Uno scrittore e un biologo: schermaglia su Dna e Caso
Lunedì 6 maggio, ore 18

Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi hanno riunito in un piccolo libro le riflessioni scambiate via mail su quanto delle nostre vite sia predeterminato e quanto dipenda da fattori imperscrutabili.

Un libro nato per Caso, dove la maiuscola sottolinea una parola, quasi “una divinità ribelle” che ridisegna, plasma e confonde esistenze e universo, sconvolgendo ogni certezza scientifica. E’ un carteggio e un dialogo a distanza quello intrecciato in Ti sembra il Caso?, compendio di riflessioni scambiate tra Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi, narratore dalla vita stratificata e dalla mente perennemente in cammino il primo e biologo, scienziato e studioso di genetica molecolare il secondo. Ambedue napoletani (ma Paolo vive e lavora da molti anni in California), i due si scrivono via mail considerazioni intense e a volte volutamente provocatorie. Parlano di Dna, di come questa formula scientifica, ormai divenuta quasi onnipotente, condizioni lo stare al mondo degli esseri umani, e di quanto il Caso riesca a far dirottare l’esistenza di ciascuno verso direzioni non previste.

“Caro Erri”, scrive Sassone-Corsi, “il futuro di un individuo sta scritto dentro al Dna solo in parte. C’è sempre un Mosè pronto a leggere, interpretare o confutare la profezia. Questa variabile (chiamiamola Mosè) è dettata dall’ambiente, dalle esperienze quotidiane, …. e il libero arbitrio, la facoltà di scegliere che tanto ci piace  possedere, si sviluppa lungo la vita di un individuo come la somma della profezia del Dna e del  Caso”. Il carteggio , fraterno e stimolante, esplora gli argomenti e, attraverso le parole, la scienza si coniuga con l’eterno mistero dell’universo. Si parla dei ritmi che producono le risposte del corpo e della psiche, della “sincronia tra il nostro orologio interno e il sistema solare” e di quanto le risposte ai grandi quesiti s’infrangano nell’accidentalità individuale e collettiva; imperfetta, enigmatica, vitale. Ti sembra il Caso? è un piccolo libro che s’insinua e agisce come un motore intellettuale e sognatore, una scheggia che produce emozioni e pensiero.

 

 

Erri De Luca, un libro per parlare di Dna, di sistema solare e della Natura. Come è nata l’idea?

“I titoli sono funghi, spuntano all’improvviso in una conversazione, un silenzio, una passeggiata. Questo è uscito da una domanda colta per strada. Una giovane coppia bisticciava e lei ha detto esasperata: “Ma ti sembra il caso?”. La frase ha fatto un giro nella mia testa distratta e si è fermata alla casella “titolo”. Trovato. Ho ringraziato al volo e ho inserito domanda e argomento in una lettera dello scambio con l’amico biologo.  Il nostro primo incontro è successo in una casa con vista sull’Oceano Pacifico, dove lui e sua moglie Emiliana vivono e lavorano. Anche lei è scienziata di valore, con un suo laboratorio di ricerca sulla dopamina”.

Il senso, secondo voi, della parola Caso (con la maiuscola) scelta per il titolo?

“Il Caso si merita la maiuscola. Le civiltà del Mediterraneo hanno provato a ammansirlo con oroscopi, esorcismi, oracoli. Il Caso è la divinità ribelle che si sottrae al controllo e toglie autorità pure alla formula tuttofare del Dna. La riduce a semplice premessa. Non è lei, con i suoi due metri di filamento iscritto in ogni cellula del corpo umano, a decidere di noi. Grazie al Caso noi non siamo gli esecutori passivi della volontà del Dna. Il generoso Caso ci offre la libertà del suo sbaraglio. In queste lettere Paolo e io ci aggiriamo nella terra di nessuno tra la cieca obbedienza dovuta al Dna e la disobbedienza fertile e impertinente del Caso. Da meridionale preferisco qualche volta chiamarlo affettuosamente casaccio”.

Un narratore e un biologo… quali punti di incontro ha prodotto la schermaglia?

“L’incontro è quello tra due giocatori d’azzardo che si scambiano informazioni circa un misterioso croupier che governa, carte, dadi e palline a suo purissimo arbitrio. Cerchiamo di conoscere i suoi trucchi, le tecniche, i tic. Paolo e io veniamo dallo stesso nodo del Mediterraneo. Napoli è il punto di sutura delle nostre nascite.  Ma da lì ci siamo spostati a giocarci le carte in bische lontane, le sue in università famose, le mie in compagnie malfamate. Il nostro incontro, per me riuscito, è di due spaesati del sud che hanno avuto sul cranio le notti più incrostate di stelle. Stesi sotto le stesse meraviglie, abbiamo sperimentato la gratitudine di chi è ammesso a condividere un mistero. Queste lettere hanno l’inchiostro spremuto dal buio di quelle notti”.

 

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