Il Mediterraneo dei migranti
Siamo ormai abituati a sentire parlar di migranti dai telegiornali, dai giornali e dai social network. Ma quanti sono nel mondo coloro che decidono di migrare spesso affrontando viaggi lunghi fatti di privazioni e violenze? Secondo l’Onu nel 2015 sono 244 milioni i migranti nel mondo, con un aumento del 41% rispetto al 2000. L’Europa è l’area in cui vivono il maggior numero di migranti (76 milioni), seguita da Asia e America del Nord.
Una delle rotte migratorie principali per l’arrivo in Europa è il Mediterraneo. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) stima che nel 2016 sono 252.045 i migranti e i rifugiati arrivati in Europa via mare. Il primo paese europeo per arrivi via mare è la Grecia che ha accolto finora 1.019.334 persone. Oltre a essere una rotta principale, il Mediterraneo registra anche il maggior numero di morti: 3.120. Dietro ogni numero però si nascondono volti e vite di uomini e donne di cui si parla poco o nulla.
Ma perché si parte scegliendo di affrontare viaggi in mare in condizioni disumane? Quali sono le storie di ogni uomo, donna e bambino che arrivare sulle coste europee? E quali sono i pregiudizi e gli immaginari che ognuno di noi ha nei confronti dei migranti?
A Futuro Remoto grazie al Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet” della Seconda Università degli Studi di Napoli ci sarà un percorso interattivo per suscitare una riflessione sul fenomeno della migrazione nel Mediterraneo partendo proprio dai racconti e dalle esperienze migranti. Lo scopo è far diventare i fruitori del percorso consapevoli dei propri immaginari, pregiudizi e conoscenze sul tema della migrazione e dei propri confini nel contesto globale.
*L’immagine in evidenza è ripresa da Flickr
Le persone che scappano dalla guerra e sono alla ricerca di una vita migliore spesso si trovano a dover affrontare realtà tristi, continuando, però, ad avere il coraggio e la forza per andare avanti. Credo che queste persone debbano essere premiate con la possibilità di ricreare la propria vita.
Credo che l’emergenza migranti sia un problema grave quasi quanto la crisi economica. Viste le tristi motivazioni che spingono queste persone ad affrontare viaggi pericolosi ed a desiderare una nuova vita lontano dalla propria vita e dalla propria storia, questi individui meriterebbe un trattamento decoroso. Ma nella maggior parte dei casi non è così. Sono oramai quotidiane le notizie di omicidi o aggressioni a sfondo razziale, frutto a mio modesto avviso,oltre che all’ignoranza dilagante, al comportamento parassitario è scorretto di una piccolissima percentuale di immigrati che non rispettano la terra che li ospita e la feriscono commettendo stupri e furti, rendendo così quasi inevitabile la nascita di un odio profondo verso la razza… Ma tra gli immigrati c’è una grandissima parte di persone,che andrebbero chiamate non immigrati,ma afro-italiani, che ha voglia di servire il paese che li ha accolti. Mi ha molto commosso infatti la recente notizia di un gruppo di afro-italiani che ha aiutato economicamente e praticamente,scavando tra le macerie, i terremotati di Amatrice. Credo che il problema può e deve essere risolto solo dalle forze dell’ordine che devono perseguire severamente gli immigrati facinorosi tanto quanto i cittadini villani e razzisti,facendo così finire(finalmente) l’odio razziale nel dimenticatoio