteristiche specifiche di ciascuna associazione. Per questo, anche simbolicamente, il 4 marzo prossimo, all’inaugurazione di Corporea presso Città della Scienza, alcune associazioni si presenteranno assieme per testimoniare il nuovo slancio che non si vuole disperdere.