Salviamo la ricerca italiana

Dopo la grande eco della lettera pubblicata su Nature da Giorgio Parisi e il successo dell’appello promosso dal fisico romano (con 40.000 firme già raccolte), si terrà a Roma l’incontro “Salviamo la ricerca italiana” introdotto da Giorgio Parisi e con la partecipazione di Fabiola Gianotti e Piero Angela.

 

Giovedì 25 Febbraio alle 14.30 

Aula Amaldi del Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma La Sapienza

“Salviamo la ricerca italiana”

 

Introdotti da Giorgio Parisi, sono previsti gli interventi di Piero Angela (divulgatore scientifico), Fabiola Gianotti (direttore del CERM di Ginevra) Adalberto Giazzotto (uno dei padri della scoperta delle onde gravitazionali), Arianna Montorsi (esposizione di dati sulla ricerca Italiana). Seguiranno brevi interventi di giovani ricercatori. Al momento hanno confermato,
Barbara Capone (Università di Vienna), Roberto Navigli (Università di Roma, La Sapienza), Francesco Ricci (Università di Roma, Tor Vergata) e Sabrina Sabatini (Università di Roma, La Sapienza).

L’incontro sarà concluso da una tavola rotonda con parlamentari e scienziati coordinata da Pietro Greco (giornalista scientifico, Centri Studi di Città della Scienza). Alla tavola rotonda, oltre allo stesso Giorgio Parisi (Dipartimento di Fisica, Università di Roma La Sapienza), parteciperanno Maria Pia Abbracchio (Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università Statale di Milano), Manuela Ghizzoni (deputata, componente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera), Francesca Puglisi (senatrice, membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione del Senato e responsabile scuola della Segreteria nazionale del PD), Alessandro Roncaglia (Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Roma La Sapienza), Walter Tocci (senatore, membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione del Senato).

 

TESTO IN ITALIANO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE

Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a mantenere i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei – e non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi – di concorrere per i fondi di ricerca Horizon 2020.

In Europa i fondi di ricerca pubblici sono erogati sia dalla Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso in aree di ricerca applicata, e i governi nazionali finanziano invece – oltre che i propri progetti strategici – programmi scientifici su scala più piccola, e operati “dal basso”.

Ma non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al lumicino. I PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) sono rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative destinate a giovani ricercatori.

I fondi di quest’anno per i PRIN, 92 milioni di Euro per coprire tutte la aree di ricerca, sono troppo pochi e arrivano troppo tardi, specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013 l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni l’anno per la scienza italiana e quindi per l’Italia.

Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.

 

TESTO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE IN INGLESE

We call for the European Union to push governments into keeping their research funding above subsistence level. This will ensure that scientists from across Europe can compete for Horizon 2020 research funding, not just those from the United Kingdom, Germany and Scandinavia.

Europe’s research money is divided between the European Commission and national governments. The commission funds large, transnational collaborative networks in mostly applied areas of research, and the governments support small-scale, bottom-up science and their own strategic research programmes.

Some member states are not keeping their part of the bargain. Italy, for example, seriously neglects its research base. The Italian National Research Council has not overseen basic research for decades, being itself starved of resources. University funding has dwindled to a bare minimum. The ministerial initiative known as PRIN (Research Projects of National Interest) has been defunct since 2012, apart from a few limited programmes for young researchers.

This year’s PRIN allocation of a 92-million (US$100-million) funding call to cover all research areas is too little, too late. Compare this with the annual French National Research Agency’s allocation of up to 1 billion, or with Italy’s 900-million annual contribution to the EU Seventh Framework Programme that ran in 2007–13. That resulted in a net annual loss of 300 million for Italian science.

To prevent distorted development in research among EU countries, national policies must be coherent and guarantee a balanced use of resources.

Per approfondimenti guardare il gruppo Facebook Salviamo la Ricerca Italiana