Muri della Vergogna 3.0

Il Limes fu una barriera per difendersi all’interno dei confini dell’Impero Romano; la Grande Muraglia Cinese è la massima icona della civiltà han; Linea Maginot, Linea Sigfrido e Vallo Atlantico furono  sistemi di fortificazioni della Seconda Guerra Mondiale; il Muro di Berlino è stato il simbolo della Guerra Fredda.
Nel 1989 la caduta del muro di Berlino accendeva la speranza per un mondo libero e senza frontiere.  Invece, il Muro di Berlino non ci ha insegnato nulla.

Partendo dal primo muro eretto nella storia moderna, la muraglia cinese, e passando al setaccio tutte le “separazioni”, costituite da filo spinato o mattoni e cemento, che si trovano sparse nel mondo, ci si può sorprendere della perseveranza umana: se oggi in molti si battono per salvaguardare l’unico tratto del muro di Berlino rimasto, a memoria futura delle divisioni che non dovrebbero più sorgere, ecco che invece si scopre che la maggior parte dei muri esistenti è stata realizzata proprio nel giro degli ultimi decenni.

Secondo James Anderson, professore emerito di geografia politica alla Queen’s University di Belfast,  “(ci sono muri) costruiti in risposta al conflitto civile intestino, spesso etno-nazionale, all’interno degli stati e, spesso, all’interno delle città. Ci sono quelli eretti perché due gruppi ideologici stanno andando l’uno contro l’altro, ma lo Stato stesso non è in gioco: ricchezza contro povertà, bianco contro nero, criminalità contro vittime. E ci sono quelli che corrono lungo i confini di stato”.

Fu l’Ungheria che nel 1989 fece saltare la Berliner Mauer, dando inizio a una nuova epoca che sembrava dover essere contrassegnata dall’ideale della libertà di movimento più assoluta. Ora è proprio l’Ungheria a costruire una barriera lunga 175 km e alta quasi quattro metri lungo il confine con la Serbia.

Nel XXI secolo, la costruzione di un nuovo “Muro della vergogna”  sorprende l’Europa, ma alzando i satelliti e guardando il nostro pianeta dall’alto possiamo scorgere più di 45 muri eretti nel mondo per contrastare l’immigrazione e il flusso di persone: 18.000 km che si snodano come serpenti addormentati tra pianure, montagne, isole e deserti.

 

I muri nel mondo

muri del mondo

 

 

EUROPA

ceuta melilla

Ceuta
Anno di costruzione: 1998
Lunghezza: 8.2 km, attualmente alta 6 mt

Melilla
Anno di costruzione: 1998
Lunghezza: 12 km, attualmente alta 6 mt

Sistemi di difesa:  Barriere di filo spinato con sensori elettronici di suono e movimento, luci a alta intensità, videocamere di sorveglianza, apparati per la visione notturna, posti di vigilanza, percorsi per il transito dei veicoli dei sorveglianti.
Motivo: bloccare l’immigrazione irregolare dal Marocco nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla
Costo totale di costruzione: 47 milioni di euro

 

1.2 GRECIA – TURCHIA
Anno di costruzione: 2001
Lunghezza: 10 km
Motivo: fermare l’immigrazione asiatica e africana verso l’Europa.

 

1.3 IRLANDA
99 Peace Lines
Anno di costruzione: 1969/2009
Lunghezza: 13 km totali, alte anche 8 mt (esclusa Belfast)
Sistemi di difesa: Costruite in metallo, cemento e filo spinato hanno un cancello che nelle ore notturne è chiuso. Quella di Belfast è la più famosa, alta 15 metri corre lungo la trafficata Springfield Road.
Motivo: separare i cattolici e i protestanti dell’Irlanda del Nord.

 

1.4 BULGARIA-TURCHIA
Anno di costruzione: 2014
Lunghezza: 30 km
Sistemi di difesa: barriera in filo spinato, è sorvegliato dalle Forze Armate, con un soldato ogni 100 metri in grado di controllare anche i propri colleghi.
Motivo: arginare i flussi migratori provenienti da Est.

