Muri e barriere: paradosso della globalizzazione
La storia dell’umanità è costellata dalla costruzione di muri e barriere fisiche, eretti per vari scopi e accomunati dall’esclusione e dalla separazione di comunità. Molti potrebbero pensare che la costruzione di muri e barriere sia qualcosa appartenente al passato, estraneo alla nostra cultura europea. Invece nell’era della globalizzazione e dell’espansione dei flussi di merci, persone, idee e capitali esistono ancora muri che separano e dividono il mondo.
Mara Ferrari in un recente articolo pubblicato dal Centro Studi di Città della Scienza parla di come il mondo contemporaneo sta vivendo un vero e proprio paradosso:
“Migliaia di chilometri di cemento, filo spinato, lamiera e sabbia che ancora oggi, nell’era della globalizzazione, lacerano territori, famiglie e interi popoli. I muri moderni, eretti per difendere confini, annettere territori e combattere l’immigrazione, il contrabbando e il terrorismo producono invece un solo effetto: dividono il mondo. Vecchie barriere ormai permanenti, e altre in piena costruzione, che hanno come unico risultato quello di incrementare la povertà, provocare vittime, innocenti e dirigere i flussi di rifugiati lungo altri percorsi terrestri o rotte marittime maggiormente rischiose. In Europa, i nuovi percorsi migratori aprono varchi nei territori dell’est e pongono nuove questioni etiche: si può dire che esistono altre barriere, oltre alle barricate in cemento e lamiera. Lo stesso Mediterraneo, dove perdono la vita centinaia di persone, non può forse essere considerato un nuovo muro?”
Conoscete quanti sono i muri esistenti al mondo? E secondo voi ci sono barriere non fisiche che escludono e separano allo stesso modo di quelli fisici? Il Mediterraneo può essere considerato una barriera nella comunità Europea?
*L’immagine in evidenza è ripresa da Flickr
I muri culturali esistono e contribuiscono alla costruzione di quelli fisici. Esistono anche ostacoli naturali, come il Mar Mediterraneo, nella comunità europea, che diventano veri e propri muri per interessi nazionali. D’altro canto esistono muri che uniscono invece di dividere l’umanità, come il “Muro del pianto”, simbolo delle tre religioni monoteiste.
Se questi muri un giorno verranno abbattuti? Bhè, dipende dalla scelta di ciascuna persona, soprattutto della generazione futura. Per quanto mi riguarda scelgo di tendere la mano.
Nel mondo esistono molti muri. Troppi muri. A partire dal più noto, costruito lungo il confine della Cisgiordania, da parte del popolo israelita ad arrivare ai più nuovi, come quello “in programma” in Francia: La Grande Muraglia Di Calais. Il muro di mattoni e filo spinato in sé e per sé non è, però, nient’altro che l’espressione di chiusure mentali portate avanti, con fierezza, dalle nuove forze politiche di estrema destra. Nel 2016, a partire dal Front National francese, passando per la Lega Nord italiana fino ad arrivare alla Alternative fur Deutschland in Germania, in tutto il mondo, partiti reazionari, con le loro politiche xenofobe, spostano l’occhio dell’opinione pubblica dai veri problemi, come la disintegrazione del Welfare, verso una guerra tra poveri, ideale per il fluire delle operazioni speculative da parte di poteri forti e lobbies. In tutto questo, dato il periodo storico, i migranti, che scappano da guerra, fame, miseria e dittatura, si vedono facili bersagli di quella parte di popolo controllabile e controllata. Inoltre l’UE non concentra le sue forze sulla salvaguardia dei migranti ma, come in un ufficio postale, impacchetta vite umane e le smista in Turchia insieme a fiumi di denaro (3 mld subito e altri 3 nel 2018), dove è risaputo che lo sfruttamento dei siriani nei campi di pomodori e angurie è regola. E’ illogico che in un sistema avanzato come il nostro la libertà di movimento sia permessa solo al capitale e non a chi vive davvero il mondo.