Museo e startup, Città della Scienza è già simbolo di riscossa. Articolo di Lipardi su Il Mattino, 14 agosto

di Vincenzo Lipardi, Consigliere Delegato di Fondazione IDIS-Città della Scienza

La visita del Presidente Renzi a Napoli – e la firma dell’APQ per Città della Scienza e del Protocollo per le bonifiche – è un segnale importante per la città, poiché riporta l’attenzione nazionale su Napoli e ci obbliga a riaprire il dibattito su uno dei più grandi fallimenti della politica e dell’economia napoletana: Bagnoli. Sono convinto che il fallimento di Bagnoli sia il frutto dell’idea egemone negli anni 90 nel centro sinistra, e cioè che una grande città potesse rinascere puntando soltanto sul “turismo”e sul “mattone”, trasformando i vuoti industriali in giardini ameni con belle case tutt’intorno, ed ad ornamento “servizi e terziario”.

Il fallimento della bonifica di Bagnoli è il frutto di un progetto di pianificazione territoriale che non ha funzionato; eppure, dopo 20 anni, il continuismo su Bagnoli è impressionante ed è frutto del localismo imperante. In tutto il mondo si combatte la crisi della città con l’innovazione tecnologica, l’educazione scientifica e la ricerca, e le città si ripensano con i parchi tecnologici, si mettono in campo politiche di attrazione d’impresa, si promuove la creazione di nuove start up, si ripensano le funzioni delle città con le smart city. A Napoli, da oltre 20 anni, il dibattito verte su spiagge, boschi e concerti.

La necessità della discontinuità inizia però a fare breccia, e non è un caso che grazie ad un intellettuale intelligente come Pasquale Belfiore – uno dei migliori assessori della giunta Iervolino – si è nuovamente aperto un  dibattito sul destino di Napoli, per ripensare una strategia per il futuro e il suo modello di sviluppo.

Napoli è una città in profondo declino: la sua malattia si chiama deindustrializzazione e quindi disoccupazione, abbandono scolastico, criminalità: organizzata e non. Una città sempre più povera che ha bisogno di uno shock per ripartire, un vero piano di reindustrializzazione intelligente, che crei decine di migliaia di posti di lavoro, che riprogrammi gli spazi vuoti come Bagnoli e Napoli Est, con l’obiettivo di creare una moderna industria della conoscenza. Quello della deindustrializzazione è un male italiano – del resto i rapporti SVIMEZ e quelli della Banca d’Italia sono impietosi e preoccupanti – ma a Napoli è peggio.

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Per far questo, però, serve un’attenzione nazionale, ma – lo ripeto – un piano industriale della città, che parta dal centro storico, rilanci il Porto, crei funzioni produttive e qualità della vita in periferia: un piano da costruire con gli attori economici e sociali, con il governo e l’Unione Europea. L’occasione della realizzazione della “città metropolitana” è ghiotta, perché essa può essere vissuta come un evento burocratico ed occasione per spartizione tra partiti, oppure come occasione per ripensare: i trasporti, il ciclo dei rifiuti, il recupero dei centri storici, le politiche industriale e naturalmente il welfare.

Ma tornando a Bagnoli, quello che si farà nei prossimi mesi rappresenterà un simbolo, una cartina al tornasole di una possibile discontinuità, ed è per questo che sono molti – e tra questi il Mattino – coloro che hanno voluto vedere nella reazione di Città della Scienza – in quel suo non cedere al ricatto di chi voleva cacciarla con il fuoco da dove sorge – il segno di una scelta di resistenza, la scelta di trasformare un disastro in un’opportunità di ripartenza, la voglia di una comunità di non chinare la testa.

La reazione che Napoli ha avuto verso Città della Scienza può estendersi a tutta la città e la ricetta che si sta sperimentando – in piccolo a Città della Scienza – può applicarsi al nostro Paese. Una strategia che parte dall’idea che l’Italia deve puntare sulla conoscenza scientifica e sulla scuola, deve rafforzare la formazione continua dei suoi giovani, deve creare nuove start up innovative, deve reindustrializzare il suo territorio.

Il Presidente Renzi  a Città della Scienza non troverà una comunità piangente e che attende soldi pubblici, ma vedrà una realtà operosa con idee, programmi e realizzazioni in itinere.

In primis potrà visitare il cantiere di “Corporea. Il Museo del Corpo Umano”, che è quasi finito e che verrà inaugurato nel prossimo inverno. Poi, visitando le rovine del Museo incendiato – di cui si badi bene non si conoscono ancora né mandanti né esecutori materiali – vedrà l’allestimento nelle aree prospicienti del nuovo Futuro Remoto: tremila metri quadri dedicati al mare, all’educazione, alla scienza.

Poi, attraversata la strada, vedrà l’Incubatore d’Impresa che, dopo essere stato svuotato dalle Start up che hanno felicemente finito la fase di incubazione, grazie al nuovo bando (su www.cittadellascienza.it), aspetta di essere nuovamente riempito in autunno da 35 nuove start up e da tanti progetti di coworking. Poi la novità: a poche centinaia di metri la nuova creatura di Città della Scienza: l’Area Industria della Conoscenza, un palazzo preso in fitto a via Diocleziano dal consorzio AT Coroglio, dove è stato creato il primo nucleo di un distretto industriale (quello dei Campi Flegrei), che ospita 20 imprese, quasi tutte internazionalizzate, che danno lavoro a centinaia di persone.

Nel contempo potrà conoscere i primi passi che il nascituro Centro Commerciale Naturale di Bagnoli sta per fare. Centinaia di posti di lavoro creati con il lavoro, l’innovazione, la perseveranza di imprenditori sconosciuti ai più, ma conosciuti nel mondo, di ricercatori e scienziati e con il Centro commerciale Naturale dall’economia e dagli operatori locali. Non ultimo, firmerà il nuovo protocollo per completare la bonifica del SIN Bagnoli–Coroglio e iniziare la bonifica del mare, con il Sindaco De Magistris, il Presidente Caldoro e il Presidente Pentangelo,  verrà informato sul concorso internazionale che verrà lanciato a settembre per il progetto del nuovo Science Centre e potrà vedere il rendering della passeggiata a mare e della spiaggia che sorgerà di fronte al Museo.

 

Naturalmente, se poi lo sguardo si poserà sull’area ex industriale dell’ILVA, vedrà un deserto e sentirà il silenzio dell’abbandono. Opere mai finite oppure non inaugurate o peggio vandalizzate: dal parco dello Sport,  all’Acquario tematico, al Centro Benessere, per dirne alcune. Insomma vedrà e toccherà con mano due ricette, due visioni della città, due strade che hanno portato a risultati diversi.

Da Bagnoli viene un monito alla classe dirigente cittadina: se l’urbanistica non si coniuga con lo sviluppo economico, la città muore. Che per fermare il declino è necessario imparare dalle altre città del mondo, e che per attrarre impresa e garantire qualità della vita ai suoi cittadini è necessario l’efficientamento della pubblica amministrazione ed una giustizia che funziona. Questi sono elementi fondamentali per ridare fiducia alla nostra comunità e garantire legalità, solidarietà e coesione, battendo camorra e illegalità.

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