 

 

AFRICA

marocco

2.1 MAROCCO – SAHARA OCCIDENTALE

 

Sahara Berm
Anno di costruzione: dal 1981
Lunghezza: 2.720 km

Sistemi di difesa:  Una potente linea di fortificazioni in cui si alternano torrette di sorveglianza, bastioni di pietre e sabbia, postazioni di mortai e di mitragliatrici, campi minati, depositi di munizioni e carburante e una fitta rete di radar. Un sistema d’allarme elettronico fa scattare automaticamente l’intervento dei blindati. 200 mila uomini sono dislocati lungo il confine.

Motivo: difendere il territorio marocchino dal movimento indipendentista Fronte Polisario.

 

2.2 SUDAFRICA

Sudafrica – Mozambico
Anno di costruzione: 1975
Lunghezza: 120 km

Sudafrica – Zimbawe
Anno di costruzione:
Lunghezza: 260 km
Sistemi di difesa: Costruite in metallo, cemento e filo spinato hanno un cancello che nelle ore notturne è chiuso. Quella di Belfast è la più famosa, alta 15 metri corre lungo la trafficata Springfield Road.
Motivo: bloccare l’immigrazione irregolare dal nord.

 

2.3 ZIMBABWE–BOTSWUANA
Anno di costruzione: 2003
Lunghezza: 482 km
Motivo: contenere i contagi tra il bestiame ed evitare lo sconfinamento delle mandrie; e impedire l’arrivo di migranti irregolari.

 

 

ASIA

3.1 COREA DEL NORD–COREA DEL SUD
Anno di costruzione: 1953
Lunghezza: 246 km
Sistemi di difesa: Una barriera di filo spinato disseminata di mine e sorvegliata da oltre 1.000 posti di guardia, circa 2 milioni di soldati (di cui 37.000 americani); dichiarate armi convenzionali e nucleari (mai verificate).
Motivo: la divisione delle due Coree in seguito alla guerra del 1953.

 

3.2 ISRAELE – CISGIORDANIA, STATO DI PALESTINA
Jidar al-fasl al-’unsuri
Anno di costruzione: 2002
Lunghezza: 730 km, alta fino a 9 mt
Sistemi di difesa: Cemento armato e lamiera.
Motivo: costruito dopo la seconda Intifada per impedire l’entrata in Israele dei palestinesi, prevenire attacchi terroristici. Nel 2013, i negoziatori israeliani hanno proposto di trasformare il tracciato della “barriera di separazione” nel confine permanente tra Israele e lo Stato palestinese. Questo tracciato era già stato dichiarato illegale dalla Corte internazionale di giustizia dell’Onu nel 2004: «La costruzione del muro è contraria al diritto internazionale».

 

3.3 ISRAELE–EGITTO
Anno di costruzione: 2010
Lunghezza: 230 km
Sistemi di difesa:  barriera dotata di sistemi di telecamere e sensori di vibrazione.
Motivo: contrastare il terrorismo, scoraggiare l’immigrazione e arginare il contrabbando proveniente dal deserto.

 

3.4 INDIA–PAKISTAN
Line of control
Anno di costruzione: 2004
Lunghezza: 550 km
Sistemi di difesa: A Wagah, l’unico valico di questa frontiera, il muro è interrotto da una grande inferriata, che ogni sera viene chiusa, dividendo completamente i due Paesi e le tante famiglie che vivono dalle due parti.
Motivo: dividere la regione del Kashmir in due zone, quella sotto il controllo indiano e quella sotto il controllo pachistano.

 

3.5 INDIA–BANGLADESH
Anno di costruzione: 1989
Lunghezza: 4.053 km
Sistemi di difesa: barricata in lastre di cemento alte 3 metri e filo spinato elettrificato.
Motivo: fermare il flusso di immigrati provenienti dal Bangladesh, bloccare traffici illegali e bloccare infiltrazioni terroristiche.

 

3.6 PAKISTAN–AFGHANISTAN
Durand Line
Anno di costruzione:
Lunghezza: 2.460 km
Motivo: chiudere i contenziosi territoriali tra i due stati che risalgono all’epoca coloniale.

 

3.7 ARABIA SAUDITA–YEMEN
Anno di costruzione: 2013
Lunghezza: 1.800 km
Sistemi di difesa: dotato di sensori e videosorveglianza.
Motivo: contrastare l’immigrazione clandestina e impedire presunte infiltrazioni terroristiche.

