COP17: UN PARTENARIATO GLOBALE

Si è aperta ieri a Durban, in Sudafrica, la 17esima Conferenza delle parti (Cop 17), la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite.

Fino al 9 dicembre i delegati e i rappresentanti di Governo di circa 200 Paesi si confronteranno ai tavoli dei negoziati ufficiali nell’ambito della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc).

I nodi da sciogliere

Limitare entro i due gradi l’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali resta l’obiettivo – già sancito dalla precedente Cop 16 di Cancun – della nuova Conferenza, che affronterà i nodi del prolungamento del Protocollo di Kyoto (ormai agli sgoccioli) e del funzionamento del Fondo verde per il clima, destinato ad aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i mutamenti climatici e che in base al compromesso raggiunto lo scorso anno a Cancun dovrebbe avere una dotazione di 100 miliardi di dollari all’anno al 2020.

Riduzione delle emissioni di gas serra a livello mondiale, modalità e tempi di un accordo globale, trasferimento di tecnologie e di strumenti per investimenti “verdi” nei Paesi in via di sviluppo, lotta alla deforestazione saranno le questioni al centro dei negoziati.

Clini: serve un partenariato globale

Il vertice di Durban e il ruolo che l’efficienza energetica e le rinnovabili possono svolgere nella lotta al riscaldamento globale sono stati i temi affrontati dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini in un suo intervento ieri a Uno Mattina. “Serve un partenariato che introduca tecnologie che da un lato riducano i consumi, cioè efficienza energetica e dall’altro facciano diventare le fonti rinnovabili la infrastruttura per lo sviluppo dell’economia mondiale”, ha detto Clini.

“Il protocollo di Kyoto – ha evidenziato – impegna solo alcune economie sviluppate: l’Ue, il Giappone, il Canada e non gli Usa. Siamo divisi da dieci anni, abbiamo approcci diversi e l’Europa ritiene che sia necessario un patto globale per ridurre le emissioni di anidride carbonica tenendo conto che oggi, il Paese con emissioni maggiori è la Cina seguita dal Giappone. La Cina è un caso interessante, il carbone è il 65% del suo portafoglio energetico ma investe più di tutti in energie rinnovabili. Lo scorso anno infatti, la Cina ha investito 50 miliardi di dollari contro i 17 degli Stati Uniti. Ma il nodo è: se non mettiamo insieme Cina, Europa e Usa sarà molto difficile affrontare la sfida sui cambiamenti climatici”.

La Cina, sottolinea il ministro dell’Ambiente, “è il paese che in questo momento sta differenziando di più sulle fonti energetiche. La sfida che abbiamo oggi è molto impegnativa perché proprio l’economia cinese, che ha bisogno di energia ma che non può utilizzare sempre il carbone, sta lavorando su altre fonti. L’energia verde inizia ad essere molto importante per lo sviluppo di quell’economia e dovrebbe diventarlo anche della nostra”.

Aumentare l’efficienza e migliorare le tecnologie verdi

Secondo Clini, esistono due soluzioni che viaggiano in parallelo: “una è l’aumento dell’efficienza energetica: produrre di più consumando di meno e un esempio in questo caso è quello dell’automobile che venti anni fa consumava 15 litri per fare cento chilometri e ora ne consuma cinque; l’altra è quella delle fonti rinnovabili che però devono essere efficaci. Penso quindi – ha detto il ministro dell’Ambiente – che dobbiamo lavorare di più per migliorare le tecnologie, in particolare la fonte solare che è preziosa ed è ancora suscettibile di grandi evoluzioni. Mentre invece nel nostro Paese abbiamo sicuramente problemi sull’eolico perché bisogna ancora paragonare il valore economico e ambientale della generazione di elettricità con l’eolico con quello della protezione del paesaggio, prezioso per la nostra economia. Qui dobbiamo essere molto cauti e considerare anche in questo caso la possibilità di evoluzioni tecnologiche di energia eolica con minor impatto sul paesaggio”.

Con le sue numerose attività, Città della Scienza contribuisce a sensibilizzare il pubblico a comportamenti più responsabili per la lotta ai cambiamenti climatici. Ha coordinato negli ultimi anni il progetto ACCENT che ragruppava 15 istituzioni tra science centres, acquari e musei della scienza in Europa per un azione coordinata di communicazione in Europa.
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