Durban: com’e’ finita?

La risposta è semplice: non è finita…

Si sono fatti diversi progressi su vari temi, ma un accordo “definitivo”, con misure specifiche e concordate nel dettaglio, non è uscito dalla Conferenza tenuta in terra sudafricana. Il processo negoziale continua…

Nello specifico, il protocollo di Kyoto, che vincolava i Paesi industrializzati a precise riduzioni di emissioni di gas serra, è stato esteso di qualche anno, ma per ora non sono state stabilite le nuove percentuali di riduzione e, inoltre, Canada, Giappone e Russia si sono “defilati” da questo nuovo accordo. E’ stato creato un nuovo tavolo negoziale che, entro il 2015, deve giungere ad un “trattato” con una qualche “forza di legge” (si è dibattuto molto su questi “termini”) che impegni tutti i Paesi del mondo ad un’azione di riduzione di emissioni a partire dal 2020. Infine, si è strutturato meglio il cosiddetto Green Climate Fund e si sono prese decisioni di dettaglio per le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici presenti e futuri, soprattutto nei Paesi poveri e più vulnerabili.

Qui non mi spingerò a fornire maggiori dettagli e rimando per ulteriori informazioni ad un ottimo post comparso sul sito Climalteranti, dove, per chi volesse approfondire ulteriormente, si possono trovare anche i link ai documenti originali. Vorrei invece brevemente discutere di come leggere questi risultati.

Come sempre in queste occasioni, c’è chi vede il bicchiere mezzo vuoto (tenendo conto, ad esempio, dell’urgenza di agire e della lentezza con cui si procede nei negoziati), e chi lo considera mezzo pieno, valutando positivamente i progressi di dettaglio sulla strada di un trattato futuro e il fatto che, ormai, nessuna delegazione esprima più dubbi sulla gravità del problema. Ognuno la può pensare come crede, ovviamente. Il vero dato di fatto, però, che ognuno di noi deve considerare, è che non possiamo rinunciare a questo tipo di incontri: il problema è globale e a livello globale va affrontato.

E’ vero che per la sua soluzione può sicuramente contare quanto fanno le singole grandi potenze: la Cina, ad esempio, sta investendo in ricerca e sviluppo di tecnologie verdi l’equivalente di varie “finanziarie” italiane e si presenta come la locomotiva futura anche in questo settore. In questo senso, ben fa il governo italiano ad accendere accordi bilaterali con la Cina su questi temi, purché ci siano ricadute effettive sul nostro sistema. Tuttavia, per una soluzione equa e bilanciata a livello mondiale è necessario il multilateralismo nelle discussioni e nelle decisioni, e questo viene garantito solo da un dibattito in un’assise globale come quella fornita dalle Conferenze dell’ONU. E’ importante che gli ambienti economici si rendano conto che lo sviluppo futuro non possa essere che di tipo diverso dall’attuale, ma è altrettanto importante che il mercato non sia lasciato come l’unico arbitro che possa stabilire il nuovo ordine mondiale, perché potremmo vedere allora maggiori iniquità di quelle presenti oggi.

Insomma, quando si valutano i risultati di una Conferenza come quella di Durban, bisogna tener presente che il negoziato è sempre lento e difficile, ma rappresenta anche l’unica strada che possiamo percorrere per un futuro più equo e giusto sul nostro pianeta.

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