 

 

AMERICA

4.1 STATI UNITI–MESSICO

Muro di Tijuana
Anno di costruzione: 1994
Lunghezza: 3.200 km, alta 2-4 m

Sistemi di difesa:  barriera di separazione di lamiera metallica sagomata, dotata di illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense; sistema di vigilanza permanente, effettuato con veicoli ed elicotteri armati.

messico

Motivo: impedire l’arrivo negli Stati Uniti dei migranti irregolari messicani e bloccare il traffico di droga.

 

 

ALTRI MURI

Il Muro tra Kuwait ed Iraq , un muro lungo 190 km, costruito a partire dal 1991, per arginare un’eventuale nuova invasione del Kuwait da parte dell’Iraq dopo la guerra del Golfo.

Il Muro di Sicurezza del Quebec, barriera di circa 4 km di cemento, filo spinato e lamiere, costruita nel 2001 nella città di Quebec per il Summit of the Americas.

Il Muro tra Uzbekistan e Kirgyzstan, lungo 870 km, dotato di sensori e videocamere di sorveglianza.

Il Muro tra Thailandia e Malesia, lungo 27 km, costruito nel 2006 dai thailandesi per contrastare il commercio di armi.

Il Muro tra Iran, Arabia Saudita e Iraq: nel 2006 l’Iran, in collaborazione con la Turchia, comincia la costruzione di un muro lungo la frontiera di HajiOmran, allo scopo di bloccare le incursioni curde nel territorio iraniano.

Il Muro tra Iran e Pakistan, un muro lungo 700 km eretto nel 2007 per proteggere il confine dalle infiltrazioni dei trafficanti di droga pakistani e dai gruppi armati sunniti.

 

 

NUOVI MURI EUROPEI

UNGHERIA-SERBIA-CROAZIA

In Ungheria, a partire da Luglio 2015, è entrata in vigore una legge per respingere i migranti in arrivo dai Balcani ed è iniziata così la costruzione di una barriera di filo spinato, alta circa 3,5 metri e lunga 175 km, destinata a chiudere la principale porta d’ingresso dell’area Schengen.

In realtà, da allora, il flusso migratorio ha semplicemente modificato la rotta e quasi 70.000 migranti hanno oltrepassato la fortezza ungherese attraverso la Croazia; questa deviazione ha spinto il premier ungherese Orbán ad estendere la barriera anche lungo il confine con la Croazia, in seguito alla decisione di quest’ultima di lasciare passare liberamente i migranti sul suo territorio.

Il muro tra Ungheria e Croazia, terminato a Settembre 2015, ha richiamato l’attenzione di Bruxelles sulle normative riguardanti la libera circolazione tra Paesi dell’area Schengen e Paesi dell’ Unione europea estranei all’area Schengen.

 

UCRAINA-RUSSA

L’Ucraina annuncia lo stanziamento dei fondi per realizzare una linea difensiva lungo il confine con l’ex “sorella maggiore” sovietica: una vera e propria barriera, che entro il 2017 dovrà mettere in sicurezza quasi 2.000 chilometri di frontiera russo-ucraina. Il finanziamento consiste in circa 200 milioni di dollari per quest’opera a scopo difensivo che, ovviamente, non piace alla Russia. Il progetto prevede fossati lungo tutta la linea, pareti fortificate con metallo e filo spinato, sistemi di segnalazione, speciali punti fortificati per le guardie di frontiera, torrette di controllo alte 17 metri.  “Il nostro obiettivo è quello di stoppare l’attività pro-russa”, ha affermato il colonnello Andriy Lysenko, portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa “(…)il muro sarà in grado di bloccare qualsiasi tentativo di infiltrazione terroristica supportato dalla Federazione russa”.

 

 

COMUNITÀ MURATE

Esiste un fenomeno parallelo ai “Muri della vergogna”, un modello di esclusione volontaria/involontaria che si serve degli stessi mezzi fisici e politici: si tratta delle “Comunità murate”. Città e quartieri che cercano protezione dal mondo esterno imitando le antiche strategie di difesa medioevali.

