La Fondazione Italia Cina nasce a Milano nel 2003 con l’obiettivo di migliorare l’immagine e le modalità della presenza dell’Italia in Cina e per realizzare un diverso posizionamento strategico-commerciale del Paese. Attraverso l’ampliamento della base associativa, la Fondazione intende rappresentare il settore imprenditoriale italiano con riferimento alla Cina. L’insediamento di imprese cinesi in Italia ha reso oggi bilaterale la missione della Fondazione: non solo al servizio delle imprese italiane in Cina ma anche un riferimento per le imprese cinesi in Italia. Nel 2010 la Fondazione Italia Cina ha dato vita al Centro Studi per le Imprese (CeSiF), un centro permanente di informazione ed aggiornamento statistico-economico che ha l’obiettivo di svolgere e promuovere studi, analisi statistiche, convegni e pubblicazioni sul mercato cinese al servizio del sistema imprenditoriale. Il CeSIF pubblica ogni anno un rapporto sullo stato dell’economia cinese.

L’intervista è di Filippo Fasulo, Direttore Centro Studi per l’Impresa CeSIF, tra gli autori del Rapporto CINA 2020, Scenari e prospettive per le imprese.

Il dott. Filippo Fasulo, durante la presentazione dell'ottava edizione del Rapporto annuale ''La Cina nel 2017 - Scenari e prospettive per le imprese'' elaborato dal Centro Studi per l'impresa della Fondazione Italia Cina (CeSIF) alla Farnesina, Roma, 18 luglio 2017. ANSA/GIORGIO ONORATI

Quali sono le principali leve dell’economia cinese per mantenere il dragone come seconda potenza economica nel mondo ?

Con la pandemia da Covid-19 si sono rafforzate alcune linee di tendenza che si erano già definite nel corso degli ultimi anni. Su tutto c’è la volontà di ridurre la propria esposizione verso l’estero facendo affidamento sul mercato interno. Questa propensione favorevole verso i consumi era già stata delineata nel contesto del New Normal, ovvero un modello di sviluppo che prevede meno quantità e dipendenza dall’export in favore proprio dei consumi interni e della qualità. Con la pandemia e il peggioramento del contesto internazionale, alle motivazioni economiche si sono aggiunte motivazioni strategiche che rafforzano l’intendimento cinese di non essere nelle condizioni di soffrire cali della domanda internazionale o interruzioni delle supply chain in caso di scontri diplomatici. È questa la visione sottostante alla “strategia della doppia circolazione” (internazionale e domestica) promossa negli ultimi mesi.

 

Il rapporto analizza la Cina alla vigilia della pandemia del covid 19, come si presenta lo scenario economico post pandemico?

Avendo affrontato lo stop alla produzione e ai consumi prima degli altri Paesi, la Cina è riuscita a contenere il danno economico – almeno in confronto con gli altri Paesi – e, grazie a un tasso di crescita che dovrebbe essere positivo, anche se in forte riduzione rispetto alle previsioni di inizio anno, si può dire che il peso economico relativo su scala globale aumenterà. Tuttavia, la pandemia ha causato squilibri anche in Cina, tanto che si stima una crescita significativa della disoccupazione e una ripresa sbilanciata della crescita più sul lato della produzione che della domanda a causa delle misure di sostegno economico adottate, quali sussidi e investimenti. In questo senso, la dichiarata volontà di rinforzare i consumi domestici serve anche a rallentare la dinamica di aumento del surplus commerciale in atto.

Gli investimenti in R&S sono un fondamenta importante della politica cinese di crescita e competitività; quali sono i principali settori su cui sta puntando la Cina ?

Il futuro cinese dipende dalla propria capacità di innovazione e di definizione degli standard tecnologici dei prossimi decenni. Su queste basi sono state definite le politiche Made in China 2025 e China Standard 2035, che ci raccontano di una tendenza a determinare i prossimi assetti industriali. In questo senso, è interessante richiamare gli investimenti nelle cosiddette “nuove infrastrutture”, fortemente caratterizzate dall’integrazione digitale e dalla sostenibilità energetica.