In che direzione va il futuro italiano…

… I meridionali in generale si sono interamente affidati agli altri (quelli della rappresentanza), che ne hanno abusato svendendo il Sud e la sua gente che, ancora oggi come i loro padri ed ancora prima i loro nonni, sono costretti ad andare a cercare il pane della sopravvivenza altrove.
Questo tradimento anche della speranza deve finire e per sempre.
Basta! Basta! Basta!
Napoli, la Campania e più in generale il Sud meritano altro; meritano di vivere con forte protagonismo la loro primavera di riscatto, con un futuro meridionale che cancelli e per sempre i tanti tradimenti che non hanno permesso alla gente del Sud  di cambiare rinnovandosi e convenientemente sviluppandosi, rendendo così possibile quel nuovo rinascimento meridionale, da lungo tempo negato dagli uomini e soprattutto dagli uomini meridionali, tra l’altro, responsabili di quella mancata vera unità che pesa come un macigno per il futuro italiano, mettendo ancora oggi e sempre più spesso, il Nord contro il Sud, due realtà di un’italianità incompiuta che, a 150 anni di distanza, ancora stupidamente giocano a farsi male, evitando di fare solo quello che è veramente necessario fare, ossia il progetto di nazione unica con una sola appartenenza e con la cancellazione delle due Italie, una realtà maledetta che ci perseguita come eredità del presente, mentre dovrebbe appartenere al passato, alla solo nostra storia, alle sole nostre azioni da cui sono partiti i padri fondatori dell’Italia Unita pensando di costruire la nobile eredità del futuro italiano. Purtroppo, siamo ancora di fronte ad una realtà maltrattata, da chi non sa pensare veramente italiano e da chi nel Sud non sa progettare un nuovo mondo ed un domani di rinascita utilizzando bene le risorse umane, insieme alle tante risorse storico-culturali, naturali e tutto quel patrimonio di saperi e sapori che potrebbero farci diventare grandi, camminando con orgoglio insieme agli altri del mondo e non più cenerentola o ultimi, per le infami colpe di chi ha, per troppo lungo tempo, maledettamente segnato i nostri destini di ultimi, di rassegnati, di affamati costretti ad andare per le tante vie del mondo, ricevendo, molto spesso disumani rifiuti e grandi sofferenze.
Non è un sogno pensare alla rinascita del Sud, una realtà italiana che può contribuire a fare grande l’Italia ed a dare un diverso futuro a chi, da meridionale rassegnato, vive male la sua vita ed ancora, nella logica di sempre, subisce le scelte sbagliate di una classe dirigente che va necessariamente cambiata e sostituita con forze nuove capaci di concrete espressioni della democrazia partecipata.
Tutto questo serve al Sud; serve alla Campania ed a Napoli, una città in agonia, per voltare finalmente pagina; è, tra l’altro, una necessità vitale anche per l’Italia, sempre più in crisi come nazione sovrana e fortemente sottomessa ai poteri forti ed alle caste dell’economia e della finanza che, del tutto indifferenti alla gente, pensano a governare sgovernando  il mondo, rendendolo sempre più inospitale, disumano e da ….. sepolcri imbiancati.
Avevo iniziato a scrivere rivolgendo il mio pensiero unicamente alla Campania, alla mia Napoli, per le sue aggravate condizioni di diffuso malessere umano e sociale, molto spesso il frutto di scelte suicide con conseguenze umanamente devastanti e tali da cancellare oltre al futuro possibile anche la sola speranza di un futuro possibile.
Per le vie del Sud ancora c’è in libera uscita tanta insipienza umana; c’è tanto malessere diffuso con protagonisti quelli della politica che si compiace di diventare malapolitica non avendo in sé l’obiettivo nobile della buona politica, essendo generata da una società che nei suoi comportamenti diffusi ha in sé sempre più  i germi della malasocietà, indifferente a crescere ed a far crescere l’etica condivisa ed i valori del buon vivere di cui il territorio è abbondantemente ricco con luoghi e segni che ancora oggi, tra locale e globale, esprimono un incontro di diversità umane e di tensione di vita che, oltre ad essere materia di sogni proibiti, rappresentano in sé il mito delle frontiere del futuro delle diversità, qui da secoli realizzati e storicamente stratificate nel tempo, così come possiamo viverli oggi.
