彩绘地中海一座古城的文明与幻想

Inaugurata lo scorso 26 novembre al museo di Chengdu, la mostra “Paestum–una città del Mediterraneo antico”, chiusa all’indomani dell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio la Cina, ha riaperto al pubblico il 18 marzo nel capoluogo della provincia del Sichuan.

La mostra in esposizione nella città di Chengdu “Paestum. Una città del Mediterraneo Antino” racconta la città di Poseidonia/Paestum attraverso i secoli quale modello di comunità coloniale del Mediterraneo antico. Un mondo di contatti, scambi, viaggi, scontri, reciprocità e integrazioni. Attraverso la cultura materiale, oggetti di architettura, ritualità e religione, manufatti tipici delle produzioni artigiane e artistiche pestane, reperti di uso quotidiano e comune, emerge l’intricata trama di relazioni del Mediterraneo antico, generatrice di esperienze e soluzioni culturali, realtà originali e uniche, nate da continui e numerosi incontri.

Attraverso le decorazioni dei templi, le immagini delle divinità e degli offerenti, i corredi funerari, le tombe dipinte, si vogliono mostrare ad un tempo i temi delle tradizioni artigiane antiche con i loro contenuti di sapere tecnico e tecnologico, i costumi abituali, quelli maggiormente radicati nella società, religiosi e domestici, e le creazioni materiali più caratteristiche di Paestum. L’esposizione non è una mera carrellata di pezzi pregiati o di oggetti curiosi il cui interesse riposa sul valore commerciale o di intrinseco pregio, bensì un viaggio in una realtà tanto esemplare quanto particolare.

La mostra dunque trasferisce in Cina il senso più profondo della vita del Mediterraneo antico. Lo fa attraverso Paestum e la sua storia, a partire dal momento della fondazione avvenuta alla fine del VII secolo a.C. ad opera di un gruppo di coloni greci provenienti da Sibari – nella odierna Calabria. Il fenomeno si inserisce nel movimento più ampio che caratterizza il Mediterraneo nell’VIII e nel VII secolo a.C.  quando numerose persone, non solo greci, ma anche fenici e etruschi, si muovono dalle loro sedi originarie. Essi si distribuiscono in molte parti dell’area mediterranea, ne ridisegnano la geografia e il popolamento, conducono con loro costumi, miti, prodotti e saperi che poi scambiano e con essi scambiano sé stessi. Questo carattere il Mediterraneo non lo abbandonerà quasi mai, e quasi mai si presenterà come un’area statica e deserta, priva di circolazioni, negozi e commerci. Così, secolo dopo secolo il Mediterraneo si guadagnerà l’immagine di Platone, espressa in una delle sue più dense opere, il Fedone, l’immagine di un’area simile ad uno stagno al cui intorno sono rane che con un semplice balzo possono raggiungere anche le sponde più lontane ed estreme.

Nel mezzo di questi movimenti, incontri e scontri, lotte economiche, ideologiche e politiche, guerre, genocidi, ma anche alleanze, legami commerciali, esperienze culturali inedite, esperimenti di convivenza, fino alla creazione dei fondamenti della società di oggi le cui leggi, le cui idee e concezioni dipendono drammaticamente dalla storia che si sviluppò nel Mediterraneo durante l’evo antico. Basti pensare ai fondamenti giuridici e, perché no, filosofici attuali, che affondano le radici in una delle tante analisi condotte dai pensatori e dai normatori antichi, oppure è sufficiente considerare tutte le regole, anche non scritte, che organizzano il diritto della navigazione e d’asilo, il modo in cui, ossia, due o più gruppi umani devono comportarsi se si spostano per mare o se si trovano a doversi ospitare, tanto per necessità tanto per desiderio.

Questa storia racconta la mostra su Paestum in Cina. Una esposizione monografica, la prima che sia mai stata organizzata al di fuori dei confini dell’Europa. Una installazione che conta circa 140 opere di diversa natura, ciascuna espressione di un mondo antico in movimento, testimonianza di contatti.