L’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna ha origini molto antiche che la indicano come la prima università del mondo occidentale. La sua storia si intreccia con quella di grandi personaggi che operarono nel campo della scienza e delle lettere ed è riferimento imprescindibile nel panorama della cultura europea. L’Università intrattiene rapporti internazionali con università cinesi importanti quali la Tsinghua University di Pechino, e la Tongji University di Shanghai; con quest’ultima è stata istituita la possibilità di conseguire il doppio titolo italiano e cinese in ingegneria dell’automazione.

L’Alma Mater è anche sede dell’Associazione Collegio di Cina, fondata nell’ottobre 2005, si ispira alla tradizione dei Collegi Universitari che hanno ospitato gli studenti stranieri che studiavano all’Alma Mater-Università di Bologna fin dalla sua fondazione nel 1088.  Le sue attività vanno dall’orientamento e l’accoglienza degli studenti cinesi, a borse di Studio e rapporti con istituzioni e imprese, all’organizzazione di servizi alle istituzioni e imprese, a corsi Post Laurea e in modo più generico iniziative culturali.

 L’intervista è di Antonio Fiori, Delegato all’internazionalizzazione per Asia e Oceania e Professore di Storia e Istituzioni dell’Asia Orientale dell’Università di Bologna

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Quali sono i principali progetti di ricerca attivi tra “L’Alma Mater Studiorum” e le università cinesi? Come state proseguendo la cooperazione in questo periodo di emergenza sanitaria?
UNIBO ha tradizionalmente degli ottimi rapporti con numerose Università cinesi, con cui collabora sia dal punto di vista della ricerca sia da quello della mobilità studentesca (in entrata e in uscita). Le collaborazioni sono innumerevoli; solo per fare un esempio, esattamente un anno fa è stato siglato un accordo quadro di collaborazione tra UNIBO e l’azienda cinese China Merchants Industry Holdings, leader mondiale nel settore dell’industria marittima e della costruzione di navi da crociera luxury, finalizzato allo sviluppo di progetti di ricerca, innovazione e formazione. Immediatamente prima della crisi provocata dalla pandemia COVID-19, inoltre, UNIBO ha ratificato un accordo quadro di collaborazione con Tsinghua University, probabilmente la più famosa università della Repubblica Popolare, con sede a Pechino, con cui si intende dar vita ad una cospicua attività di collaborazione nell’immediato futuro. È ovvio, tuttavia, che la pandemia ha rallentato fortemente negli ultimi mesi l’attività di collaborazione con i nostri partner nella Repubblica Popolare; ciononostante, monitoriamo quotidianamente e con attenzione il quadro delle nostre relazioni internazionali e confidiamo di riprendere tutte le nostre attività (compresi gli scambi docenti e studenti, che hanno subito una chiusura a causa del virus) il primo possibile.

L’Alma Mater è anche sede dell’Associazione Collegio di Cina, quali sono i suoi principali obiettivi e com’è proseguita la mobilità studentesca cinese in questo periodo? Avete attivato programmi appositi per gli studenti cinesi rimasti a Bologna?
L’Associazione Collegio di Cina nasce sul finire del 2005 dalla collaborazione tra Università, Regione, Comune, Provincia e alcune delle principali fondazioni e associazioni economiche del territorio e, tra i suoi molteplici obiettivi, doveva servire ad incrementare i rapporti con gli atenei cinesi, portare a Bologna nuovi studenti dalla Cina e sviluppare modalità di formazione funzionali al sistema economico regionale. Di recente, con il passaggio della presidenza del Collegio dal Prof. Grandi al Prof. Fiori, di concerto con i soci fondatori, si è avvertita la necessità di procedere ad un rinnovamento dello stesso Collegio, sia sotto il profilo della copertura geografica (che investirà l’intero continente asiatico), sia degli obiettivi, che diventano ancor più ambiziosi. Anche il nome verrà modificato. La Repubblica Popolare Cinese, ovviamente, continuerà ad occupare un ruolo di centrale importanza. Nell’ultimo periodo, vista l’impossibilità di viaggiare, UNIBO ha trasferito tutta la sua attività didattica su piattaforme online, dando la possibilità anche agli stranieri costretti a rientrare nei loro paesi di portare avanti i propri studi. Il Collegio di Cina si è costantemente attivato, in questi mesi, per offrire la propria vicinanza e supporto agli studenti cinesi rimasti a Bologna. La forte collaborazione con le istituzioni della Repubblica Popolare Cinese e con la nostra folta comunità di ex alumni cinesi è stata testimoniata anche dall’invio di materiale sanitario donato agli ospedali della città.