A questa insipienza nuda e cruda, volevo rivolgermi, scagliando come si conviene, il mio pensiero contro; tanto, pur sapendo che forse non serve a niente. Ma comunque, dico con chiarezza tutto quello che ritengo opportuno di dire.
Al centro delle cose dette, c’è prima di tutto, un grave fatto di cronaca territoriale; l’incendio di Bagnoli. Una grave ferita per la Napoli del Terzo Millennio.
È un crimine ingiustificabile l’aver preso di mira tutte le meraviglie di Città della Scienza, mandandole in fumo; è una pagina veramente nera da declino annunciato, per una Napoli che, si affida ai Masaniello di turno ed ai tanti che a parole, ma solo a parole, non nei fatti, hanno solo promesso ai napoletani di sognare una rinascita purtroppo mai realizzata, cancellando così le attese umane di chi ha sempre sperato di vivere in una città vivibile ed a giusta dimensione di uomo.
Tutto questo, purtroppo, non c’è stato; i tradimenti si sono sommati gli uni agli altri, con conseguenze gravi per la città e la vita sempre più disperata dei tanti, oggi, abbandonati a se stessi e capaci anche di atti inconsulti e distruttivi come il neronico incendio di Bagnoli che ha armato le mani distruttive di gente ormai indifferente a tutto.
Non voglio estremizzare più oltre il significato per Napoli, la Campania ed il Sud di questo incendio che ha distrutto i sogni e le speranze del cambiamento possibile, affidato alla cultura, alla ricerca ed alla speranza di un mondo nuovo.
Tutto in cenere; dal museo scientifico interattivo, ai laboratori scientifici, ad alcuni reperti della stazione zoologica, tutto è andato in fumo, incenerendo in questo scenario apocalittico anche la speranza di un futuro napoletano ancora una volta messo a dura prova.
E così il sogno del professore Vittorio Silvestrini presidente della Fondazioni Idis, di costruire a Bagnoli, la Città della Scienza alla fine degli anni ottanta è andato in fumo.
Ma l’eroico Silvestrini a quest’atto infame, con tanta sofferenza nel cuore, ha saputo dare la risposta giusta, dichiarando che la Città della Scienza non è solo una realtà cancellata del passato; è presente e sarà anche futuro.
Nata dal risultato del grande lavoro di squadra, sarà ricostruita e continuerà a lavorare, dedicando la sua attenzione alla scienza ed al mondo dei giovani, i veri protagonisti del futuro possibile.
Carico di speranza è il messaggio che, con tanta sofferenza nel cuore, Silvestrini in piena catastrofe, ha avuto la forza di lanciare a Napoli, all’Italia ed al mondo stordito di fronte ad un così grave e gratuito attacco alla cultura ed alla scienza, frutto di menti diabolicamente perverse e suicide, nel rifiuto cieco di pensare al bene comune.
Contro gli ignoti incendiari le parole di Vittorio Silvestrini “Quasi subito ho pensato a come ricominciare. Ho cominciato a valutare la possibilità di ricostruire”.
Sono le parole di sfida e di un protagonismo titanico che sa rimanere vigile di fronte a tutto e pur piegato dalla mala sorte, è pronto a reagire, non facendosi spezzare, ma trovando la forza per ricominciare; per ricominciare daccapo e saper guardare oltre la siepe per scoprire la luce, la luce della speranza umana che può permettere a tutti ed in tutti i luoghi, Napoli compreso di riappropriarsi della speranza di un futuro possibile, anche se fortemente provato dalla mala sorte che cerca sempre di piegare e anche di rompere e per sempre, le positività umane, speranza per il futuro possibile, fonte di quella continuità umana che non può assolutamente morire, né essere negata in ogni angolo della Terra a ciascun uomo che viene al mondo per vivere da protagonista e non da rassegnato, la propria vita su di un meraviglioso pianeta che oggi soffre e non poco, perché ammalato di UOMO.

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