L’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA) del CNR opera per il miglioramento della qualità e della sicurezza dei prodotti agroalimentari, sviluppando attività di ricerca, di innovazione e di trasferimento tecnologico in sinergia con le realtà produttive del settore agroalimentare nazionali ed estere. Un campo specifico di competenza è quello della ricerca per la determinazione di micotossine, funghi tossigeni, microrganismi patogeni, ed allergeni in materie prime ed alimenti, come cereali, vino, pasta, latte, alimenti per l’infanzia e frutta secca. Un altro ambito è quello dello sviluppo di nuovi alimenti probiotici e funzionali da prodotti tipici locali italiani e esteri e, in collaborazione con strutture medico-sanitarie territoriali, per studiare l’efficacia di tali prodotti sulla salute umana.

L’intervista è di Antonio Logrieco, Direttore dell’ISPA

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  • Quali sono le principali collaborazione che l’ISPA ha in attivo con enti cinesi e quale tipo di attività si sono avviate, come progetti congiunti o mobilità dei ricercatori?

In questo momento, l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche partecipa al progetto di ricerca Mycokey sul tema delle micotossine nei prodotti agroalimentari finanziato in Europa da Horizon 2020. Questo progetto vede anche una significativa partecipazione di un consorzio Cinese costituito da 12 Organizzazioni di ricerca e Università provenienti da diverse città e province Cinesi (ad esempio Pechino, Wuhan e Shanghai).

La ricerca riguarda la problematica della contaminazione degli alimenti e mangimi da micotossine (metaboliti secondari tossici prodotti da funghi) e come prevenire tali contaminanti lungo la catena di produzione (farm to fork). Le micotossine, che possono essere di varia composizione chimica, hanno un enorme impatto sulla salute dell’uomo e dei animali a livello globale con significativi riflessi economici. La FAO ha calcolato che circa il 25% della produzione agro-alimentare mondiale è contaminata annualmente dalle micotossine. Questa situazione è aggravata dal cambiamento climatico che favorisce la diffusione dei funghi tossigeni e la produzione di queste sostanze, Le principali filiere a rischio di tali contaminazioni sono ad esempio quella cerealicola (mais, grano orzo riso etc.), frutta secca, spezie, ma anche vino, olio, cacao, caffè etc. il problema è considerato ormai un’emergenza al livello globale.

 

  • Quali sono i temi più rilevanti per la cooperazione italo-cinese nel vostro settore?

La problematica delle micotossine è di grande interesse per la Cina, perché riguarda filiere agro-alimentari di fondamentale importanza strategica per il paese. La Cina è il più grande produttore di grano al mondo, e spesso questo grano è contaminato a livelli superiori a quelli accettabili e regolamentati. Pertanto la prevenzione lungo la filiera e/o il loro contenimento soprattutto nelle materie prime rappresenta una priorità in Cina, dato il loro effetti devastanti sul piano della salute e dell’economia.

Altre tematiche di comune interesse sono emerse durante la Settimana Sino-Italiana dell’Innovazione a novembre scorso a Pechino. Possibili collaborazioni sono nate sui temi della qualità/sicurezza e la sostenibilità delle produzioni agroalimentari, come ad esempio sull’uso degli insetti per l’alimentazione del bestiame o in acquacoltura. Un altro tema è quello dell’agricoltura intelligente con lo sviluppo della sensoristica per il monitoraggio a distanza di parametri ambientali.

Un altro tema di reciproco interesse è quello dell’“alimentazione e salute” che vede una forte integrazione e sinergia fra gli effetti benefici delle erbe medicinali della tradizione Cinese e   della dieta mediterranea. A tale riguardo è da sottolineare ad esempio anche l’uso di alimenti/mangimi innovativi e funzionali per il benessere e la prevenzione di   malattie.

  • Perché oggi consiglierebbe a un giovane ricercatore di svolgere un periodo di specializzazione o ricerca in Cina?

La Cina ha fatto grandi progressi in questi anni. Il paese sta investendo notevoli risorse per la ricerca e hanno una grande disponibilità di giovani, con un’ottima formazione e grande idee; la collaborazione è quindi molto fertile. Hanno una buona attitudine al lavoro e alla specializzazione. Si sono attivati diversi scambi con grande sinergie su temi comuni. Poco tempo fa, abbiamo organizzato un workshop internazionale a Wuhan sui metodi innovativi di diagnosi di contaminanti nell’agro-alimentare che ha visto la partecipazione di diversi ricercatori e studiosi cinesi.

Come avete mantenuto i rapporti e le attività intraprese con istituti cinesi in questo periodo di emergenza Covid-19?

In questo periodo, non c’è stato, ovviamente, né scambio di materiale né mobilità di persone; i rapporti sono stati soprattutto virtuali. I colleghi cinesi hanno sempre continuato a lavorare e i loro report sui risultati attesi nel progetto europeo sono stati sempre precisi e puntuali.  A marzo 2019 era previsto il Congresso internazionale finale del   MycoKey in Italia e che avrebbe dovuto vedere la partecipazione di una consistente delegazione cinese, di almeno 50 persone al fine di rinsaldare la cooperazione fra i due Paesi. Abbiamo chiesto alla Commissione Europea un’estensione del progetto di 7 mesi così da poter organizzare il convegno ad ottobre 2019.

In questi anni i colleghi cinesi hanno mostrato una grande riconoscenza per aver permesso loro l’interazione con il sistema europeo; questo ha anche permesso loro di raggiungere posizioni importanti anche in Cina dove la collaborazione internazionale, in particolare con l’Europa viene riconosciuta come fattore di crescita professionale.  Abbiamo coltivato assieme un rapporto molto più che professionale, di stima scientifica e di profonda amicizia. Di fatto in occasione dell’emergenza Covid 19, ci siamo scambiati reciprocamente momenti di grande solidarietà e profonda stima.