“Conservare la memoria della Fabbrica Lefebvre” (dalla rivista “Industrial Heritage”)

L’impianto chimico vicino al mare a Pozzuoli, nei pressi di Napoli, sorto (circa nel 1853) grazie a Carlo Lefebvre conte di Balsorano, imprenditore di origine francese proprietario di numerose cartiere, e destinato alla produzione di acido solforico e solfato di rame, fu ampliata più volte da imprenditori e tecnici tedeschi, francesi ed italiani, fino al suo rilevamento da parte della Montecatini, la più grande azienda chimica italiana (1923-25) e destinata alla produzione di  fertilizzanti fosfatici.  Chiusa nel 1992 per obsolescenza nonché  per ragioni ambientali, l’impianto di più di sei ettari è stato trasformato in “Città della Scienza”, istituzione di divulgazione scientifica, con le sue scuole professionali ed un Business Innovation Center. Da allora la struttura ha accolto più di 300.000  visitatori all’anno, soprattutto scuole. Nella notte del 4 marzo 2013, un violento incendio ha distrutto il cuore delle sale espositive, 15.000 mq sono stati distrutti con le loro costose apparecchiature scientifiche. La Fondazione Idis (Istituto per la Diffusione dell’Informazione Scientifica), proprietaria della struttura, ha già ricevuto testimonianze di sostegno dalla comunità scientifica internazionale e raccolto fondi per la ricostruzione. Tuttavia numerose organizzazioni di difesa dell’ambiente hanno lanciato una campagna per la demolizione dei resti della struttura in vista dell’ampliamento della spiaggia antistante, sacrificando così la memoria di un secolo e mezzo di storia industriale.

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