IL MURO DI BAGHDAD, Adhamiya

All’indomani della caduta del regime di Saddam Hussein, l’esercito USA inizia la costruzione di un Muro, nel quartiere di Sadr City, per salvaguardare la roccaforte sunnita di Adhamiya, circondata da distretti sciiti. La barriera di cemento, lunga 5 km, è stata eretta nel 2007 dall’esercito Usa a Sadr City. Il muro continua a dividere la capitale irachena anche dopo il ritiro delle forze straniere. Il distretto conta 300 000 abitanti. La maggioranza della popolazione una formazione intellettuale e un’istruzione abbastanza alta: diplomatici, politici, artisti e studenti.

I MURI DEL BRASILE
A Rio de Janeiro, un muro lungo oltre 11 km e alto 3 metri, costruito nel 2008, circonda alcune favelas, separandole di fatto dal resto della città; analogamente il Muro di Buenos Aires, del 2009, recinzione alta 3 metri, ha lo scopo di separare i quartieri dei ricchi da quelli dei poveri nella contea di San Isidro. Dal 1978, con il muro di Alphaville in Brasile, l’élite metropolitana di San Paolo cerca sicurezza dalla criminalità.

 

 

ESEMPI POSITIVI

In contrapposizione al violento panorama delle guerre tra sponde opposte esistono però due esempi di come l’abbattimento di un muro o il muro stesso, anziché dividere, uniscono persone e  ideologie diversi; questi modelli devono essere considerati simboli necessari di un passato che non deve essere cancellato.

Green Line

La Green Line ha diviso la capitale di Cipro, Nicosia, fino al 2008. Il nome è un riferimento alla linea segnata con pennarello verde sulla mappa di Cipro dai vertici della missione Onu, intervenuta nel 1964 per sedare le violenze tra le due comunità scoppiate dopo la fine del dominio britannico un anno prima. Nella realtà la Green Line è stata una barricata di bidoni, sacchi di sabbia, filo spinato e pezzi di muratura trasformata in una barriera insormontabile che ha tenuto l’intera isola in stallo per quasi 40 anni. Nel 2003 vennero aperti per la prima volta alcuni varchi per consentire il passaggio da una parte all’altra dell’isola, ma è solo del 2008 la simbolica apertura di una porta proprio nel centro storico della capitale.

 

Muro occidentale

Nato come mura di contenimento intorno al Monte Moriah, il Muro Occidentale o Muro del Pianto di Gerusalemme, rappresenta il luogo delle ferite ancora aperte. Sui resti del muro di cinta, costruito da Erode il Grande, tre religioni monoteiste si ritrovano a pregare insieme: per gli Ebrei è il punto sulla Terra più vicino a Dio, per i Cristiani il luogo dove sorge la Basilica del Santo Sepolcro di Cristo, mentre i Musulmani lo considerano sacro per il viaggio spirituale compiuto da Maometto sul cavallo alato al-Buraq a cui si deve il nome di “muro di al-Buraq”.

 

 

PERIMETER PROTECTION

Nel mondo che alza nuovi muri contro i migranti, il terrorismo, i traffici illegali o tra ricchi e poveri c’è anche qualcuno che ci guadagna: il Perimeter Protection, cioè il business delle barriere divisorie, dei reticolati di filo spinato, delle inferriate e dei sistemi di sicurezza.

Dalla caduta del muro di Berlino la tecnologia dei muri è notevolmente avanzata, come riferisce il Guardian di Londra analizzando gli ultimi modelli presentati alla fiera di Norimberga: da Quickfence, sensori a fibre ottiche altamente sensibili collegati a telecamere a circuito chiuso, a Quadrosense, recinzione così sensibile che dà l’allarme non solo se viene toccata, ma anche se si cerca di passarle sopra o sotto. Nuove tecnologie che provengono dal mondo militare e possono essere utilizzate per la sicurezza civile nazionale o privata.

berlino

Costi variabili che dipendono dalla lunghezza del confine e dal livello di protezione richiesto: la barriera di metallo e cancellate lunga 1000 km posta lungo la frontiera fra Turkmenistan, Afghanistan e Iran è costata 5 milioni e mezzo di euro; 50 milioni, invece, la protezione delle enclavi spagnole in territorio marocchino.