Tra gli scambi c’è il programma AlmaTong che prevede il doppio diploma in ingegneria dell’automazione con la Tongji University, quali sono gli obiettivi del programma in un settore tecnologico cosi promettente?
Il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Automazione offre la possibilità di conseguire un Doppio Titolo italiano e cinese tramite il Programma AlmaTong fra Università di Bologna e Tongji University di Shanghai:
Laurea in Ingegneria dell’Automazione a Bologna) e il Bachelor of Science in Automation Engineering alla Tongji. Il Programma nasce nell’ambito di un più ampio progetto di cooperazione fra Italia e Cina nel campo dell’istruzione superiore avviato nel luglio 2005 a Pechino fra i Ministri della Pubblica Istruzione Zhou Ji e Letizia Moratti. La collaborazione si è rafforzata nel settembre 2006 con l’intesa siglata dal Ministro Fabio Mussi e dal Vice Ministro della Pubblica Istruzione Zhao Qinping per l’istituzione a Shanghai del “Sino-Italian Campus”. Nel quadro di questi accordi generali, i due ministeri hanno manifestato la volontà di sviluppare un progetto di studio congiunto fra Istituti di istruzione superiore dei due Paesi, che ha condotto all’attivazione di questo programma per un doppio titolo di laurea in Ingegneria dell’Automazione. I due Atenei sono stati selezionati in quanto la Tongji University è una delle migliori (tra le prime cinque) università cinesi nell’area dell’ingegneria, mentre l’Università di Bologna è al centro di una delle regioni europee con il maggior numero di industrie per le macchine automatiche e sede di numerose aziende che hanno filiali in Cina, oltre che sede di uno dei corsi in Ingegneria dell’Automazione di maggior successo nel panorama italiano. Il Programma AlmaTong è stato implementato dapprima a livello Bachelor (accordo firmato nel 2007, rinnovato nel 2012 e 2016), e dal 2012 anche a livello Master. Gli studenti che partecipano al Programma trascorrono un periodo di almeno un anno di studio presso l’Ateneo partner. In particolare, per gli studenti del Corso di Laurea in Ingegneria dell’Automazione il Programma prevede, dopo un primo anno in cui i corsi sono tenuti in lingua italiana a Bologna, la frequenza del secondo anno a Shanghai (unitamente al gruppo di studenti cinesi selezionati per partecipare al Programma), dove gli insegnamenti sono erogati in inglese da professori sia cinesi che italiani; al 3° anno le lezioni si svolgono a Bologna, in lingua inglese. Gli studenti cinesi effettuano la mobilità in Italia nell’ultimo anno del Corso di Studio. Gli studenti italiani per poter conseguire il titolo cinese debbono poi frequentare un periodo supplementare a Shanghai per sviluppare la tesi (in un laboratorio della Tongji o in un’azienda della municipalità di Shanghai) e sostenere esami di lingua e cultura cinesi. L’obiettivo sostanziale del programma, oltre a quello di rafforzare i rapporti di ricerca e di studio tra i due paesi, è quello di creare una figura professionale fortemente internazionalizzata, con un background modellatosi in due dei paesi leader a livello globale nel settore dell’automazione.

Il 2020 celebra il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, quali sono a suo parere le sfide e le tematiche più rilevanti per la cooperazione universitaria nel periodo post-covid?
La diffusione del virus ha fornito una serie di importanti sollecitazioni anche al sistema universitario. Tra queste, credo che nel futuro si debba fare sempre più attenzione ad una attenta collaborazione tra università, che produca una tempestiva risposta a sollecitazioni di un certo tipo, come quella del COVID-19. Tra le tematiche, credo sia oltremodo necessario fare riferimento – come UNIBO ha fatto negli ultimi anni in modo rilevante – ai 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che mirano ad affrontare le sfide globali (legate alla povertà, diseguaglianza, cambiamento climatico, degrado ambientale, pace e giustizia) a cui tutti (istituzioni universitarie e non) dovrebbero prestare la massima attenzione.