Un settore in forte crescita, che l’anno scorso ha fatturato più di 14 miliardi di dollari, e si prevede che sfiorerà 21 miliardi di dollari entro il 2020, con un incremento del 7%/anno.

 

 

URBANISTICA

I muri determinano importanti cambiamenti nelle città anche dal punto di vista architettonico, urbanistico e ideologico. Secondo Wendy Pullan, docente di Storia e filosofia dell’architettura all’Università di Cambridge “…le pareti sono più simboliche che altro. Ma il loro simbolismo è enorme. Anche dopo il 1989, Berlino rimane comunque nota per il muro. L’immagine più riconoscibile di Gerusalemme è ora, senza dubbio, il suo muro. L’impatto visivo è così molto forte. Se si vuole rappresentare l’idea di divisione, un muro è sicuramente l’immagine più potente. “

Un muro cambia una città, anche dopo la sua distruzione. Pullan chiama questo processo “interruzione di ordine urbano”: “Una città divisa cambia la sua intera struttura, il suo intero metabolismo. E città divise non fioriscono.”

“La riorganizzazione fisica generata da un muro è accompagnata da un inevitabile impatto sulla psicologia di coloro che vi vivono accanto” aggiunge Pullan, che dirige il progetto “Conflitto in Città” (Cinc). “C’è una tendenza a denigrare le persone dall’altra parte della barricata. Risulta molto facile sentire: non possiamo vedere chi abita oltre il muro, non li conosciamo, quindi non sono come noi.”

Ma soprattutto, le pareti, da sole, non risolvono questioni politiche: “Non abbiamo esempi di mura che eliminano le tensioni”, dice Pullan. James Anderson, anch’esso membro del Cinc, sostiene che “le recinzioni di frontiera nazionali sono, almeno in parte, destinate al puro spettacolo: sono il mezzo attraverso  il quale, i governi, tentano di mostrare il loro intervento nelle questioni territoriali.”

 

 

PARADOSSO DELL’ ERA CONTEMPORANEA

Ciò che rende la costruzione di nuovi muri il “Paradosso dell’era contemporanea” è il fatto che, questa (esponenziale) espansione, stia avvenendo in un momento in cui le barriere “non fisiche” sembrano ormai in fase di rottura: è un fenomeno in controtendenza rispetto ai nostri tempi di universalizzazione.

Il XXI secolo è, da un lato, l’epoca dell’economia globale e delle multinazionali: l’era in cui stanno scomparendo importanti barriere commerciali, in cui si afferma la libera circolazione di beni, capitali e persone, che hanno raggiunto una mobilità senza precedenti. Apertura ancora più ampia se si pensa alla comunicazione istantanea e alla libera circolazione di servizi, informazioni e dati.

Ma che valore ha la globalizzazione se, dall’altra parte, costruiamo barriere per tenere fuori dalla libera circolazione una parte del mondo? Ed esattamente quale parte del mondo stiamo lasciando fuori dai confini? Gli USA nascondono il Sud dietro una barricata di lamiera; l’India si apre al Vecchio continente ma chiude le porte ai Paesi vicini; la Corea rafforza uno scudo che compie più di 60 anni; l’Europa si difende dall’Europa stessa.

Migliaia di chilometri di cemento, filo spinato, lamiera e sabbia che ancora oggi, nell’era della globalizzazione, lacerano territori, famiglie e interi popoli. I muri moderni, eretti per difendere confini, annettere territori e combattere l’immigrazione, il contrabbando e il terrorismo producono invece un solo effetto: dividono il mondo. Vecchie barriere ormai permanenti, e altre in piena costruzione, che hanno come unico risultato quello di incrementare la povertà, provocare vittime, innocenti e dirigere i flussi di rifugiati lungo altri percorsi terrestri o rotte marittime maggiormente rischiose.

In Europa, i nuovi percorsi migratori aprono varchi nei territori dell’est e pongono nuove questioni etiche: si può dire che esistono altre barriere, oltre alle barricate in cemento e lamiera. Lo stesso  Mediterraneo, dove perdono la vita centinaia di persone, non può forse essere considerato un nuovo muro?

 

FONTI

Muri. Un’altra storia fatta dagli uomini.” Claude Quétel

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